Crolla il turismo russo anche in Piemonte. Il presidente di Federalberghi: «Gravi danni al settore»

La guerra in Ucraina si porta appresso una scia infinita di guai e grattacapi. Uno fra tutti il turismo della nostra Regione

Le bellezze dell’Italia, da sempre, sono “corteggiate” dai turisti stranieri, si sa. Cortina d’Ampezzo, Sorrento, Versilia, Costa Smeralda, solo per citarne alcune, rappresentano le mete preferite di chi sceglie il nostro paese come luogo di vacanza. Una buona fetta di questo turismo nostrano appartiene, senza dubbi, agli oligarchi russi che fanno il pari con i loro connazionali cosiddetti “Big spender” (che economicamente non hanno nulla da invidiare ai cinesi e agli americani) che costituiscono una fascia di popolazione con elevata capacità di spesa.

Dunque alla crisi tra l’Ucraina e la Russia, oltre alla drammaticità della perdita di vite umane e una forte instabilità a livello mondiale, si aggiunge la criticità del danno economico legato al settore turistico della nostra penisola. Basti pensare che nel 2019 sono stati circa 1,7 milioni i russi in Italia per turismo, con 5,8 milioni di presenze che hanno garantito grossi ingressi economici, non solo nel settore alberghiero, ma anche in quello agroalimentare e dell’alta moda. Numeri che inevitabilmente interessano da vicino anche il Piemonte, specie se si pensa al comparto alberghiero della zona dei Laghi. «Abbiamo già registrato una grossa flessione per quanto riguarda le prenotazioni di Pasqua – afferma un preoccupato, Emilio Zanetta presidente di Federalberghi Confcommercio Alto Piemonte – e, considerando che, l’afflusso di turisti russi negli ultimi cinque anni ha visto un importantissimo incremento, questo è un grosso danno per il nostro territorio. I numeri italiani di Federalberghi parlano già di perdite che si attestano attorno al 22% ed è una percentuale che fa rabbrividire, è spaventosa. Tornando al Piemonte i turisti russi hanno sempre contribuito non solo nel comparto alberghiero, ma anche quello turistico e agroalimentare. Infatti, ogni occasione è buona per fare letteralmente “razzia” di vino, formaggi – soprattutto gorgonzola – capi di alta moda e prodotti tipici del territorio piemontese e capite bene che quest’anno tutto questo verrà a mancare, soprattutto questa estate».

«E pensare che questo doveva essere l’anno del grande rilancio occupazionale nelle strutture alberghiere – continua Zanetta – dopo gli anni tremendi del Covid che ci hanno letteralmente piegato le ginocchia e invece, un nulla di fatto. Un aspetto positivo, se proprio vogliamo trovarlo, è che gli italiani – impauriti anche dal conflitto ucraino – stanno scegliendo di trascorrere le vacanze in Italia contribuendo così all’economia del paese. Umanamente parlando c’è un aspetto che consideriamo costruttivo – conclude il presidente – ed è la nostra disponibilità ad accogliere nelle nostre strutture tutti i profughi che sta generando questa maledetta guerra. Nelle ultime settimane siamo in contatto con la Regione per seguire una linea che sia comune a tutti gli Enti impegnati. Speriamo che possa finire tutto al più presto e rilanciare, una volta per tutte, un settore troppo spesso danneggiato».

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Crolla il turismo russo anche in Piemonte. Il presidente di Federalberghi: «Gravi danni al settore»

La guerra in Ucraina si porta appresso una scia infinita di guai e grattacapi. Uno fra tutti il turismo della nostra Regione

Le bellezze dell’Italia, da sempre, sono “corteggiate” dai turisti stranieri, si sa. Cortina d’Ampezzo, Sorrento, Versilia, Costa Smeralda, solo per citarne alcune, rappresentano le mete preferite di chi sceglie il nostro paese come luogo di vacanza. Una buona fetta di questo turismo nostrano appartiene, senza dubbi, agli oligarchi russi che fanno il pari con i loro connazionali cosiddetti “Big spender” (che economicamente non hanno nulla da invidiare ai cinesi e agli americani) che costituiscono una fascia di popolazione con elevata capacità di spesa.

Dunque alla crisi tra l’Ucraina e la Russia, oltre alla drammaticità della perdita di vite umane e una forte instabilità a livello mondiale, si aggiunge la criticità del danno economico legato al settore turistico della nostra penisola. Basti pensare che nel 2019 sono stati circa 1,7 milioni i russi in Italia per turismo, con 5,8 milioni di presenze che hanno garantito grossi ingressi economici, non solo nel settore alberghiero, ma anche in quello agroalimentare e dell’alta moda. Numeri che inevitabilmente interessano da vicino anche il Piemonte, specie se si pensa al comparto alberghiero della zona dei Laghi. «Abbiamo già registrato una grossa flessione per quanto riguarda le prenotazioni di Pasqua – afferma un preoccupato, Emilio Zanetta presidente di Federalberghi Confcommercio Alto Piemonte – e, considerando che, l’afflusso di turisti russi negli ultimi cinque anni ha visto un importantissimo incremento, questo è un grosso danno per il nostro territorio. I numeri italiani di Federalberghi parlano già di perdite che si attestano attorno al 22% ed è una percentuale che fa rabbrividire, è spaventosa. Tornando al Piemonte i turisti russi hanno sempre contribuito non solo nel comparto alberghiero, ma anche quello turistico e agroalimentare. Infatti, ogni occasione è buona per fare letteralmente “razzia” di vino, formaggi – soprattutto gorgonzola – capi di alta moda e prodotti tipici del territorio piemontese e capite bene che quest’anno tutto questo verrà a mancare, soprattutto questa estate».

«E pensare che questo doveva essere l’anno del grande rilancio occupazionale nelle strutture alberghiere – continua Zanetta – dopo gli anni tremendi del Covid che ci hanno letteralmente piegato le ginocchia e invece, un nulla di fatto. Un aspetto positivo, se proprio vogliamo trovarlo, è che gli italiani – impauriti anche dal conflitto ucraino – stanno scegliendo di trascorrere le vacanze in Italia contribuendo così all’economia del paese. Umanamente parlando c’è un aspetto che consideriamo costruttivo – conclude il presidente – ed è la nostra disponibilità ad accogliere nelle nostre strutture tutti i profughi che sta generando questa maledetta guerra. Nelle ultime settimane siamo in contatto con la Regione per seguire una linea che sia comune a tutti gli Enti impegnati. Speriamo che possa finire tutto al più presto e rilanciare, una volta per tutte, un settore troppo spesso danneggiato».

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