Quasi dieci miliardi di euro in più (9,7 per l’esattezza) rispetto al 2021. E’ quanto avrebbero speso gli italiani per la spesa alimentare secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, che ha provveduto tra l’altro a registrare proprio nella giornata di ieri un nuovo significativo balzo dell’inflazione, che su base annua sfiora ormai il 12%, cifra registrata l’ultima volta nel 1984.
Questa impennata dei prezzi avrà, secondo la Cia – Agricoltori italiani, ulteriori effetti drammatici sul portafoglio delle famiglie e sui bilanci delle imprese del comparto. Dai dati elaborati infatti dal proprio Centro studi e riferibili ai prezzi al consumo dei beni alimentari si riesce a ipotizzare, dal mese di gennaio, un incremento della spesa media di 384 euro per ogni famiglia, un’autentica stangata.
Nel dettaglio viene riscontrata una ripresa dell’indice dei prezzi al consumo dell’1,9% trainata dai prodotti freschi non lavorati, i cui prezzi sono cresciuti del 2,4%, mentre, quelli della trasformazione agroindustriale hanno fatto registrare un incremento più contenuto (+1,7%). Dal lato delle variazioni annue (rispetto all’ottobre 2021), la forte spinta inflazionistica è evidente: il carrello “generale” di prodotti agricoli, cibi e bevande analcoliche è aumentato dell’13,1%. Rispetto a questa ultima evidenza, a differenza di quanto osservato nella lettura delle variazioni mensili, sono stati i prezzi dei prodotti lavorati a crescere maggiormente (+13,4% contro il +12,9% dei non lavorati).
Concentrandosi l’attenzione sui beni agricoli non lavorati, l’Istituto di statistica segnala nel mese di ottobre “l’accelerazione dei prezzi dei vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +16,7% a +25,1%; +8,2% su base mensile), mentre rallentano quelli della Frutta fresca o refrigerata (da +7,9% a +6,5%; +0,7% rispetto a settembre)”. Tutti aumenti, però, di cui non beneficiano gli agricoltori, che secondo Cia non si vedrebbero riconosciuto e corrisposto un giusto prezzo all’origine.