Artigiani in difficoltà, Impaloni: «Abbiamo bisogno di un clima di fiducia fondato su certezze»

Non è un quadro decisamente confortante per le imprese artigiane quello che emerge dall’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre elaborata da Confartigianato Piemonte: a livello regionale poco meno della metà del campione di imprese (oltre 800 quelle piemontesi selezionate per lo studio tra i comparti di produzione e di servizi maggiormente significativi) non ha previsione di assunzione di apprendisti; la percentuale di coloro che non hanno previsto investimenti, né per ampliamenti né per sostituzioni, passa dal 30 al 76%. Per quanto riguarda la riduzione di produzione, poco meno di un terzo delle imprese del campione hanno dichiarato di aver subito una contrazione compresa tra il 30 e il 60% (un decimo delle imprese dichiara una contrazione di oltre il 60% mentre solo l’1% dichiara una perdita totale del 100%).

 

 

La seconda indagine trimestrale è caratterizzata dalle forti preoccupazioni derivanti dall’emergenza Coronavirus che ha causato l’arresto di quasi tutta le attività economiche.

«A Novara la situazione non si discosta da quella regionale – afferma Amleto Impaloni, direttore di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale   – Il vero problema è che in questo momento per tutti gli imprenditori è difficile riuscire a determinare quello che accadrà a settembre, non riuscire quindi a vedere la luce in fondo al tunnel. Sono molto preoccupato per la situazione economica, occupazionale e sociale. Se dal punto di divista operativo abbiamo riavviato le imprese, è altrettanto vero che ora, a parte i primi giorni della ripresa del lavoro, ci troviamo di fronte alla difficoltà delle famiglie di disporre di risorse economiche e quindi difficoltà nel definire progetti di sviluppo e investimento per il futuro. Siamo al 17 luglio e stiamo ancora aspettando la cassa integrazione di aprile per i dipendenti delle imprese artigiane, promessa e non pagata. Chiaro che queste famiglie non sono in grado di programmare nulla, dall’acquisto di abbigliamento alle vacanze per non dire di altre programmazioni. Ieri abbiamo avuto un incontro a Roma con il ministro Catalfo che ancora una volta ha promesso che entro la fine della settimana saranno sbloccati i 500 milioni di euro. Il problema, al di là del dire che ci sono le risorse, è quello di far arrivare i soldi sui conti correnti, per riavviare l’economia che è in grande difficoltà. Ci aspettiamo di avere disponibilità di liquidità per ripartire».

«Gli artigiani – conclude – non sono mai pessimisti, non si fermeranno e continueranno a cercare soluzioni per sé stessi e per tutto il Paese. Ma abbiamo bisogno di un clima di fiducia fondato su certezze e non parole».

 

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Artigiani in difficoltà, Impaloni: «Abbiamo bisogno di un clima di fiducia fondato su certezze»

Non è un quadro decisamente confortante per le imprese artigiane quello che emerge dall’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre elaborata da Confartigianato Piemonte: a livello regionale poco meno della metà del campione di imprese (oltre 800 quelle piemontesi selezionate per lo studio tra i comparti di produzione e di servizi maggiormente significativi) non ha previsione di assunzione di apprendisti; la percentuale di coloro che non hanno previsto investimenti, né per ampliamenti né per sostituzioni, passa dal 30 al 76%. Per quanto riguarda la riduzione di produzione, poco meno di un terzo delle imprese del campione hanno dichiarato di aver subito una contrazione compresa tra il 30 e il 60% (un decimo delle imprese dichiara una contrazione di oltre il 60% mentre solo l’1% dichiara una perdita totale del 100%).

 

 

La seconda indagine trimestrale è caratterizzata dalle forti preoccupazioni derivanti dall’emergenza Coronavirus che ha causato l’arresto di quasi tutta le attività economiche.

«A Novara la situazione non si discosta da quella regionale – afferma Amleto Impaloni, direttore di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale   – Il vero problema è che in questo momento per tutti gli imprenditori è difficile riuscire a determinare quello che accadrà a settembre, non riuscire quindi a vedere la luce in fondo al tunnel. Sono molto preoccupato per la situazione economica, occupazionale e sociale. Se dal punto di divista operativo abbiamo riavviato le imprese, è altrettanto vero che ora, a parte i primi giorni della ripresa del lavoro, ci troviamo di fronte alla difficoltà delle famiglie di disporre di risorse economiche e quindi difficoltà nel definire progetti di sviluppo e investimento per il futuro. Siamo al 17 luglio e stiamo ancora aspettando la cassa integrazione di aprile per i dipendenti delle imprese artigiane, promessa e non pagata. Chiaro che queste famiglie non sono in grado di programmare nulla, dall’acquisto di abbigliamento alle vacanze per non dire di altre programmazioni. Ieri abbiamo avuto un incontro a Roma con il ministro Catalfo che ancora una volta ha promesso che entro la fine della settimana saranno sbloccati i 500 milioni di euro. Il problema, al di là del dire che ci sono le risorse, è quello di far arrivare i soldi sui conti correnti, per riavviare l’economia che è in grande difficoltà. Ci aspettiamo di avere disponibilità di liquidità per ripartire».

«Gli artigiani – conclude – non sono mai pessimisti, non si fermeranno e continueranno a cercare soluzioni per sé stessi e per tutto il Paese. Ma abbiamo bisogno di un clima di fiducia fondato su certezze e non parole».

 

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