Un anno esatto. Era il finesettimana del 7/8 marzo quando Novara è diventata rossa prima del tempo insieme ad altre province dove il rischio contagio era risultato essere molto elevato. Un’emergenza sanitaria che di fatto si è, a cascata, riversata a tutto e tutti, compresi il mondo dello sport, intrattenimento e cultura. Molto poco è cambiato rispetto a un anno fa, c’era chiusura e c’è tutt’ora con piccole parentesi di speranza.
Ad accomunare tutte e tre gli ambiti la parola “online”: si pensi sul web al Giro d’Italia, agli spettacolo teatrali, alle esposizioni dei musei, alla musica…
Lo sport è stato tra i primi a fermarsi: prima i rinvii di gare, manifestazioni, interruzioni di tornei in corso nell’ultimo weekend di febbraio 2020; le categorie inferiori hanno fermato tutto subito, i “big” ci hanno provato fino alla metà del mese di marzo ma nel giro di venti giorni tutti gli atleti si sono ritrovati fra le mura di casa con l’idea di salvaguardare prima di tutto la salute.
Lo sport si è fermato per mesi, prima con lo stop dei campionati, poi le competizioni internazionali come per esempio la Champions League della Igor Volley. I primi segnali di ripresa in estate, con il ritorno all’attività, prima di tutto delle categorie superiori e poi di quelle più basse, fino ai bambini. Una speranza, che è diventata realtà per i grandi: le serie nazionali hanno preso il via di nuovo e si pensi a Igor Volley, Novara Calcio, Oleggio Basket, Azzurra Hockey: una ventata di normalità e una ripresa di routine che ha dato speranza ai giovani atleti.
Loro però, i giovani, si sono fermati quasi subito con il nuovo decreto di metà ottobre: tutto chiuso di nuovo. Ora la situazione è abbastanza particolare, qualcuno è tornato in palestra, qualcuno lo fa all’aria aperta, senza alcun contatto, i giovanissimi di interesse nazionale possono praticare il loro sport, per gli altri le regole sono ancora di più. Il volley “minore” è ripreso poche settimane fa, il basket invece è tornato in campo proprio dal 6 marzo.
In tutti questi mesi gli sportivi si sono sempre fatti sentire, si sono radunati a distanza, hanno messo insieme idee e molte sono state espresse nel mese di settembre con il sit in a Novara.
“Manifestazione” è stata la parola chiave anche di chi invece vive di intrattenimento e cultura, perché la storia vissuta è molto simile. Le discoteche hanno chiuso immediatamente, il 23 febbraio e stanno ancora aspettando, cinema e teatri ci hanno provato fino al 5 marzo, poi i primi rinvii come lo spettacolo di Lella Costa al Faraggiana e così a cascata. I teatri hanno abbassato la saracinesca del palco e hanno alzato quella dei computer con spettacoli online (Coccia e Faraggiana) con momenti interattivi sui canali social.
Il 29 aprile il direttore d’orchestra Matteo Beltrami si è rivolto direttamente al Ministro della Cultura: si può fare arte in sicurezza e sono arrivati poi tanti pareri, tante manifestazioni di pensiero.
I cinema hanno riaperto a giugno, ma tutto è durato troppo poco, chiusura di nuovo totale dopo le vacanze, anche con alcuni teatro ad aver presentato la stagione come segno di speranza. E di nuovo il trasloco online. La situazione non è variata molto, c’è chi parla di riapertura alla fine marzo, ma sono ipotesi.
Così come discoteche e sale da ballo: il presidente Silb Novara e Vco Maurizio Lo Vecchio ha espresso il parere più volte, da gestore ha provato a reinventarsi, ma le novità non sono durate più di due settimane perché poi di nuovo la parola antipatica: “chiusura”. I musei si sono trasferiti online, unica soluzione per essere accanto alla gente.
Dopo oltre 365 è difficile dire quali siano le differenze, forse poco, con solo più consapevolezza.
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