La campagna vaccinale in Piemonte rallenta, nonostante lunedì 14 si sia superato il milione di vaccinati. Lo dicono i numeri (vedi qui nostro precedente articolo) ed ora arrivano anche le critiche del consigliere regionale Pd, Domenico Rossi, novarese e Vicepresidente commissione sanità in Consiglio regionale, insieme al collega Daniele Valle, coordinatore del Gruppo di lavoro Covid.
«Dall’inizio della campagna vaccinale – affermano i consiglieri democratici – ritardi e disagi sono stati attribuiti sempre a fattori esterni: l’incertezza delle forniture da Roma o la scarsa disponibilità dei medici di base, ad esempio. Oggi, sulla base di quanto apprendiamo dai giornali, secondo la Giunta Regionale sarebbe la volta dei no-vax. Mai un riferimento a problemi “interni” al modello organizzativo piemontese».
E aggiungono: «È tuttavia un fatto che, a oggi, ci siano persone, nelle fasce più giovani, che hanno la propria prenotazione nella seconda metà di agosto: se questo (dichiarato) gran numero di novax diventerà un problema, lo sarà decisamente più avanti. Registriamo anche che ogni volta che viene aperto un openday la risposta è sempre stata massiccia: in pochi minuti i posti sono sempre andati esauriti».
Rossi e Valle sostengono che «c’è in realtà una gran voglia di vaccinarsi a cui il nostro sistema, al netto della disponibilità e dell’abnegazione del personale socio-sanitario, non riesce a dare risposte in linea con le regioni più performanti. Oppure le dà con un servizio di qualità inferiore: la piattaforma, ad esempio, non consente di scegliere la data, non offre indicazioni del tipo di vaccino né della data del richiamo. Tutte variabili che, tra le notizie di questi giorni e le ferie imminenti, vengono prese in seria considerazione da chi sta aderendo o deve aderire».
E concludono: «I limiti sono dunque organizzativi e le farraginosità della piattaforma piemontese sono decisive. Chi mesi fa ha scelto la piattaforma di Poste Italiane ha fatto un balzo notevole in avanti». I due consiglieri non la citano ma, quest’ultimo è, ad esempio, il caso della vicina Lombardia.
CIRIO CHIEDE PIU’ VACCINI A FIGLIUOLO
Intanto è notizia di oggi che il presidente Cirio è intervenuto presso il generale Figliuolo per ottenere nuove dosi di vaccini Pfizer e Moderna, dopo l’indicazione di non somministrare più gli altri due vaccini a chi ha meno di 60 anni. Secondo l’assessore alla sanità Luigi Icardi oggi in Piemonte mancherebbero almeno 50mila dosi per arrivare a fine giugno dovendo riprogrammare le vaccinazioni.
I NUMERI DEL RALLENTAMENTO PIEMONTESE
I numeri confermano comunque un rallentamento di somministrazioni nelle scorse settimane. A ieri, 14 giugno, il Piemonte ha vaccinato il 23,6% di popolazione ed è 13ª tra le Regioni italiane dove il record resta della Liguria (28,3%) ma hanno fatto meglio anche regioni grandi come Puglia (25,6%). Veneto (25,4%), Emilia-Romagna (25,2%) e Lombardia (25,1%), in una classifica dove il Piemonte era 5° tra il 18 e il 24 maggio.
Considerando le persone raggiunte con almeno una iniezione il Piemonte è al 12° posto avendo raggiunto il 49,3% della popolazione. Era 5° nelle due settimane tra il 6 e il 19 aprile. Oggi la classifica è guidata dal Veneto (che ha più o meno la stessa popolazione piemontese) che ha raggiunto il 55% dei suoi abitanti e meglio hanno fatto anche regioni come Campania (53%), Lombardia (52%), Puglia (51,8%) e Lazio (51,1%).
Il Piemonte è anche solo 13° nella classifica sulla capacità di somministrare le dosi consegnate: è al 93,2% , in una classifica guidata dalla Lombardia (96,4%) e con regioni come Puglia, Emilia-Romagna Campania e Veneto sopra o vicinissime al 94%.
Il Piemonte è anche nono per over 80 che abbiano ricevuto almeno una dose e quindicesimo per over 70 che abbiano ricevuto almeno una dose, sempre in percentuale sulla popolazione.
Concludono Rossi e Valle: «Sarebbe ora di provare a guardare ai problemi “interni”, per un motivo molto semplice: se non si riconoscono è impossibile superarli».