Filippa, Confindustria: «Crescere è ridurre gli sprechi. Nel Novarese si parta dai collegamenti». A Roma si discute della possibile mini proroga del blocco dei licenziamenti per definire nel frattempo un nuovo sistema di ammortizzatori sociali oltre a un documento che dal 1 aprile consenta lo stop solo alle imprese che utilizzano la cassa integrazione Covid. A confrontarsi con il ministro Orlando sono state Confindustria e le parti sociali: la prima ha insistito sull’esigenza di uscire gradualmente dal fermo, le seconde hanno chiesto il rinnovo degli ammortizzatori e il blocco dei licenziamenti.
A partire da questo tema, il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia, Gianni Filippa, ha risposto ad alcune domande de La Voce.
Presidente, Confindustria si è detta favorevole alla mini proroga del blocco dei licenziamenti, ma solo per le attività che sono ferme per decreto; per le altre è necessario che si torni a regimi ordinari. Lei è d’accordo? Com’è la situazione sul territorio novarese?
Questo tema va preso in considerazione in modo più ampio: ci sono aziende che sono senza lavoro da mesi – come gli impianti sciistici, per fare un esempio a noi vicino – e altre che rischiano di non risollevarsi più dalla crisi provocata dalla pandemia; la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti ne hanno finora attutito l’impatto sociale, ma senza la possibilità oggettiva di continuare a produrre una ulteriore proroga avrebbe solo l’effetto di prolungare per qualche settimana o mese un’agonia che è senza soluzione per le imprese che sono prossime al fallimento. Purtroppo questa è la realtà e se alcune aziende non ce la fanno più prima o poi saranno costrette a licenziare. Su questa prospettiva, che è tragica tanto per i lavoratori quanto per le imprese, si innesta il ruolo delle politiche attive del lavoro e dei percorsi di sostegno al reimpiego, che finora hanno dato risultati scarsi e che necessitano di serie riforme. Nel Novarese, in base alle nostre rilevazioni congiunturali, non ci sono, mediamente, previsioni di incremento degli organici nei prossimi tre mesi, mentre un 20,4% di aziende intende fare ricorso alla cassa integrazione.
È sufficiente la proroga? Quali altri interventi è necessario mettere in campo?
Gli interventi vanno fatti sulla struttura del sistema produttivo, ad esempio attraverso investimenti per la cosiddetta “transizione 4.0”, ma prima ancora sul suo contesto operativo: infrastrutture, stradali e informatiche, prima di tutto, ma anche sburocratizzazione e riduzione dei tempi della giustizia civile, solo per fare gli esempi più noti. Dobbiamo essere più attrattivi, perché in una situazione così complessa si potrà generare nuovo lavoro soltanto attraverso investimenti che consentano di crescere al sistema economico nel suo complesso. Dobbiamo anche riuscire ad aumentare la dimensione delle imprese e a renderle patrimonialmente più solide e più internazionalizzate: solo allargando il nostro mercato a livello globale possiamo contribuire a far crescere l’occupazione al nostro interno. Dobbiamo ridurre il costo dell’energia, esorbitante rispetto ai nostri competitor, e togliere quegli handicap infrastrutturali che ci penalizzano rispetto ad altri Paesi. Ci sono poi i temi della scuola e della formazione che possono dare un contributo concreto allo sviluppo, anche occupazionale: il personale deve essere sempre più qualificato e corsi come quelli di istruzione tecnica superiore, che garantiscono sbocchi lavorativi alla quasi totalità degli iscritti, sono ancora poco frequentati. In generale, per garantire una crescita stabile, si devono fare investimenti di ampio respiro; il “reddito” può servire per far fronte all’emergenza, ma non è crescita…
Avete avuto confronti con i sindacati?
Le decisioni strategiche vengono prese a livello centrale, ma come Cnvv parliamo sempre con tutti e siamo sempre disponibili al dialogo con i nostri stakeholder. A noi non interessano le prese di posizione e le polemiche, ma i fatti. Non pensiamo di avere sempre ragione e siamo più che disponibili ad accogliere idee e proposte concrete per far crescere il sistema produttivo e il benessere del territorio.
Draghi ha detto: meno ammortizzatori, più investimenti. Quali sono le strade da percorrere a questo scopo rispetto al tessuto economico di Novara e provincia?
La nostra provincia ha la grande fortuna di avere un tessuto produttivo molto vario; è per questo che ha retto meglio di altre le crisi che si sono succedute nel corso dei decenni. In termini di investimenti, al Novarese servono prima di tutto un completamento della banda ultralarga, che in troppi piccoli centri è ancora assente, e una rete viaria più efficiente: realizzare Pedemontana, circonvallazione e ponte di Romagnano Sesia, ponte di Oleggio e superstrada Novara-Vercelli sono solo alcuni esempi concreti di quanto potrebbe semplificare e migliorare la vita non soltanto alle aziende, ma anche a chi ci lavora e a tutta la popolazione. Meno tempo sprecato per andare al lavoro, per consegnare le merci, per le connessioni web e per il disbrigo di pratiche burocratiche: crescere è anche ridurre gli sprechi…
Le varianti del virus stanno accelerando. Sarebbe sostenibile un nuovo lockdown?
Non mi esprimo al riguardo. L’unica arma che abbiamo per sconfiggere la pandemia sono i vaccini. Come imprenditori siamo disponibili a somministrarli nelle aziende, tanto ai nostri collaboratori quanto ai loro familiari. Mettiamo a disposizione le nostre strutture e i nostri medici del lavoro per velocizzare la campagna vaccinale del sistema sanitario nazionale. Si può fare, ma anche in questo caso non possiamo permetterci di sprecare altro tempo.