Nel 2021 sono stati registrati 53 casi. Nei primi sei mesi del 2022 i casi sono già 55 con 40 percorsi iniziati tra vecchio e nuovo anno. Nel 2021 le richieste di protezione sono state 7, quest’anno 15. Sono i numeri dei maltrattamenti registrati dal Centro anti violenza del Comune di Novara emersi durante la commissione Pari Opportunità che si è svolta ieri.
«L’attività di ascolto della donna maltrattata è il nostro core business – ha spiegato Marcella Sguazzini, segretaria di Liberazione e Speranza, la cooperativa che si occupa della gestione del Centro anti violenza -. La nostra attività si avvale anche della collaborazione di avvocati, contattati in caso di necessità, e di cinque psicologi che sostengono la donna nel momento della denuncia. Grazie a una rete con le forze dell’ordine, l’ospedale Maggiore e i servizi sociali siamo in grado di operare anche nelle situazioni di emergenza: grazie al nuovo bando, le donne che chiedono di essere messe in sicurezza, non vengono più collocate in albergo, ma direttamente in appartamento; al momento ne abbiamo in carico 9 con 6 minori che vivono esperienze di co-housing».
Anche la presidente di Liberazione e Speranza, Elia Impaloni, ha sottolineato «la collaborazione in rete che ci consente di operare nelle situazioni di emergenza grazie a un servizio in grado di prendere in carico la donna in ogni momento del giorno e della notte. Durante il lockdown il nostro lavoro era esclusivamente questo. Non sappiamo se l’aumento dei numeri è dovuto all’aumento dei casi, certamente c’è più fiducia nei confronti del servizio e sta emergendo un sommerso che, in modo particolare durante la pandemia, era rimasto nascosto».
La situazione è simile a quanto registrato dallo sportello Aied: «Nel 2021 abbiamo ricevuto 30 segnalazioni e molte meno nel 2020; nel 2022 ne abbiamo già 32 – ha detto la presidente dell’associazione, Tiziana Fiorani -. Le donne che si sono rivolte a noi sono in una fascia di età che va da 45 a 54 anni, 29 sono residenti a Novara o provincia, metà di loro hanno un lavoro e 5 seguono un percorso psicologico. La nostra attività si svolge a stretto contatto con il Centro anti violenza a cui facciamo riferimento dopo aver accolto la donna maltrattata. Puntiamo molto sul supporto psicologico che è fondamentale nel momento in cui si prende coscienza del percorso che si sta affrontando. Fino a poco tempo fa avevamo a disposizione solo cinque incontri per ogni assistita; grazie a progetti e donazioni anche da parte di privati, siamo in grado di garantirne venti».
La presidente ha poi ricordato che «per 4/5 anni erano stati attivati alcuni corsi nelle nelle scuole elementari poi bloccati a causa del Covid e di mancanza di fondi. Ci piacerebbe riprenderli perché avevano dato ottimi risultati avevano fatto emergere alcune situazioni di disagio».
Alla commissione è intervenuta anche la referente del gruppo che si occupa di violenza all’ospedale Maggiore, Edit Shahi: «Quando le donne arrivano in pronto soccorso hanno subito più volte una violenza. A loro viene dato un codice arancione in modo che possano essere visitate nel più breve tempo possibile. Tutti i medici, almeno quello dipendenti dell’azienda, sono formati su questi temi. In accordo con la Procura, inviamo i referti in qualsiasi caso, poi sono loro a decidere come e se procedere. Il nostro obiettivo, invece, è quello di organizzare corsi di formazione per operatori che non hanno a che fare normalmente con la violenza, ad esempio i radiologi o i medici di base, in modo che siano in grado di riconoscere il fenomeno».
Anche in ospedale in trend è in ascesa con un raddoppio nel 2022: «Da gennaio a giugno 2020 i casi sono stati 92 – ha proseguito Shahi -. Nello stesso periodo del 2021 sono stati 120, quest’anno 260».
La dottoressa ha sottolineato anche l’aumento di segnalazioni di mutilazioni genitali femminili: «Siamo d’accordo con la Procura di raccogliere anche questi dati; spesso questa violenza viene praticata in Paesi stranieri ma denunciata qui. Pensiamo se si possa fare qualcosa con i servizi sociali soprattutto nei nuclei famigliari poco integrati».
Altro fenomeno segnalato è quello dei casi di violenza sugli uomini: «Numeri che sono paragonabili rispetto a quello che succede sulle donne, ma da gennaio a giugno di quest’anno abbiamo avuto 9 uomini che si sono rivolti al pronto soccorso dicendo di essere stati maltrattati dalla moglie o dalla compagna».
In crescita anche i casi di violenza su persone fragili o disabili, minori e anziani: nel mese di aprile sono arrivate in ospedale 25 segnalazioni, 41 a maggio.
Unanimi le reazioni di consiglieri. In particolare Milù Allegra, poi seguita da Tiziana Napoli, ha chiesto all’assessore alle Pari Opportunità, Giulia Negri, e al consigliere Andrea Crivelli – che in Provincia detiene la delega all’Istruzione – di «costruire un’agenda di interventi, a partire dalle scuole materne, perché questo è un fenomeno che va affrontano innanzitutto dal punto di vista pedagogico».