Ventuno associazioni si schierano a fianco della legge sul gioco d’azzardo e firmano un appello indirizzato alla Regione Piemonte. La legge, la numero 9, era stata approvata nel 2016 dal consiglio regionale. Il dibattito è aperto tra il consigliere del Pd Domenico Rossi, primo firmatario, e l’attuale maggioranza regionale che vorrebbe l’abrogazione.
«Siamo all’avanguardia in Italia, non si torni indietro. Alla politica si chiede di trovare risposte nuove alle ricadute occupazionali – scrivono le associazioni -. Come confermano gli stessi dati regionali, forniti di recente dall’Istituto regionale di statistica IRES e dall’Osservatorio sulle dipendenze, la legge è stata un traguardo di civiltà che ha posto il Piemonte all’avanguardia nell’attenzione alle persone e alle famiglie più fragili e ne ha fatto un esempio per le altre Regioni. Come società civile avevamo ripetutamente sollecitato e attivamente operato perché si arrivasse a tale provvedimento. Ora si registra che in Piemonte in soli tre anni (2016-2019, prima quindi delle chiusure per Covid) i pazienti in carico ai servizi sanitari sono diminuiti del 20% e i giocatori a rischio sono divenuti in proporzione la metà di quelli del resto d’Italia. Ciò naturalmente insieme a una forte riduzione dei volumi di denaro investito. Nello stesso tempo l’incremento del gioco on line è stato inferiore a quello registrato nelle altre Regioni».
«Ora in consiglio regionale si sta concludendo un iter che dovrebbe portare all’abrogazione di tale legge – proseguono -. La proposta in discussione nelle apposite commissioni propone il dimezzamento delle distanze dai luoghi sensibili, e che non vengano più considerati tali le banche, i punti bancomat e i luoghi di aggregazione sociale. Facciamo appello al presidente Cirio e a tutta l’assemblea: non possiamo rispondere ai danni della pandemia riportando nei centri abitati le slot machines. Non possiamo riavvicinare tali risposte alle fragilità che questi lunghi mesi hanno fortemente accresciuto. Siamo consapevoli delle ricadute occupazionali conseguenti all’applicazione dell’attuale legge, ma chiediamo che si cerchino soluzioni virtuose, in linea con l’art. 41 della Costituzione, dove si ribadisce che la libera iniziativa privata «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».
L’appello è stato firmato da Acli, Aipec, Arci, Associazione nazionale famiglie numerose, Auser, Avviso pubblico, Pastorale sociale e del lavoro, Azine cattolica, Sant’Egidio, Comunità Giovanni XXIII, Forum associazioni famigliari, Jml, Gruppo Abele, Libera, Movimento dei focolari, Slotmob, Progetto mondo, Salesiani, Sermig, Ssvp.