Volantino delle BR all’asta. Borghi (Pd): «Come può accadere una cosa del genere?»

Si tratta dell'originale del “comunicato n. 1” che rivendica il rapimento di Aldo Moro e l'eliminazione della sua scorta nell'agguato di via Fani. Per il deputato ossolano, che ha annunciato un'interrogazione parlamentare, «un documento del genere deve essere messo a disposizione di storici, non diventare oggetto di mercimonio»

Finisce all’asta, con tanto di numero di lotto e una base di partenza fissata in 600 euro, un documento delle Brigate Rosse. Non stiamo parlando di un volantino qualsiasi, ma nientemeno che del “comunicato n. 1” del 18 marzo 1978 con il quale i terroristi rivendicavano il sequestro del presidente del Consiglio Aldo Moro e l’eliminazione della sua scorta, avvenuta due giorni prima nell’agguato di via Mario Fani.

Una notizia che ha già provocato una serie di reazioni, prima fra tutte quelle del deputato ossolano del Pd Enrico Borghi, che a questo proposito ha già annunciato che presenterà un’interrogazione nell’aula di Montecitorio: «Una vicenda sbalorditiva – dice Borghi -. Come Partito Democratico, insieme al collega Filippo Sensi presenteremo subito un’interrogazione parlamentare. Viene da chiedersi per quale motivo un documento che per altro ha delle venature storiche e oggetto di procedimenti giudiziari, improvvisamente diventi una proprietà privata addirittura da commercializzare».

Che trafila c’é stata?, si chiede Borghi. Per quale motivo un documento di questo genere, a suo tempo sequestrato dallo Stato, «sia diventato oggetto di mercimonio? A che titolo è stato alienato e perché? Oppure qualcuno lo sta vendendo senza averne titolo?».

Più in generale, secondo il deputato “dem”, «appare davvero incredibile che una situazione di questo genere si realizzi. Un documento di questo tipo deve essere conservato in una biblioteca pubblica o in un istituto di studi storici; comunque deve essere acquisito da una proprietà pubblica, deve essere messo a disposizione della cultura, dei ricercatori, delle giovani generazioni, per conoscere questa vicenda. Non può essere oggetto di collezionismo».

Un documento dietro al quale, aggiunge, «ci sono i morti di via Fani e poi quella di Aldo Moro, non può essere oggetto di contrattazione come se fosse un accendino o un complemento di arredo. Una situazione che ci dice anche molto circa il grado di degenerazione dell’antropologia di un Paese come l’Italia, che pensa di poter commercializzare tutto e tutti. Anche per questo dobbiamo avere un soprassalto per la tutela e la difesa di determinati valori. Mi auguro che chiunque abbia delle competenze faccia un passo dovuto per evitare una operazione di commercializzazione di questa natura. Per quel che ci riguarda, vogliamo conoscere la verità su quello che è accaduto, come sia stato possibile che un documento di questa natura sia diventato uno dei pezzi di vendita di una casa d’aste».

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Volantino delle BR all’asta. Borghi (Pd): «Come può accadere una cosa del genere?»

Si tratta dell’originale del “comunicato n. 1” che rivendica il rapimento di Aldo Moro e l’eliminazione della sua scorta nell’agguato di via Fani. Per il deputato ossolano, che ha annunciato un’interrogazione parlamentare, «un documento del genere deve essere messo a disposizione di storici, non diventare oggetto di mercimonio»

Finisce all’asta, con tanto di numero di lotto e una base di partenza fissata in 600 euro, un documento delle Brigate Rosse. Non stiamo parlando di un volantino qualsiasi, ma nientemeno che del “comunicato n. 1” del 18 marzo 1978 con il quale i terroristi rivendicavano il sequestro del presidente del Consiglio Aldo Moro e l’eliminazione della sua scorta, avvenuta due giorni prima nell’agguato di via Mario Fani.

Una notizia che ha già provocato una serie di reazioni, prima fra tutte quelle del deputato ossolano del Pd Enrico Borghi, che a questo proposito ha già annunciato che presenterà un’interrogazione nell’aula di Montecitorio: «Una vicenda sbalorditiva – dice Borghi -. Come Partito Democratico, insieme al collega Filippo Sensi presenteremo subito un’interrogazione parlamentare. Viene da chiedersi per quale motivo un documento che per altro ha delle venature storiche e oggetto di procedimenti giudiziari, improvvisamente diventi una proprietà privata addirittura da commercializzare».

Che trafila c’é stata?, si chiede Borghi. Per quale motivo un documento di questo genere, a suo tempo sequestrato dallo Stato, «sia diventato oggetto di mercimonio? A che titolo è stato alienato e perché? Oppure qualcuno lo sta vendendo senza averne titolo?».

Più in generale, secondo il deputato “dem”, «appare davvero incredibile che una situazione di questo genere si realizzi. Un documento di questo tipo deve essere conservato in una biblioteca pubblica o in un istituto di studi storici; comunque deve essere acquisito da una proprietà pubblica, deve essere messo a disposizione della cultura, dei ricercatori, delle giovani generazioni, per conoscere questa vicenda. Non può essere oggetto di collezionismo».

Un documento dietro al quale, aggiunge, «ci sono i morti di via Fani e poi quella di Aldo Moro, non può essere oggetto di contrattazione come se fosse un accendino o un complemento di arredo. Una situazione che ci dice anche molto circa il grado di degenerazione dell’antropologia di un Paese come l’Italia, che pensa di poter commercializzare tutto e tutti. Anche per questo dobbiamo avere un soprassalto per la tutela e la difesa di determinati valori. Mi auguro che chiunque abbia delle competenze faccia un passo dovuto per evitare una operazione di commercializzazione di questa natura. Per quel che ci riguarda, vogliamo conoscere la verità su quello che è accaduto, come sia stato possibile che un documento di questa natura sia diventato uno dei pezzi di vendita di una casa d’aste».

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