Un paio di ciabatte ordinatamente appaiate ai piedi del letto, una giacca e un maglione appesi nel locale spogliatoio, una bottiglia di acqua piena a metà appoggiata su una sedia che funge da comodino. Oggetti anonimi che non raccontano nulla di chi li indossa o li maneggia, ma che indicano una presenza. Sono le 9.30 di una mattina qualsiasi e se non ci fossero questi pochi oggetti a parlare, i “blocchi” dell’ex villaggio Tav, adibiti a dormitorio sembrerebbero essere solo dei gusci vuoti, ordinatamente allineati.
Qui la vita inizia di sera quando alle 20 gli ospiti arrivano per trascorrere la notte e alla mattina, del loro passaggio, restano solo quelle poche tracce.
Al momento al dormitorio del villaggio Emmaus sono 53 gli ospiti, 4 i nuclei familiari tutti stranieri, su un massimo di capienza previsto per 58 persone, divisi in tre prefabbricati: il 19 dove sono ospitate 15 persone (7 uomini, due donne e sei minori, dei quali cinque piccoli); il 21, quello che ospita 25 persone, tutti uomini in massima parte italiani e il prefabbricato 22 dove trovano ospitalità, al momento, 13 persone, di cui 5 single e due nuclei familiari.
Una piccola parte, in realtà, dell’esercito degli “invisibili”, di quelli che alla mattina si disperdono in città, magari ai giardini nelle giornate più tiepide, o davanti a qualche supermercato e che, all’imbrunire, si avviano, ciascuno con la propria storia, verso il posto che li accoglie per la notte.
Nel prefabbricato 20 è stato allestito un salone, con giochi, televisione, poltrone e un paio di divani, un luogo di “ritrovo” dove donne e bambini possono fermarsi fino a mezzogiorno. Italiani a parte, sono Marocco, Camerun e Nigeria le nazioni più rappresentate.
Dall’altra parte della “strada” ci sono invece le “abitazioni” di chi all’ex campo Tav risiede ancora; al momento sono 90 persone, appartenenti a 17 famiglie, e 12 singoli; 44 i minori di cui più della metà con meno di 5 anni. Il numero più consistente è rappresentato da cittadini del Marocco (56), seguiti da nigeriani (16); 8 gli italiani.