«I vini dell’Alto Piemonte stanno suscitando molto interesse, sono più fruibili rispetto a qualche anno fa e hanno un ottimo rapporto qualità prezzo». A parlare è Giada Codecasa, titolare dell’azienda Ca’ Nova di Bogogno, appena rientrata dal Vinitaly e già pronta a partecipare al Taste Alto Piemonte che inaugura domani, sabato 15 aprile, al castello di Novara e resterà aperto per tutto il fine settimana.
«Questa ultima edizione del Vinitaly ha dimostrato un grande interesse verso i vini dell’Alto Piemonte, da quelli più noti ai più piccoli come la Vespolina, conosciuta molto di più all’estero che nelle regioni vicine a noi – racconta Codecasa -. Se il salone veronese rappresenta il momento clou per conoscere nuovi esportatori, il Taste sarà l’occasione per incontrare il pubblico di appassionati e sommelier. Una evento importantissimo che ci consente di presentare il Piemonte e la sua produzione, ogni anno in aumento».
Non solo in quantità. «Il livello qualitativo è molto più elevato rispetto a qualche anno fa – prosegue – questo perché si è cominciato a lavorare la terra in modo più consapevole e in cantina si è finalmente imparato a valorizzare le caratteristiche del territorio. Ne sono scaturisti vini più fruibili e curati, che prima erano troppo difficili e impegnativi da bere, mantenendo comunque inalterata la qualità della vigna. È così che i clienti hanno scoperto l’Alto Piemonte: perchè hanno trovato un prodotto di grandissima qualità, con gradazioni accettabili anche nella stagione estiva, a prezzi competitivi».
Un settore che, come quello risicolo e zootecnico, sta soffrendo per l’emergenza idrica: «Il cambiamento climatico l’abbiamo sentito, ma non è stato così devastante come invece in altre zone – continua -. Le temperature si sono alzate e tutti noi produttori dobbiamo fare i conti con la siccità e il rischio di grandinate molto più elevato. Nel 2021 la produzione è stata più bassa e l’anno scorso i problemi più grossi li abbiamo avuti con le piante giovani mentre quelle che hanno vent’anni sono riuscite a produrre bene nutrendosi nel fondo del terreno. Le nostre terre, infatti, sono umide, con un’acidità molto alta e una spiccata mineralità. Tutte caratteristiche favorevoli alla produzioni e che rendono i vini più eleganti e longilinei, dunque graditi a un pubblico ampio».
Come in altri comparti, il Covid ha inciso sul mercato del vino: «L’ha completamente rivoluzionato – aggiunge Codecasa -. Nel nostro settore la normalità non è ancora tornata, soprattutto all’estero. L’esempio di New York è emblematico: una città che viveva di pranzi e cene fuori che improvvisamente si è trovata in smart working, e in buona parte lo è che ancora, ci ha segnati pesantemente. In alcuni Paesi l’economia è ripartita meglio, ma i pagamenti sono diventati più faticosi: tutti si sono trovati in difficoltà ed è un inseguirsi continuo».