Due patteggiamenti, in tribunale a Novara, per la brutale rapina del 4 novembre 2021 ai danni di una pensionata novarese di 75 anni residente nella zona del Sacro Cuore: quel giorno nella sua abitazione erano entrati dei ladri che l’avevano spinta a terra, picchiata con calci e pugni, immobilizzata e minacciata perché rivelasse dove teneva la cassaforte e consegnasse oro e gioielli.
Se gli esecutori materiali del colpo, due minorenni, hanno già ottenuto nei mesi scorsi la messa alla prova, ora hanno affrontato il processo i due maggiorenni del gruppo di rapinatori che erano riusciti a scappare con 500 euro in contanti e monili stimati intorno ai 200 mila euro: il ventenne M.A., ritenuto il palo rimasto all’esterno per avvisare i complici nel caso arrivasse qualcuno, ha accettato una pena di 2 anni e 4 mesi di reclusione; il coetaneo G.B., il basista (aveva effettuato in precedenza dei lavori a casa della donna, e conoscenza quindi bene l’appartamento), 2 anni e 11 mesi di reclusione. E’ stata proposta un’offerta di risarcimento del danno alla vittima e hanno ottenuto anche lo sconto di un terzo della pena prevista per il rito alternativo. Con loro a processo c’era anche il diciannovenne A.M.S., accusato solo di ricettazione di uno dei gioielli, un solitario con diamante di cui non poteva non sapere la provenienza illecita: ha chiesto e ottenuto la messa alla prova ai servizi sociali, evitando così il dibattimento.
La banda di rapinatori era stata identificata dalla polizia di Stato al termine di un lavoro di indagine durato qualche mese, partito con l’esame delle telecamere nella zona della rapina, in quella in cui era stato ritrovato il telefono della vittima (la Rizzottaglia) e soprattutto dall’impronta trovata nell’abitazione, riconducibile a un minorenne già noto alle forze dell’ordine. Nel suo giro di amicizie c’era anche un giovane che in precedenza aveva effettuato con una ditta dei lavori di ristrutturazione nell’appartamento della donna. E’ stato così ricostruito che quel 4 novembre i rapinatori, superato il portone dello stabile, avevano suonato direttamente alla porta della settantenne. Sentendo il campanello interno, la donna pensava che fosse qualche vicino. Invece si era invece trovata di fronte due giovani col volto coperto che l’avevano picchiata selvaggiamente, legata e imbavagliata mettendole nastro adesivo alla bocca e alle mani. Aveva provato a opporre resistenza ma alla fine, stremata, aveva consegnato tutti i gioielli e i soldi che aveva in casa. Poi era riuscita a dare l’allarme.