Cassa integrazione per i 318 dipendenti di Radici Group. Cause: rincari e difficoltà di reperimento di materie prime

Lo stabilimento novarese, leader mondiale nel settore della chimica, ha disposto la misura fino all'8 gennaio

Radici Group ha disposto la cassa integrazione per i 318 dipendenti della sede di Novara dal 14 novembre all’8 gennaio. Le cause sono da ricercare nei rincari energetici e nella difficoltà di reperimento della materie prime necessarie alla produzione.

L’annus horribilis per i prezzi energetici ha colpito anche lo stabilimento novarese leader mondiale nel settore della chimica che nel corso degli anni ha puntato al green con l’abbattimento del 70% delle emissioni dirette di gas serra e con l’obiettivo di raggiungere l’80% entro il 2030. Nel mese di maggio, inoltre, Radici Group si era distinta per aver regalato 1.000 euro lordi ai propri dipendenti delle sedi italiane come sostegno per fronteggiare l’aumento dei costi energetici e i rincari del costo della vita. (leggi qui)

Ora, però, la crisi ha presentato il conto anche all’azienda di via Fauser: «La decisione di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria a zero ore per i dipendenti è essenzialmente correlata alla situazione economica e di mercato conseguente al perdurare dei livelli di costo delle materie prime e degli approvvigionamenti energetici – dicono dall’azienda -. Siamo attenti alle esigenze dei nostri dipendenti e continueremo a monitorare con attenzione la situazione internazionale, nella speranza che ritornino al più presto le condizioni per il ripristino della normale operatività».

«Radici Group è un’azienda che, per lavorare, necessita di circa 2100 tonnellate di ammoniaca al mese – spiega il segretario generale Cgil dei chimici, Cristian Bertuletti -. Dopo la chiusura del più grande fornitore europeo – Yara, altra azienda italiana in crisi a seguito dei rincari – Radici è stata costretta a rivolgersi agli Stati Uniti riuscendo, però, a reperire solo 1100 tonnellate di ammoniaca al mese. Una situazione che ha costretto a mettere in cassa i 104 impiegati e i 214 operai per un totale di 318 dipendenti».

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

© 2024 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Cassa integrazione per i 318 dipendenti di Radici Group. Cause: rincari e difficoltà di reperimento di materie prime

Lo stabilimento novarese, leader mondiale nel settore della chimica, ha disposto la misura fino all’8 gennaio

Radici Group ha disposto la cassa integrazione per i 318 dipendenti della sede di Novara dal 14 novembre all’8 gennaio. Le cause sono da ricercare nei rincari energetici e nella difficoltà di reperimento della materie prime necessarie alla produzione.

L’annus horribilis per i prezzi energetici ha colpito anche lo stabilimento novarese leader mondiale nel settore della chimica che nel corso degli anni ha puntato al green con l’abbattimento del 70% delle emissioni dirette di gas serra e con l’obiettivo di raggiungere l’80% entro il 2030. Nel mese di maggio, inoltre, Radici Group si era distinta per aver regalato 1.000 euro lordi ai propri dipendenti delle sedi italiane come sostegno per fronteggiare l’aumento dei costi energetici e i rincari del costo della vita. (leggi qui)

Ora, però, la crisi ha presentato il conto anche all’azienda di via Fauser: «La decisione di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria a zero ore per i dipendenti è essenzialmente correlata alla situazione economica e di mercato conseguente al perdurare dei livelli di costo delle materie prime e degli approvvigionamenti energetici – dicono dall’azienda -. Siamo attenti alle esigenze dei nostri dipendenti e continueremo a monitorare con attenzione la situazione internazionale, nella speranza che ritornino al più presto le condizioni per il ripristino della normale operatività».

«Radici Group è un’azienda che, per lavorare, necessita di circa 2100 tonnellate di ammoniaca al mese – spiega il segretario generale Cgil dei chimici, Cristian Bertuletti -. Dopo la chiusura del più grande fornitore europeo – Yara, altra azienda italiana in crisi a seguito dei rincari – Radici è stata costretta a rivolgersi agli Stati Uniti riuscendo, però, a reperire solo 1100 tonnellate di ammoniaca al mese. Una situazione che ha costretto a mettere in cassa i 104 impiegati e i 214 operai per un totale di 318 dipendenti».

© 2020-2024 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore