All’agricoltura italiana servono almeno centomila lavoratori stagionali per garantire le campagne di raccolta estive. E’ quanto afferma Coldiretti nel sottolineare che l’arrivo del grande caldo accelera la maturazione nei campi e rende ancora più urgente far fronte alla carenza di manodopera.
«Occorre – hanno evidenziato Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – velocizzare il rilascio dei nulla osta necessari per consentire ai lavoratori extracomunitari, ammessi all’ingresso con il decreto flussi, di poter arrivare in Italia per lavorare nelle imprese agricole al più presto».
La presenza di lavoratori stranieri è diventata strutturale nell’agricoltura italiana dove un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere che rappresentano più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti.
«Sta iniziando la raccolta dei piccoli frutti, seguiranno le ciliegie e le operazioni di dirado nei frutteti essenziali per produzioni estive di qualità – hanno continuato – ma ad oggi non abbiamo disponibilità di manodopera extracomunitaria formata e specializzata. Siamo già oltre tempo massimo, per questo chiediamo con forza di accelerare sul Decreto Flussi per l’ingresso degli stagionali. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero, in particolare da Albania, Macedonia, India e Senegal, che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. Un meccanismo virtuoso, organizzato soprattutto nel distretto frutticolo del saluzzese e del pinerolese, che non possiamo pensare di fermare. Per questo serve agire in fretta per recuperare il tempo perso e consentire ai frutticoltori di salvare una campagna di raccolta che si preannuncia abbondante, dopo la penuria dello scorso anno legata alla terribile gelata dell’aprile 2021. Per questo è necessario un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro. Tutto questo ancor più alla luce degli attuali scenari in cui è necessario garantire l’approvvigionamento alimentare alla popolazione in un momento particolarmente delicato con speculazioni, rincari, mancanza di alcuni prodotti e blocchi alle esportazioni causati dal conflitto in Ucraina e dalle guerre commerciali che ne sono scaturite».