Dall’apertura della campagna vaccinale per la fascia 5-11 anni, avvenuta in tutto il Piemonte lo scorso 10 dicembre, gli iscritti sul territorio provinciale sono 3000 su una platea di 20 mila bambini, solo 6000 in città. Le somministrazioni sono iniziate prima a Borgomanero, il 16 dicembre, poi a Novara il 18. Ma a parte l’open day nel giorno della Befana, durante la quale sono state fatte 200 vaccinazioni, il resto della campagna pediatrica sta andando a rilento.
Alcuni dei genitori che hanno aderito appena sono state aperte le iscrizioni non hanno ancora ricevuto l’appuntamento o ne hanno ricevuto uno dopo avere insistito e fatto presente in problema: «Dopo settimane di attesa ho chiamato l’Asl – racconta una mamma -. Mi è stato risposto che i miei figli risultavano registrati, ma solo tre pediatri avevano dato la disponiblità a vaccinare, quindi erano in ritardo con le procedure. Dopo poche ore ho ricevuto un messaggio con data e orario. Lunedì riaprono le scuole: se questo è il ritmo, credo che tra dieci giorni i bambini saranno tutti in quarantena».
Insomma, una situazione che fa fatica a decollare. Lo dicono i numeri: solo il 15% delle famiglie ha aderito e la carenza di pediatri vaccinatori non aiuta. «È motivo di preoccupazione la mancanza di questi operatori professionali, però io li capisco – spiega il presidente dell’Ordine dei medici, Federico D’Andrea -. I pediatri, così come i medici di medicina generale, trascorrono ore e ore ogni giorno a sbrigare pratiche burocratiche districandosi fra tamponi, quarantene, trasmissione dei dati che ben poco hanno a che fare con il lavoro medico. Devono, poi, seguire i pazienti nelle loro esigenze ordinarie extra Covid e il tempo per fare altro resta ben poco. In ogni caso non si può pensare di portare avanti la campagna per i bambini mettendo in campo solo i pediatri: serve l’aiuto di tutti, medici volontari, in pensione, anche quelli che non sono ancora specialisti. Su questo ultimo punto, aveva già fatto una proposta all’Asl che, infatti, ha cominciato a offrire posti anche ai medici che sono ancora in fase di specializzazione».
«È brutto da dire, ma con la natalità che abbiamo tra cinque anni i pediatri saranno fin troppi, mentre con il costante invecchiamento della popolazione i medici di base non basteranno mai – prosegue il dottor D’Andrea -. Manca personale perchè già quindici anni fa non è stata adottata la giusta programmazione oltre al fatto che gli ultimi concorsi sono andati deserti perchè mancano le scuole di specializzazione. Siamo in un momendo di grave crisi e la pandemia ha fatto esplodere problemi che esistevano da anni».