Sognava di ripercorrere le orme di Paola Egonu. Stesso colore della pelle, stesso fisico imponente, anche se più massiccio, stesso ruolo in campo. Julia Ituma, la giocatrice appena diciottenne della Igor Volley tragicamente scomparsa nella notte di oggi, 13 aprile, a Istanbul in circostanze non ancora chiarite, era nata a Milano da genitori nigeriani. Opposta di ruolo, era approdata l’estate scorsa a Novara dopo tre stagioni con la maglia del Club Italia, società “federale” di stanza al “Centro Pavesi” del capoluogo lombardo, dove aveva disputato altrettanti campionati di A2. Contemporaneamente aveva fatto parte anche delle diverse rappresentative giovanili italiane, con le quali aveva conquistato l’oro mondiale Under 20 due anni fa e nel 2022 quello europeo con la Under 19, oltre a salire sul gradino più alto del podio in occasione delle Olimpiadi junior.
Questa stagione, la prima nel massimo campionato di volley femminile, avrebbe dovuto rappresentare per lei una importante “vetrina” in un top club come quello novarese. Pur essendo “chiusa” nel ruolo dalla turca Ebrar Karakurt, aveva comunque avuto modo di dimostrare le sue qualità nelle occasioni in cui l’allenatore Stefano Lavarini, nel gioco dei cambi, le aveva dato modo di scendere in campo, non ultima ieri sera contro l’Eczacibasi. Tecnici e addetti ai lavori erano concordi del prospettare per lei un futuro importante nel mondo del volley, tanto da eleggerla come “erede” naturale di Paola Egonu. Un sogno che si è spezzato, trasformandosi in tragedia la notte scorsa.
Un fatto che non può, per chi segue la pallavolo locale e non solo, far tornare alla mente la tragedia di undici anni fa e che vide protagonista Giulia Albini (nella foto) giocatrice verbanese, allora in forza alla Pallavolo Ornavasso ma con un trascorso anche con le maglie di Oleggio e Agil. La ragazza sempre nella città turca si tolse la vita (anche se sulle cause di questo suicidio non è mai stata fatta completa chiarezza) nella notte del 29 maggio 2012 gettandosi da un ponte nelle acque del Bosforo. Undici anni dopo, insomma, si è ripetuta la “maledizione” di Istanbul…