Serve manodopera per la nuova stagione nei campi. Da questa esigenza l’invito a poter utilizzare anche chi già percepisce il reddito di cittadinanza. La proposta arriva dal presidente di Confagricoltura Piemonte, Enrico Allasia, che ha anticipato quanto contenuto in una lettera inviata alle ministre delle Politiche agricole Teresa Bellanova e del Lavoro Nunzia Catalfo. Nella sostanza, per Allasia, le restrizioni di queste ultime settimane rendono sempre più difficile il reperimento della forza lavoro: «Il momento è cruciale, perché si avvicina il periodo della raccolta degli ortaggi e della frutta. Al governo abbiamo sollecitato strumenti che facilitino il ricorso di manodopera italiana come i voucher o che diano la possibilità di impiegare persone che hanno perso il lavoro, cassintegrati i fruitori del reddito di cittadinanza, sempre nel rispetto delle condizioni sanitarie ottimali».
[the_ad id=”62649″]
L’idea sarebbe quella di permettere di lavorare nelle aziende agricole «anche chi percepisce il reddito di cittadinanza, individuando una formula che consenta a loro di non perdere questo assegno perché la nostra offerta è limitata nel tempo rispetto alle attese sul lavoro di queste persone, agendo piuttosto in fretta rispetto ai tempi normativi perché altrimenti i vari prodotti rimarrebbero da raccogliere, mettendo in crisi l’intera filiera di approvvigionamento alimentare».
«La nostra organizzazione – ha aggiunto il direttore generale Ercole Zuccaro – ha accolto con soddisfazione la circolare del Ministero dell’Interno che ha prorogato sino al 15 giugno tutti i permessi di soggiorno in scadenza», anche se molti operatori, a causa del covid-19, hanno fatto rientro nei loro Paesi di origine: «Altre persone, tra l’altro già contrattualizzate, sarebbero disposte a venire in Italia ma trovano difficoltà ad attraversare determinati Stati». Da qui un’ulteriore proposta a Bruxelles, quella di creare dei veri e propri “corridoi” per consentire una mobilità all’intero della UE. Per Confagricoltura si tratterebbe di risolvere un problema non solo italiano, ma che riguarda tutti i Paesi agricoli europei e che interesserebbe qualcosa come 700 mila persone.