Usa sospende i dazi: riassegnato il dominio “gorgonzola.blue” al Consorzio

Due importanti risultati sono stati messi a segno del Consorzio che rappresenta i produttori del celebre erborinato: il riconoscimento del valore del suo marchio in uno dei più importanti mercati esteri di riferimento

Due successi in un colpo solo. E’ quello che è riuscito a mettere a segno il Consorzio per la tutela del formaggio gorgonzola, l’organismo con sede a Novara che raggruppa i produttori del celebre erborinato.
Insieme ad altri prodotti dell’agroalimentare “made in Italy”, infatti, anche il Gorgonzola Dop beneficerà per cinque anni della sospensione dei dazi Stati Uniti – Unione Europea firmata a Bruxelles. Per il settore caseario l’imposizione dei dazi americani, inclusi quelli aggiuntivi del 25% voluti a suo tempo dall’amministrazione Trump, si era fatta sentire negativamente lo scorso anno, quando le esportazioni italiane verso gli Usa erano diminuite del 17%, facendo chiudere il 2020 con una perdita complessiva di 70 milioni di euro. Tuttavia già dal marzo scorso, con la prima sospensione di quattro mesi delle misure daziarie, le esportazioni dei nostri formaggi verso il mercato americano hanno fatto registrare un primo dato positivo del 39%.

Il Ctg ricorda che con 27.727 forme esportate nel corso del 2020 gli Stati Uniti sono il terzo Paese extra Ue per importanza nell’export di questo nostro prodotto. Ma contemporaneamente il Consorzio ha fatto registrare un’altra vittoria, questa volta contro il cosiddetto “cybersquatting”, ottenendo dalla Wipo (World property organization) la riassegnazione del nome a dominio “gorgonzola.blue”. Alla base del reclamo, come si legge in una nota diffusa dallo stesso consorzio, è stata posta la circostanza che lo stesso sin dal 1970 svolge “un’attività di controllo per il pieno rispetto e l’applicazione delle norme vigenti in Italia ed all’estero dove la denominazione di origine ‘Gorgonzola’ è prodetta”, nonché il fatto che lo stesso formaggio ha ottenuto dall’Unione Europea l’inserimento nella lista Dop già nel 1996. Un’ulteriore aggramente, sempre per il consorzio, era costituita dal fatto che l’assegnatario del nome a dominio conteso lo utilizzasse per attività di collegamenti Pcc (Pay per click) riferibili a prodotti alimentari, compresi formaggi, di soggetti terzi.

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Due successi in un colpo solo. E' quello che è riuscito a mettere a segno il Consorzio per la tutela del formaggio gorgonzola, l'organismo con sede a Novara che raggruppa i produttori del celebre erborinato.
Insieme ad altri prodotti dell'agroalimentare “made in Italy”, infatti, anche il Gorgonzola Dop beneficerà per cinque anni della sospensione dei dazi Stati Uniti - Unione Europea firmata a Bruxelles. Per il settore caseario l'imposizione dei dazi americani, inclusi quelli aggiuntivi del 25% voluti a suo tempo dall'amministrazione Trump, si era fatta sentire negativamente lo scorso anno, quando le esportazioni italiane verso gli Usa erano diminuite del 17%, facendo chiudere il 2020 con una perdita complessiva di 70 milioni di euro. Tuttavia già dal marzo scorso, con la prima sospensione di quattro mesi delle misure daziarie, le esportazioni dei nostri formaggi verso il mercato americano hanno fatto registrare un primo dato positivo del 39%.

Il Ctg ricorda che con 27.727 forme esportate nel corso del 2020 gli Stati Uniti sono il terzo Paese extra Ue per importanza nell'export di questo nostro prodotto. Ma contemporaneamente il Consorzio ha fatto registrare un'altra vittoria, questa volta contro il cosiddetto “cybersquatting”, ottenendo dalla Wipo (World property organization) la riassegnazione del nome a dominio “gorgonzola.blue”. Alla base del reclamo, come si legge in una nota diffusa dallo stesso consorzio, è stata posta la circostanza che lo stesso sin dal 1970 svolge “un'attività di controllo per il pieno rispetto e l'applicazione delle norme vigenti in Italia ed all'estero dove la denominazione di origine 'Gorgonzola' è prodetta”, nonché il fatto che lo stesso formaggio ha ottenuto dall'Unione Europea l'inserimento nella lista Dop già nel 1996. Un'ulteriore aggramente, sempre per il consorzio, era costituita dal fatto che l'assegnatario del nome a dominio conteso lo utilizzasse per attività di collegamenti Pcc (Pay per click) riferibili a prodotti alimentari, compresi formaggi, di soggetti terzi.

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