L’incertezza delle partenze. Anche il turismo è contagiato dal coronavirus

La notizia è di ieri ed è solo l’ultima in ordine di tempo su questo fronte. Una nave da crociera Msc è stata respinta da due porti nei Caraibi, in Giamaica e alle Isole Cayman, per la paura del coronavirus. Martedì le Mauritiurs hanno rispedito in patria 40 italiani che erano atterrati con un volo partito da Malpensa e ieri mattina altri diciannove partiti da Orio al Serio sono stati rifiutati dall’aeroporto di Tel Aviv. Numerosi Paesi consigliano ai propri connazionali di rinunciare alle partenze verso l’Italia e Trump annuncia la possibile sospensione dei voli dall’Italia.

Insomma un quadro molto preoccupante che investe il settore del turismo su più fronti: «L’unica fonte attendibile per il nostro comparto – spiega Antonella Coser, presidente della sezione turismo di Confindustria Novara Vercelli Valsesia – è www.viaggiasicuri.it, il sito del Ministero che aggiorna costantemente sulla situazione ed è quello a cui noi facciamo riferimento. Due sono i settori principali da considerare: l’in coming il cui andamento dipende esclusivamente dalle disposizioni del Paese di origine. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno alzato il livello di pericolosità verso l’Italia a 2, verso la Cina il livello è 4. Il business travel ha subito una forte inflazione: regioni come il Veneto o la Lombardia hanno ripercussioni pesantissime, molto di più di quello che sta capitando in Piemonte. Il secondo è l’out going verso il quale si vive alla giornata con un monitoraggio costante».

Ma cosa succede se il viaggio viene sospeso? «Se la Farnesina o la compagnia aerea decide di non imbarcare – prosegue la presidente – oppure ancora se il Paese di destinazione ha deciso di chiudere le porte agli italiani, allora è previsto il rimborso totale: Paesi come la Giordania, il Kuwait o le Mauritius hanno deciso di non far proprio entrare gli italiani. Se, invece, non ci sono limitazioni oggettive e rinunciare al viaggio è una scelta personale, allora si seguono le normali procedure per il pagamento delle penali».

 

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Per quanto riguarda le disdette, a parte chi avrebbe dovuto imbarcarsi in questi giorni, al momento non sembrano esserci particolari problemi, se non un forte allarmismo: «L’unica accortezza se si deve prendere un aereo – continua Coser – è quella di arrivare con un po’ di anticipo perchè ormai in tutti gli aeroporti ci sono controlli».

Cosa ci si dovrà aspettare per il futuro? «Il danno economico c’è e ci sarà, l’abbiamo già detto – conclude – ma è anche vero che l’Italia è un Paese con la memoria corta: una volta finita l’emergenza penso che si tornerà presto alla normalità. Con le giuste cautele e con un po’ di sensibilità si può viaggiare in modo intelligente: abbiamo sostenuto l’Australia in seguito agli incendi, ora sosteniamo l’Italia».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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L’incertezza delle partenze. Anche il turismo è contagiato dal coronavirus

La notizia è di ieri ed è solo l’ultima in ordine di tempo su questo fronte. Una nave da crociera Msc è stata respinta da due porti nei Caraibi, in Giamaica e alle Isole Cayman, per la paura del coronavirus. Martedì le Mauritiurs hanno rispedito in patria 40 italiani che erano atterrati con un volo partito da Malpensa e ieri mattina altri diciannove partiti da Orio al Serio sono stati rifiutati dall’aeroporto di Tel Aviv. Numerosi Paesi consigliano ai propri connazionali di rinunciare alle partenze verso l’Italia e Trump annuncia la possibile sospensione dei voli dall’Italia.

Insomma un quadro molto preoccupante che investe il settore del turismo su più fronti: «L’unica fonte attendibile per il nostro comparto – spiega Antonella Coser, presidente della sezione turismo di Confindustria Novara Vercelli Valsesia – è www.viaggiasicuri.it, il sito del Ministero che aggiorna costantemente sulla situazione ed è quello a cui noi facciamo riferimento. Due sono i settori principali da considerare: l’in coming il cui andamento dipende esclusivamente dalle disposizioni del Paese di origine. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno alzato il livello di pericolosità verso l’Italia a 2, verso la Cina il livello è 4. Il business travel ha subito una forte inflazione: regioni come il Veneto o la Lombardia hanno ripercussioni pesantissime, molto di più di quello che sta capitando in Piemonte. Il secondo è l’out going verso il quale si vive alla giornata con un monitoraggio costante».

Ma cosa succede se il viaggio viene sospeso? «Se la Farnesina o la compagnia aerea decide di non imbarcare – prosegue la presidente – oppure ancora se il Paese di destinazione ha deciso di chiudere le porte agli italiani, allora è previsto il rimborso totale: Paesi come la Giordania, il Kuwait o le Mauritius hanno deciso di non far proprio entrare gli italiani. Se, invece, non ci sono limitazioni oggettive e rinunciare al viaggio è una scelta personale, allora si seguono le normali procedure per il pagamento delle penali».

 

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Per quanto riguarda le disdette, a parte chi avrebbe dovuto imbarcarsi in questi giorni, al momento non sembrano esserci particolari problemi, se non un forte allarmismo: «L’unica accortezza se si deve prendere un aereo – continua Coser – è quella di arrivare con un po’ di anticipo perchè ormai in tutti gli aeroporti ci sono controlli».

Cosa ci si dovrà aspettare per il futuro? «Il danno economico c’è e ci sarà, l’abbiamo già detto – conclude – ma è anche vero che l’Italia è un Paese con la memoria corta: una volta finita l’emergenza penso che si tornerà presto alla normalità. Con le giuste cautele e con un po’ di sensibilità si può viaggiare in modo intelligente: abbiamo sostenuto l’Australia in seguito agli incendi, ora sosteniamo l’Italia».

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