Cnvv, Novamont e imprese del territorio verso un modello di economia “rigenerativa”

Un nuovo rapporto tra economia e società che passa da un modello “estrattivo” di risorse a un modello “rigenerativo”, in cui le imprese possono restituire ai territori più di quanto da loro raccolgono: a questi principi si ispirano le società “Benefit” e “B Corporation”, una comunità globale di aziende e di organizzazioni orientate a trasformare l’economia a beneficio delle persone, delle comunità e del pianeta a cui Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), in collaborazione con Assobenefit, Recognita, Nativa e Novamont, ha dedicato un convengo il 4 aprile.

Introducendo i lavori (che sono stati seguiti da oltre 100 persone, nella sede Novamont di Novara e in diretta streaming) il presidente di Cnvv, Gianni Filippa, ha esortato le aziende, anche di piccole dimensioni, a «darsi obiettivi di medio-lungo periodo, fra cui l’approccio ESG – l’acronimo di Environment, Social, Governance che identifica gli indicatori di natura non finanziaria per misurare l’impatto ambientale (E), il rispetto dei valori sociali (S) e gli aspetti di buona gestione (G) di una organizzazione – è ormai una questione di sopravvivenza e insieme una spinta positiva per creare prosperità condivisa e restituire valore alle comunità in cui operano le imprese. Le aziende Benefit e B-Corp vogliono sancire formalmente questo impegno: anche per questo sono un esempio da seguire».

«Disaccoppiare lo sviluppo dall’uso delle risorse imparando a fare di più con meno – ha spiegato Catia Bastioli, Ceo di Novamont – è di vitale importanza per mitigare, e purtroppo non più evitare, gli effetti catastrofici e irreversibili dell’attuale modello di economia lineare. Per questo non basta semplicemente implementare una strategia ESG all’interno di purpose, mission e vision aziendali, ma occorre trainare intere filiere verso standard ambientali sempre più elevati. In particolare, per accelerare la transizione, diventa essenziale creare ponti di connessione tra il passato e il futuro, aiutando le imprese tradizionali a sfruttare le innovazioni della bioeconomia e dell’economia circolare e a diventare loro stesse strumento di accelerazione per lo sviluppo di settori sfidanti e innovativi e parte attiva del cambiamento. È necessario creare network di realtà che guardino sempre più all'”eco” e non all'”ego”».

Agli interventi di Roberto Randazzo (Legance Avvocati Associati, fondatore e membro del consiglio direttivo di AssoBenefit), di Roberto Drisaldi (Responsabile Impatto di Recognita) e di Eric Ezechieli (Cofounder di Nativa, prima società Benefit in Europa) che hanno sottolineato gli aspetti normativi, organizzativi e strategici che caratterizzano il percorso verso le certificazioni inglobando l’impatto sociale di un’attività aziendale all’interno del suo modello di business, sono seguite le testimonianze dell’impegno per la sostenibilità di alcune importanti società Benefit e B-Corp del territorio.

Giulia Gregori, Head of Corporate Strategy Implementation & Engagement di Novamont, leader mondiale nel settore delle bioplastiche e nello sviluppo di bioprodotti e biochemical di origine rinnovabile, ha illustrato il percorso che dal 1990 ha consentito all’azienda di passare da centro ricerche a impresa multinazionale basandosi su pilastri come lo sviluppo delle tecnologie su siti produttivi dismessi evitando il consumo di suolo vergine, la costruzione di filiere agricole integrate e una visione dei prodotti come “soluzioni” che considerano la biodegradabilità e la compostabilità quale valore aggiunto. «La certificazione B-Corp – ha aggiunto – è stata anche uno strumento per il miglioramento dei processi interni e tra le finalità di “beneficio comune” da noi perseguite ci sono anche la promozione di un modello circolare che massimizzi il recupero della materia organica, la preservazione della vitalità e della salute del suolo, lo sviluppo di processi di produzione innovativi e sostenibili che contribuiscano alla decarbonizzazione dell’economia e il contributo alla crescita delle conoscenze sul tema della bioeconomia circolare e dell’educazione allo sviluppo sostenibile».

Lara Ponti, Ceo di Ponti, ha messo l’accento sul significato condiviso all’interno dell’azienda, nata nel 1787 e primo produttore italiano di aceto, sottaceti, sottoli e condimenti per riso e pasta, di un senso del lavoro «che serve a costruire un futuro per il territorio e per le nuove generazioni, aumentando la conoscenza degli obiettivi strategici e la consapevolezza del contributo di ciascuno/a come elementi fondamentali per perseguire gli obiettivi aziendali con determinazione e passione». «Non è un caso – ha spiegato – che la metà del nostro personale è sotto i 35 anni: i giovani e le giovani vanno accompagnati perché sentano che il loro contributo è importante per far evolvere l’azienda mantenendo salde le radici. E non è nemmeno un caso che le donne siano il 44% dei dirigenti della Ponti, con un gender gap medio per livello del 3%. Per noi la sostenibilità, sotto ogni suo aspetto, non è mai raggiunta; perché è un processo continuo, un cammino che si fa insieme».

Dino Saiani, Cfo di Alessi, nota azienda produttrice di oggetti di design per la casa e la cucina, ha sottolineato «il ruolo sociale, con un impatto significativo sulle persone e sul contesto, citato nello Statuto della società, che svolge un’attività capace di generare effetti di utilità pubblica in cui i soci trovano il senso del proprio ruolo imprenditoriale». «Alessi – ha aggiunto – nel 2023 ha avviato la misurazione dei propri parametri di Carbon Footprint e Diversity & Inclusion e ha in programma la terza certificazione B-Corp; intende continuare a generare profitto in modo equo e sostenibile per tutti i soggetti coinvolti nelle attività, creando ricchezza che ricada, direttamente e indirettamente, su tutta la comunità e considerando sempre le persone come fini, anche durante le situazioni di crisi. Tra i progetti di sostenibilità ambientale in programma figurano anche il monitoraggio della Supply Chain e importanti investimenti per un impianto fotovoltaico sul tetto dello stabilimento».

Ha concluso i lavori l’intervento di Carlo Robiglio, presidente di Cef Publishing, leader in Italia nel settore editoriale e nella formazione a distanza, che si è soffermato sulla «tensione emotiva di chi, nel suo percorso di imprenditore, vede nel proprio business un’opportunità per fare qualcosa per il territorio. Avere un determinato profilo valoriale – ha spiegato – consente di cambiare il modo di concepire l’impresa, che diventa un “attore sociale” in continua osmosi con la propria comunità di riferimento, mentre la creazione del profitto diventa creazione di un “valore” che è condiviso tra tutti coloro che interagiscono con l’azienda, compresi i suoi dipendenti, clienti, fornitori e territori di appartenenza. Gestire bene la propria azienda “fa bene” sotto molteplici punti di vista, perché l’insieme di pratiche virtuose diventa un vantaggio competitivo in grado di attrarre nuovi talenti professionali e partner finanziari, come avvenuto per noi a fine 2022 con il fondo di private equity KKR».

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Un nuovo rapporto tra economia e società che passa da un modello "estrattivo" di risorse a un modello "rigenerativo", in cui le imprese possono restituire ai territori più di quanto da loro raccolgono: a questi principi si ispirano le società "Benefit" e "B Corporation", una comunità globale di aziende e di organizzazioni orientate a trasformare l'economia a beneficio delle persone, delle comunità e del pianeta a cui Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), in collaborazione con Assobenefit, Recognita, Nativa e Novamont, ha dedicato un convengo il 4 aprile.

Introducendo i lavori (che sono stati seguiti da oltre 100 persone, nella sede Novamont di Novara e in diretta streaming) il presidente di Cnvv, Gianni Filippa, ha esortato le aziende, anche di piccole dimensioni, a «darsi obiettivi di medio-lungo periodo, fra cui l'approccio ESG – l'acronimo di Environment, Social, Governance che identifica gli indicatori di natura non finanziaria per misurare l'impatto ambientale (E), il rispetto dei valori sociali (S) e gli aspetti di buona gestione (G) di una organizzazione – è ormai una questione di sopravvivenza e insieme una spinta positiva per creare prosperità condivisa e restituire valore alle comunità in cui operano le imprese. Le aziende Benefit e B-Corp vogliono sancire formalmente questo impegno: anche per questo sono un esempio da seguire».

«Disaccoppiare lo sviluppo dall'uso delle risorse imparando a fare di più con meno – ha spiegato Catia Bastioli, Ceo di Novamont – è di vitale importanza per mitigare, e purtroppo non più evitare, gli effetti catastrofici e irreversibili dell'attuale modello di economia lineare. Per questo non basta semplicemente implementare una strategia ESG all'interno di purpose, mission e vision aziendali, ma occorre trainare intere filiere verso standard ambientali sempre più elevati. In particolare, per accelerare la transizione, diventa essenziale creare ponti di connessione tra il passato e il futuro, aiutando le imprese tradizionali a sfruttare le innovazioni della bioeconomia e dell'economia circolare e a diventare loro stesse strumento di accelerazione per lo sviluppo di settori sfidanti e innovativi e parte attiva del cambiamento. È necessario creare network di realtà che guardino sempre più all'"eco" e non all'"ego"».

Agli interventi di Roberto Randazzo (Legance Avvocati Associati, fondatore e membro del consiglio direttivo di AssoBenefit), di Roberto Drisaldi (Responsabile Impatto di Recognita) e di Eric Ezechieli (Cofounder di Nativa, prima società Benefit in Europa) che hanno sottolineato gli aspetti normativi, organizzativi e strategici che caratterizzano il percorso verso le certificazioni inglobando l'impatto sociale di un'attività aziendale all'interno del suo modello di business, sono seguite le testimonianze dell'impegno per la sostenibilità di alcune importanti società Benefit e B-Corp del territorio.

Giulia Gregori, Head of Corporate Strategy Implementation & Engagement di Novamont, leader mondiale nel settore delle bioplastiche e nello sviluppo di bioprodotti e biochemical di origine rinnovabile, ha illustrato il percorso che dal 1990 ha consentito all'azienda di passare da centro ricerche a impresa multinazionale basandosi su pilastri come lo sviluppo delle tecnologie su siti produttivi dismessi evitando il consumo di suolo vergine, la costruzione di filiere agricole integrate e una visione dei prodotti come "soluzioni" che considerano la biodegradabilità e la compostabilità quale valore aggiunto. «La certificazione B-Corp – ha aggiunto – è stata anche uno strumento per il miglioramento dei processi interni e tra le finalità di "beneficio comune" da noi perseguite ci sono anche la promozione di un modello circolare che massimizzi il recupero della materia organica, la preservazione della vitalità e della salute del suolo, lo sviluppo di processi di produzione innovativi e sostenibili che contribuiscano alla decarbonizzazione dell'economia e il contributo alla crescita delle conoscenze sul tema della bioeconomia circolare e dell'educazione allo sviluppo sostenibile».

Lara Ponti, Ceo di Ponti, ha messo l'accento sul significato condiviso all'interno dell'azienda, nata nel 1787 e primo produttore italiano di aceto, sottaceti, sottoli e condimenti per riso e pasta, di un senso del lavoro «che serve a costruire un futuro per il territorio e per le nuove generazioni, aumentando la conoscenza degli obiettivi strategici e la consapevolezza del contributo di ciascuno/a come elementi fondamentali per perseguire gli obiettivi aziendali con determinazione e passione». «Non è un caso – ha spiegato – che la metà del nostro personale è sotto i 35 anni: i giovani e le giovani vanno accompagnati perché sentano che il loro contributo è importante per far evolvere l'azienda mantenendo salde le radici. E non è nemmeno un caso che le donne siano il 44% dei dirigenti della Ponti, con un gender gap medio per livello del 3%. Per noi la sostenibilità, sotto ogni suo aspetto, non è mai raggiunta; perché è un processo continuo, un cammino che si fa insieme».

Dino Saiani, Cfo di Alessi, nota azienda produttrice di oggetti di design per la casa e la cucina, ha sottolineato «il ruolo sociale, con un impatto significativo sulle persone e sul contesto, citato nello Statuto della società, che svolge un'attività capace di generare effetti di utilità pubblica in cui i soci trovano il senso del proprio ruolo imprenditoriale». «Alessi – ha aggiunto – nel 2023 ha avviato la misurazione dei propri parametri di Carbon Footprint e Diversity & Inclusion e ha in programma la terza certificazione B-Corp; intende continuare a generare profitto in modo equo e sostenibile per tutti i soggetti coinvolti nelle attività, creando ricchezza che ricada, direttamente e indirettamente, su tutta la comunità e considerando sempre le persone come fini, anche durante le situazioni di crisi. Tra i progetti di sostenibilità ambientale in programma figurano anche il monitoraggio della Supply Chain e importanti investimenti per un impianto fotovoltaico sul tetto dello stabilimento».

Ha concluso i lavori l'intervento di Carlo Robiglio, presidente di Cef Publishing, leader in Italia nel settore editoriale e nella formazione a distanza, che si è soffermato sulla «tensione emotiva di chi, nel suo percorso di imprenditore, vede nel proprio business un'opportunità per fare qualcosa per il territorio. Avere un determinato profilo valoriale – ha spiegato – consente di cambiare il modo di concepire l'impresa, che diventa un "attore sociale" in continua osmosi con la propria comunità di riferimento, mentre la creazione del profitto diventa creazione di un "valore" che è condiviso tra tutti coloro che interagiscono con l'azienda, compresi i suoi dipendenti, clienti, fornitori e territori di appartenenza. Gestire bene la propria azienda "fa bene" sotto molteplici punti di vista, perché l'insieme di pratiche virtuose diventa un vantaggio competitivo in grado di attrarre nuovi talenti professionali e partner finanziari, come avvenuto per noi a fine 2022 con il fondo di private equity KKR».

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