Avrà inizio domani, 15 aprile, la sesta edizione di “Taste Alto Piemonte”, manifestazione, promossa dal consorzio di tutela dei nebbioli delle quattro province nord-orientali della nostra regionale che avrà come sempre la sua location nel Castello Visconteo Sforzesco di Novara, «diventata ormai un appuntamento di prestigio per una eccellenza del nostro territorio come il vino ma non solo; e che raccoglie consenso e interesse in costante crescita anche oltre i nostri confini».
A parlare è il ghemmese Paolo Rovellotti, una delle figure più conosciute del settore anche per aver ricoperto in passato incarichi anche in seno alla locale Camera di commercio e in quella regionale: «Il nostro “Taste”, a pochi giorni dalla chiusura di “Vinitaly”, è diventato ormai un vero punto di riferimento non solo per i professionisti, ma per i tanti appassionati che si affacciano al nostro mondo. Ci aspettiamo molto, vista anche l’aumento di aziende che hanno aderito agli eventi collaterali. Siamo cresciuti molto in quanlità, ma fortunatamente ora lo stiamo facendo anche in quantità. Nonostante il periodo climatico non certo favorevole».
Scontato non parlare del problema della siccità: «Le ultime vendemmie sono state caratterizzate da una minore quantità di uve raccolte, anche a causa di impreviste gelate primaverili alle quali si sono aggiunte grandinate. Dallo scorso anno dobbiamo fronteggiare l’emergenza idrica. Tutti abbiamo bisogno di acqua, a maggior ragione i vegetali come la nostra vite. Ma nonostante questo il lavoro di noi produttori non è diminuito e dobbiamo essere pronti per le nuove sfide rappresentate dall’export».
La recente fiera di Verona, ma del resto anche un appuntamento come quello di Novara, segnerà la presenza di molti acquirenti provenienti dai mercati dove il nostro vino, ma anche l’intera produzione italiana, è sempre maggiormente apprezzata. Da qualche anno Paolo Rovellotti ha però “rovesciato” il percorso: «Dopo aver esportato lavorando con soddisfazione in un mercato come quello russo ho deciso di portare sulle Colline novaresi i russi, dando vita a una nuova azienda – La Piemontina – che produce le tradizionali denominazioni a me legate e ne cura l’esportazione. Un modo innovativo per contribuire alla crescita anche quantitativa del nostro prodotto».