Un San Gaudenzio più gelido e nebbioso che in altre occasioni, ma pur sempre all’insegna della tradizione, nel limite del possibile a causa del perdurare dell’emergenza pandemica. Niente corteo e “cerimonia del fiore” limitata a una benedizione da parte del vescovo Franco Giulio Brambilla alla fioriera metallica già da un paio di oggi abbassata al centro della navata della Basilica, all’altezza della cappella della Natività.
Anche in questo 2022 appena iniziato la Patronale ha vissuto il momento fondamentale nella solenne celebrazione eucaristica nel tempio tibaldiano, che il vescovo ha celebrato alla presenza di una come sempre folta rappresentanza del clero diocesano, delle autorità civili e militari e dei tre “novaresi dell’anno” stamattina riuniti: a Francesco Ticozzi e Alessandro Barbaglia si è infatti aggiunta anche Linda Olivieri, rientrata in tempo da Tenerife.
Ma il San Gaudenzio di quest’anno, come ha avuto modo di spiegare monsignor Brambilla nella sua omelia-messaggio rivolto alla città, è incentrato «sulla vicinanza ai giovani». Per spiegarlo meglio ecco la scelta, nella lettura del Vangelo, dell’episodio del “ritrovamento di Gesù al tempio”. Nella pagina di San Luca, «l’unico episodio che alza il velo sulla vita di Gesù», un racconto «che ha una funzione di “cerniera” tra il Vangelo dell’infanzia r il suo ministero da adulto».
Seguendo i tre momenti narrati – la perdita, la ricerca e il ritrovamento di Gesù – anche tutti noi «possiamo compiere l’arduo cammino che va dalla perdita al ritrovamento dei giovani, attraverso la ricerca della nuova loro condizione dopo questo tempo di prova». Abbandonando il testo evangelico per riflettere sull’attualità, «facciamo ora una prima sosta sulla perdita di tanti ragazzi, adolescenti e giovani, dopo questi due anni di pandemia, soprattutto fra coloro che in questo periodo hanno vissuto le età di passaggio». Come Maria e Giuseppe in un primo momento non si preoccuparono più di tanto pensando che il giovane Gesù fosse comunque presente nella carovana, «anche noi adulti li cerchiamo dalla parte sbagliata». Da qui un’esortazione metaforica: «Mettiamoci insieme per dedicare tempo a risorse per tornare a Gerusalemme e ritrovarli nel tempio».
Ma la Patronale di quest’anno riveste un significato particolare, più personale per monsignor Franco Giulio Brambilla. Sono infatti trascorsi dieci anni dall’inizio del suo ministero alla guida della diocesi gaudenziana. Dieci anni intensi, una ricorrenza che si è in qualche modo voluto ricordare con due significativi omaggi. Il primo è un volumetto (poi distribuito ai presenti) che contiene i messaggi rivolti alla città da parte dell’attuale vescovo in questi due lustri; il secondo, come ha voluto ricordare il vicario generale monsignor Fausto Cossalter, «è un un dono che facciamo anche a noi stessi. Una copia anastatica di un libro liturgico che contiene anche la bolla di papa Urbano IV con il quale veniva istituita la solennità del Corpus Domini. Un testo prezioso, il cui originale era stato ritrovato circa sessant’anni fa nella Parrocchia di Bognanco, in Val d’Ossola ed è custodito presso il nostro archivio diocesano».