Come è ormai noto, dal 26 dicembre al 6 gennaio, nei giorni festivi e prefestivi tutta l’Italia sarà zona rossa. Che significa tutto chiuso (tranne i punti vendita di prima necessità) compresi bar, hotel e ristoranti che potranno solo svolgere l’attività di asporto e consegna a domicilio.
Contro la scelta governativa si è scagliata Federalberghi Novara: «Siamo esterrefatti davanti all’ennesima decisione del governo che vigliaccamente stavolta non ha neppure il coraggio di fare un DPCM ma ricorre al decreto legge per scaricare le responsabilità – afferma il presidente Emilio Zanetta -. Solo con qualche giorno di anticipo veniamo informati di ciò che potrà o non potrà esser fatto. Le già poche prenotazione che erano giunte per il periodo natalizio vengono in queste ore cancellate e le aziende butteranno alle ortiche il lavoro programmato. Questo è il rispetto per le aziende e il lavoro?».
Il decreto Ristori pevede lo stanziamento di 600 milioni di euro per coprire oltre 250.000 aziende tra bar, ristoranti, gelaterie, catering «peccato si siano dimenticati del settore alberghiero, che vive sulla libera circolazione e in tal modo vedrà azzerate le presenze, senza alcuna compensazione – prosegue Zanetta -. La risposta? Voi siete aperti. Ma a che serve essere aperti se i clienti non possono muoversi? E poi pomposamente si parla, per le aziende inserite nei ristori, di rimborsi per centinaia di milioni, ma se la matematica non è una opinione dividendo i 600 milioni per 250.000 aziende con codice Ateco 56, si tratta di poco più di 2000 euro ad azienda, un’elemosina».
«E gli hotel che hanno anche ristornate aperto al pubblico, che hanno acquistato merci deperibili, assunto personale? Sono figli di un Dio minore? – continua il presidente -. Si porta ad esempio la Germania quando si parla di rigore e decisionismo nelle chiusure, ma la Germania ha ristorato l’80% della perdita di fatturato e azzerato i costi fissi, dalle bollette agli adempimenti fiscali, mentre noi ci troviamo quotidianamente a versare soldi chiesti a prestito alle banche per pagare le stesse bollette, Tari, F24 che continuano ad arrivare a scadenza e Imu che sbandierano come soppressa mentre in realtà c’è eccome. Facile dire che il turismo è il traino dell’Italia, che pesa il 13,5% del Pil: in questo modo lo hanno ridotto a brandelli, umiliandolo nel più totale disprezzo per aziende che danno lavoro e tasse».