Andrea Notari: «Contratti flessibili e fiducia nei giovani. Così si guarda avanti»

Novarese, 30 anni, direttore tecnico della Notarimpresa Spa, l’azienda di famiglia. Andrea Notari è stato nominato presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Piemonte nel mese di luglio e da allora porta avanti una programmazione basata su quattro principi che considera fondamentali: innovazione, concretezza, rappresentanza, coesione.

«Ho deciso di puntare su un documento inclusivo coinvolgendo tutti gli attori di Confindustria Piemonte al di là di fatturati e dimensioni aziendali – afferma Notari a La Voce -. Già negli anni scorsi si era puntato su questa inclusione, ma in questo momento di crisi vogliamo lanciare un messaggio chiaro: siamo tutti parte di una grande casa. Mi sono soffermato su quattro filoni principali: la digitalizzazione che era già in atto prima e che negli ultimi mesi ha subito un’accelerazione; l’internazionalizzazione perchè con il lockdown abbiamo capito quanto sia importante la connessione e l’apertura verso un programma globale; l’education che è sempre stato un mio cavallo di battaglia tanto che su Novara ho portato avanti Wooooow, il salone dell’orientamento per gli studenti, che quest’anno crescerà con un portale dedicato, fruibile tutto l’anno. Infine il turismo e la cultura, tra i settori più colpiti, ma anche in grado di trainare il nostro Paese».

Obiettivi ambiziosi. Però in questo momento di contrazione economica con bassi livelli di produttività, cosa chiedono le imprese alla politica per favorire la ripartenza?
A livello piemontese, durante il lockdown abbiamo visto un calo del fatturato del 40%, un minimo storico. In questo momento vediamo dei rimbalzi che però non sono sufficienti per portarci ai livelli ante crisi tanto che noi ipotizziamo almeno cinque anni per la ripresa. Nel secondo trimestre è da segnalare un -15,3% di produzione e fatturato. Novara è sotto la media con una perdita di fatturato e di calo di produzione del 16%, ma non siamo la maglia nera del Piemonte, rappresentata invece dalle province di Biella, Vercelli e Vco. Quello che le aziende chiedono sono soprattutto interventi a fondo perduto perchè alcuni comparti hanno difficoltà a sopperire al calo di ordini dall’estero.

Nel novarese quali sono i settori più in sofferenza?
Sicuramente tessile, chimico e metalmeccanico. Però abbiamo anche rilevato che le aziende del territorio sono ben strutturate e capitalizzate, così come nel resto del nord Italia e del Piemonte in particolare, dunque hanno ancora la capacità finanziaria per poter superare questo momento. Ma per farlo in sicurezza è necessario accedere al Mes: non possiamo aspettare i soldi del Recovery Fund che arriveranno nel 2021 inoltrato, ma dobbiamo dare un’iniezione di liquidità immediata alle aziende.

Quali sono le opportunità nell’ambito della produzione e della logistica che il nostro territorio può cogliere?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire da più lontano e cioè dal fatto che lo Stato non può disperdere le risorse su troppi capitoli di spesa. Propongo di intervenire sotto quattro filiere trainanti: per esempio potrebbero diventare opportunità di sviluppo le infrastrutture fisiche e digitali, dunque la logistica e Novara in questo contesto è crocevia di collegamenti tra Milano, Torino e il resto del nord Europa, come lo è per un possibile snodo sull’alta velocità tra Genova e Milano. Gli altri settori sono l’economia del turismo; Novara ha molto da dare perchè è forte sia sul lago Maggiore che sul lago d’Orta, ma ha risentito molto del lockdown in quanto i nostri laghi non sono destinazioni per un turismo di prossimità, piuttosto per quello che arriva dall’estero. Dobbiamo rinnovarci a livello di offerta perchè abbiamo ottime strutture sul territorio ma senza un collegamento vero e proprio tra loro. Poi investimenti in industrie 4.0: grazie alla vicinanza dei Politecnici di Torino e Milano, Novara ha numerose potenzialità; so che anche l’Upo sta facendo molto con l’informatizzazione di parecchi processi. Infine il green new deal; il governo dovrebbe investire verso una sostenibilità energetica diventando quasi autonomo: se noi riusciamo ad acquistare dall’estero l’elettricità a un prezzo inferiore e una parte la auto produciamo, possiamo ridistribuirla alle nostre aziende e questo può diventare una forma di rilancio di alcuni comparti che stanno subendo la crisi.

Su quest’ultimo punto, come si stanno attrezzando le aziende novaresi per rendere più sostenibile il loro business e migliorare il proprio posizionamento?
Il comparto chimico è molto sensibile all’ambiente ad esempio attraverso il riutilizzo di materiale. Ma come tutte le cose, non si può pensare di renderle funzionali in un giorno. Deve esserci un aiuto concreto da parte dello Stato per superare un momento transitorio.

Per quanto riguarda, invece, il settore turistico, ci sarà spazio solo per i laghi oppure Novara può diventare una città interessante anche da questo punto di vista?
Oltre alle bellezze fisiche che una città può avere, il turismo deve far conto anche sul filone degli eventi e io credo che la nostra città debba puntare su questo: solo così potrà diventare attrattiva. Un altro grande filone da seguire è quello del food e Novara a livello enogastronomico è molto forte. Dunque perchè non pensare a un paio di giornate ogni due tre mesi che diventino un ritrovo innanzitutto per la provincia e poi per i territori limitrofi?

Ha parlato di alta velocità. Da anni si discute di una possibile stazione in linea sul territorio novarese: pensa che Confindustria possa far sentire la propria voce magari per una fermata nel futuro polo logistico di Agognate?
Confindustria può farlo seppur all’interno di una dinamica più ampia. Penso, però, che i tempi non siano ancora maturi perchè una fermata a Novara spezzerebbe troppo la tratta Torino Milano. Si potrebbe pensare a un piano strategico più allargato, magari con la fermata solo di alcuni treni oppure nel contesto di uno sviluppo di altre linee. Credo che in questo momento l’alta velocità nel nostro territorio sia più necessaria per le merci perché se vogliamo rilanciare Agognate come polo logistico, è giusto che sia servito dall’alta velocità per il collegamento con il resto del Piemonte.

Per concludere: come si possono trasformare i bonus e i sussidi in posti di lavoro?
Innanzitutto devo dire che non condivido l’attuale politica di distribuzione dei sussidi a pioggia perchè servono a poco, arrivano in ritardo o non arrivano per niente. Dunque da un problema economico aziendale si passa a uno sociale. Ho paura quando sento che il Recovery Fund sarà utilizzato in mille rivoli di spesa con sussidi non mirati. Sarebbe meglio focalizzarsi su contributi realmente utilizzabili perchè la tempistica è fondamentale. In un momento di incertezza dove appena prima del lockdown ci sono state forme restrittive in termini di occupazione, servirebbe tornare a contratti più fluidi non per licenziare, ma per avere più agevolazioni nelle assunzioni soprattutto dei giovani in quanto la percentuale di disoccupazione giovanile è aumentata a dismisura rispetto a quella generale. In definitiva, contratti flessibili in modo che le aziende possano tornare a crescere in sicurezza.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Andrea Notari: «Contratti flessibili e fiducia nei giovani. Così si guarda avanti»

Novarese, 30 anni, direttore tecnico della Notarimpresa Spa, l’azienda di famiglia. Andrea Notari è stato nominato presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Piemonte nel mese di luglio e da allora porta avanti una programmazione basata su quattro principi che considera fondamentali: innovazione, concretezza, rappresentanza, coesione.

«Ho deciso di puntare su un documento inclusivo coinvolgendo tutti gli attori di Confindustria Piemonte al di là di fatturati e dimensioni aziendali – afferma Notari a La Voce -. Già negli anni scorsi si era puntato su questa inclusione, ma in questo momento di crisi vogliamo lanciare un messaggio chiaro: siamo tutti parte di una grande casa. Mi sono soffermato su quattro filoni principali: la digitalizzazione che era già in atto prima e che negli ultimi mesi ha subito un’accelerazione; l’internazionalizzazione perchè con il lockdown abbiamo capito quanto sia importante la connessione e l’apertura verso un programma globale; l’education che è sempre stato un mio cavallo di battaglia tanto che su Novara ho portato avanti Wooooow, il salone dell’orientamento per gli studenti, che quest’anno crescerà con un portale dedicato, fruibile tutto l’anno. Infine il turismo e la cultura, tra i settori più colpiti, ma anche in grado di trainare il nostro Paese».

Obiettivi ambiziosi. Però in questo momento di contrazione economica con bassi livelli di produttività, cosa chiedono le imprese alla politica per favorire la ripartenza?
A livello piemontese, durante il lockdown abbiamo visto un calo del fatturato del 40%, un minimo storico. In questo momento vediamo dei rimbalzi che però non sono sufficienti per portarci ai livelli ante crisi tanto che noi ipotizziamo almeno cinque anni per la ripresa. Nel secondo trimestre è da segnalare un -15,3% di produzione e fatturato. Novara è sotto la media con una perdita di fatturato e di calo di produzione del 16%, ma non siamo la maglia nera del Piemonte, rappresentata invece dalle province di Biella, Vercelli e Vco. Quello che le aziende chiedono sono soprattutto interventi a fondo perduto perchè alcuni comparti hanno difficoltà a sopperire al calo di ordini dall’estero.

Nel novarese quali sono i settori più in sofferenza?
Sicuramente tessile, chimico e metalmeccanico. Però abbiamo anche rilevato che le aziende del territorio sono ben strutturate e capitalizzate, così come nel resto del nord Italia e del Piemonte in particolare, dunque hanno ancora la capacità finanziaria per poter superare questo momento. Ma per farlo in sicurezza è necessario accedere al Mes: non possiamo aspettare i soldi del Recovery Fund che arriveranno nel 2021 inoltrato, ma dobbiamo dare un’iniezione di liquidità immediata alle aziende.

Quali sono le opportunità nell’ambito della produzione e della logistica che il nostro territorio può cogliere?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire da più lontano e cioè dal fatto che lo Stato non può disperdere le risorse su troppi capitoli di spesa. Propongo di intervenire sotto quattro filiere trainanti: per esempio potrebbero diventare opportunità di sviluppo le infrastrutture fisiche e digitali, dunque la logistica e Novara in questo contesto è crocevia di collegamenti tra Milano, Torino e il resto del nord Europa, come lo è per un possibile snodo sull’alta velocità tra Genova e Milano. Gli altri settori sono l’economia del turismo; Novara ha molto da dare perchè è forte sia sul lago Maggiore che sul lago d’Orta, ma ha risentito molto del lockdown in quanto i nostri laghi non sono destinazioni per un turismo di prossimità, piuttosto per quello che arriva dall’estero. Dobbiamo rinnovarci a livello di offerta perchè abbiamo ottime strutture sul territorio ma senza un collegamento vero e proprio tra loro. Poi investimenti in industrie 4.0: grazie alla vicinanza dei Politecnici di Torino e Milano, Novara ha numerose potenzialità; so che anche l’Upo sta facendo molto con l’informatizzazione di parecchi processi. Infine il green new deal; il governo dovrebbe investire verso una sostenibilità energetica diventando quasi autonomo: se noi riusciamo ad acquistare dall’estero l’elettricità a un prezzo inferiore e una parte la auto produciamo, possiamo ridistribuirla alle nostre aziende e questo può diventare una forma di rilancio di alcuni comparti che stanno subendo la crisi.

Su quest’ultimo punto, come si stanno attrezzando le aziende novaresi per rendere più sostenibile il loro business e migliorare il proprio posizionamento?
Il comparto chimico è molto sensibile all’ambiente ad esempio attraverso il riutilizzo di materiale. Ma come tutte le cose, non si può pensare di renderle funzionali in un giorno. Deve esserci un aiuto concreto da parte dello Stato per superare un momento transitorio.

Per quanto riguarda, invece, il settore turistico, ci sarà spazio solo per i laghi oppure Novara può diventare una città interessante anche da questo punto di vista?
Oltre alle bellezze fisiche che una città può avere, il turismo deve far conto anche sul filone degli eventi e io credo che la nostra città debba puntare su questo: solo così potrà diventare attrattiva. Un altro grande filone da seguire è quello del food e Novara a livello enogastronomico è molto forte. Dunque perchè non pensare a un paio di giornate ogni due tre mesi che diventino un ritrovo innanzitutto per la provincia e poi per i territori limitrofi?

Ha parlato di alta velocità. Da anni si discute di una possibile stazione in linea sul territorio novarese: pensa che Confindustria possa far sentire la propria voce magari per una fermata nel futuro polo logistico di Agognate?
Confindustria può farlo seppur all’interno di una dinamica più ampia. Penso, però, che i tempi non siano ancora maturi perchè una fermata a Novara spezzerebbe troppo la tratta Torino Milano. Si potrebbe pensare a un piano strategico più allargato, magari con la fermata solo di alcuni treni oppure nel contesto di uno sviluppo di altre linee. Credo che in questo momento l’alta velocità nel nostro territorio sia più necessaria per le merci perché se vogliamo rilanciare Agognate come polo logistico, è giusto che sia servito dall’alta velocità per il collegamento con il resto del Piemonte.

Per concludere: come si possono trasformare i bonus e i sussidi in posti di lavoro?
Innanzitutto devo dire che non condivido l’attuale politica di distribuzione dei sussidi a pioggia perchè servono a poco, arrivano in ritardo o non arrivano per niente. Dunque da un problema economico aziendale si passa a uno sociale. Ho paura quando sento che il Recovery Fund sarà utilizzato in mille rivoli di spesa con sussidi non mirati. Sarebbe meglio focalizzarsi su contributi realmente utilizzabili perchè la tempistica è fondamentale. In un momento di incertezza dove appena prima del lockdown ci sono state forme restrittive in termini di occupazione, servirebbe tornare a contratti più fluidi non per licenziare, ma per avere più agevolazioni nelle assunzioni soprattutto dei giovani in quanto la percentuale di disoccupazione giovanile è aumentata a dismisura rispetto a quella generale. In definitiva, contratti flessibili in modo che le aziende possano tornare a crescere in sicurezza.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore