8mila imprese senza “Bonus”? Duro scontro artigiani Regione

«L’artigianato è considerato di serie B: servono atti concreti e risolutivi per cambiare questa situazione». E’ durissima la critica delle associazioni degli artigiani che si trovano unite nel contestare gli interventi previsti dalla Giunta Cirio.

«Prendiamo atto che la Regione Piemonte ha incomprensibilmente fatto la scelta politica – si legge in una nota sul sito di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale – di escludere una fetta consistente di attività artigiane che hanno titolo ad essere supportate, privilegiando invece le imprese del commercio che operano con i loro negozi di fianco a queste imprese artigiane».

 

 

Una contestazione che ha portato a far saltare il tavolo sul Bonus Piemonte tra le associazioni di categoria delle imprese artigiane e la Regione Piemonte svoltosi il 27 maggio, in cui le associazioni chiedevano all’assessore regionale alle attività produttive Tronzano di trovare una soluzione che ristabilisse la concertazione proposta e avviata dalla stessa Giunta regionale che aveva portato alla sottoscrizione del Patto della “Ripartenza del commercio e dell’artigianato” del 2 maggio.

Spiegano le associazioni degli artigiani piemontesi di aver fornito un elenco puntuale delle attività artigiane da inserire tra i beneficiari del Bonus: botteghe, laboratori, negozi), per una stima di 8000 imprese con circa 20 mila addetti, riconducibili ai macrosettori alimentare, abbigliamento e arredo casa, attività grafiche e fotografiche, orafi e gioielleria, occhialeria, articoli per matrimonio e cerimonie, articoli in pelle e calzature, le tintolavanderie, centri massaggi e toelettatura animali. Ora questa massa di imprese appare esclusa dai benefici.

«L’elenco è stato ignorato – si legge nella nota di Confartigianato –  anche se, ci risulterebbe che, l’altra sera, la maggioranza abbia presentato un emendamento che ricomprendeva i codici di attività da noi proposti, ma ieri mattina, sempre a opera della maggioranza, il provvedimento è stato ritirato».

Duri i commenti dei responsabili delle diverse organizzazioni imprenditoriali. «Rileviamo con profonda delusione e amarezza che il metodo della concertazione che si era avviato con il Tavolo del 2 maggio è stato interrotto e accantonato dalla Regione», dichiara Fabrizio Actis, presidente di CNA Piemonte.

«E’ incomprensibile e lesivo per il sistema economico piemontese escludere per scelta una componente fondamentale dell’economia regionale, poiché solo una minima parte delle attività artigiane piemontesi è ricompresa nel patto del 2 maggio», aggiunge Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.

«Nell’incontro odierno non abbiamo potuto trarre alcuna prospettiva concreta di soluzione, nessun rilancio a breve di confronto per cui riteniamo il confronto interrotto o peggio svanito. Siamo in attesa di atti concreti che smentiscano questi dati di fatto» conclude Francesca Coalova, portavoce di Casartigiani Piemonte.

LA RISPOSTA DELL’ASSESSORE TRONZANO

«Su 131 milioni di Bonus Piemonte più di 40 milioni sono per gli artigiani» è il tentativo di risposta dell’assessore regionale Andrea Tronzano, che tuttavia non interviene nel merito.

Ricorda inoltre come «con il Bonus Piemonte che è in corso di erogazione oltre 20.000 aziende artigiane stanno ricevendo un contributo immediato e concreto a fondo perduto per sostenerne la riapertura. A questi fondi vanno poi aggiunti i 25 milioni di euro stanziati dal Piano RipartiPiemonte nel Fondo unico per le imprese dell’artigianato a sostegno degli investimenti per le misure di sicurezza».

Infine l’immancabile promessa: «Un’attenzione grande e senza precedenti che non si ferma, perché stiamo continuando a lavorare per trovare altre risorse ed ampliare ulteriormente la platea dei beneficiari del Bonus e le azioni a sostegno del mondo dell’artigianato piemontese».

 

 

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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8mila imprese senza “Bonus”? Duro scontro artigiani Regione

«L’artigianato è considerato di serie B: servono atti concreti e risolutivi per cambiare questa situazione». E’ durissima la critica delle associazioni degli artigiani che si trovano unite nel contestare gli interventi previsti dalla Giunta Cirio. «Prendiamo atto che la Regione Piemonte ha incomprensibilmente fatto la scelta politica - si legge in una nota sul sito di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale - di escludere una fetta consistente di attività artigiane che hanno titolo ad essere supportate, privilegiando invece le imprese del commercio che operano con i loro negozi di fianco a queste imprese artigiane».     Una contestazione che ha portato a far saltare il tavolo sul Bonus Piemonte tra le associazioni di categoria delle imprese artigiane e la Regione Piemonte svoltosi il 27 maggio, in cui le associazioni chiedevano all’assessore regionale alle attività produttive Tronzano di trovare una soluzione che ristabilisse la concertazione proposta e avviata dalla stessa Giunta regionale che aveva portato alla sottoscrizione del Patto della “Ripartenza del commercio e dell’artigianato” del 2 maggio. Spiegano le associazioni degli artigiani piemontesi di aver fornito un elenco puntuale delle attività artigiane da inserire tra i beneficiari del Bonus: botteghe, laboratori, negozi), per una stima di 8000 imprese con circa 20 mila addetti, riconducibili ai macrosettori alimentare, abbigliamento e arredo casa, attività grafiche e fotografiche, orafi e gioielleria, occhialeria, articoli per matrimonio e cerimonie, articoli in pelle e calzature, le tintolavanderie, centri massaggi e toelettatura animali. Ora questa massa di imprese appare esclusa dai benefici. «L’elenco è stato ignorato - si legge nella nota di Confartigianato -  anche se, ci risulterebbe che, l'altra sera, la maggioranza abbia presentato un emendamento che ricomprendeva i codici di attività da noi proposti, ma ieri mattina, sempre a opera della maggioranza, il provvedimento è stato ritirato». Duri i commenti dei responsabili delle diverse organizzazioni imprenditoriali. «Rileviamo con profonda delusione e amarezza che il metodo della concertazione che si era avviato con il Tavolo del 2 maggio è stato interrotto e accantonato dalla Regione», dichiara Fabrizio Actis, presidente di CNA Piemonte. «E’ incomprensibile e lesivo per il sistema economico piemontese escludere per scelta una componente fondamentale dell’economia regionale, poiché solo una minima parte delle attività artigiane piemontesi è ricompresa nel patto del 2 maggio», aggiunge Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte. «Nell’incontro odierno non abbiamo potuto trarre alcuna prospettiva concreta di soluzione, nessun rilancio a breve di confronto per cui riteniamo il confronto interrotto o peggio svanito. Siamo in attesa di atti concreti che smentiscano questi dati di fatto» conclude Francesca Coalova, portavoce di Casartigiani Piemonte. LA RISPOSTA DELL’ASSESSORE TRONZANO «Su 131 milioni di Bonus Piemonte più di 40 milioni sono per gli artigiani» è il tentativo di risposta dell’assessore regionale Andrea Tronzano, che tuttavia non interviene nel merito. Ricorda inoltre come «con il Bonus Piemonte che è in corso di erogazione oltre 20.000 aziende artigiane stanno ricevendo un contributo immediato e concreto a fondo perduto per sostenerne la riapertura. A questi fondi vanno poi aggiunti i 25 milioni di euro stanziati dal Piano RipartiPiemonte nel Fondo unico per le imprese dell’artigianato a sostegno degli investimenti per le misure di sicurezza». Infine l’immancabile promessa: «Un’attenzione grande e senza precedenti che non si ferma, perché stiamo continuando a lavorare per trovare altre risorse ed ampliare ulteriormente la platea dei beneficiari del Bonus e le azioni a sostegno del mondo dell’artigianato piemontese».    

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.