Peste suina: Coldiretti sollecita azioni per limitarne la diffusione e indennizzare le aziende danneggiate

Gli allevatori piemontesi hanno partecipato da remoto a una conferenza con il commissario straordinario Filippini chiedendo interventi rapidi a sostegno di una filiera in grave difficoltà

Si è fatto sentire il “grido di dolore” degli allevatori piemontesi a fronte della diffusione della peste suina africana. Una situazione che starebbe mettendo a rischio l’intero settore e la sopravvivenza di una delle Dop più importanti del nostro Paese. E nel corso di una conferenza da remoto promossa da Coldiretti Nazionale con il nuovo commissario straordinario per questa emergenza, Giovanni Filippini, ben cinquecento rappresentanti di una filiera in gravi difficoltà hanno messo sul tavolo diverse richieste. Fra le principali il contenimento della diffusione di questa peste, indennizzi alle aziende per la mancata produzione e l’impegno per un’importante azione di contenimento della popolazione di cinghiali, considerati i principali vettori del virus.


Mentre il commissario Filippini ha ha delineato quali saranno le strategie che intenderà mettere in campo per evitare che la peste suina si diffonda alle province limitrofe a quelle finora interessate (Novara e Vercelli, ma anche Pavia e Lodi, che da sole rappresentano circa la metà del patrimonio suinicolo nazionale), Coldiretti, per bocca del suo vicepresidente piemontese Bruno Mecca Cici, ha chiesto che vengano «subito erogati gli indennizzi dovuti alle aziende danneggiate. Indennizzi che non devono riguardare solo quelle che hanno subito gli abbattimenti, ma tenere in considerazione il tema del fermo aziendale, che riguarderà tutti quegli allevamenti che non potranno nemmeno ripopolare. A rischio c’è l’intera filiera suinicola piemontese», che conta oggi qualcosa come tremila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1,2 milioni di capi destinati soprattutto «ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele».


«Finora fortunatamente i nostri territori – hanno aggiunto il presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Toffi e il direttore Luciano Salvadori – non erano stati interessati da questa epidemia. Ora, invece, anche i nostri agricoltori stanno facendo i conti con un problema. E’ fondamentale che ci sia un monitoraggio costante sui prezzi dei suini pagati agli allevatori per evitare grandi speculazioni come sarà necessario procedere a uno stop dei mutui per le aziende colpite». Nello scorso mese di luglio Coldiretti è già scesa in piazza sotto il grattacielo della Regione con lo slogan “Basta cinghiali!”: «Ora non c’è più tempo da perdere per sostenere con tutte le misure necessarie, anche straordinarie, i nostri allevamenti».

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Peste suina: Coldiretti sollecita azioni per limitarne la diffusione e indennizzare le aziende danneggiate

Gli allevatori piemontesi hanno partecipato da remoto a una conferenza con il commissario straordinario Filippini chiedendo interventi rapidi a sostegno di una filiera in grave difficoltà

Si è fatto sentire il “grido di dolore” degli allevatori piemontesi a fronte della diffusione della peste suina africana. Una situazione che starebbe mettendo a rischio l’intero settore e la sopravvivenza di una delle Dop più importanti del nostro Paese. E nel corso di una conferenza da remoto promossa da Coldiretti Nazionale con il nuovo commissario straordinario per questa emergenza, Giovanni Filippini, ben cinquecento rappresentanti di una filiera in gravi difficoltà hanno messo sul tavolo diverse richieste. Fra le principali il contenimento della diffusione di questa peste, indennizzi alle aziende per la mancata produzione e l’impegno per un’importante azione di contenimento della popolazione di cinghiali, considerati i principali vettori del virus.


Mentre il commissario Filippini ha ha delineato quali saranno le strategie che intenderà mettere in campo per evitare che la peste suina si diffonda alle province limitrofe a quelle finora interessate (Novara e Vercelli, ma anche Pavia e Lodi, che da sole rappresentano circa la metà del patrimonio suinicolo nazionale), Coldiretti, per bocca del suo vicepresidente piemontese Bruno Mecca Cici, ha chiesto che vengano «subito erogati gli indennizzi dovuti alle aziende danneggiate. Indennizzi che non devono riguardare solo quelle che hanno subito gli abbattimenti, ma tenere in considerazione il tema del fermo aziendale, che riguarderà tutti quegli allevamenti che non potranno nemmeno ripopolare. A rischio c’è l’intera filiera suinicola piemontese», che conta oggi qualcosa come tremila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1,2 milioni di capi destinati soprattutto «ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele».


«Finora fortunatamente i nostri territori – hanno aggiunto il presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Toffi e il direttore Luciano Salvadori – non erano stati interessati da questa epidemia. Ora, invece, anche i nostri agricoltori stanno facendo i conti con un problema. E’ fondamentale che ci sia un monitoraggio costante sui prezzi dei suini pagati agli allevatori per evitare grandi speculazioni come sarà necessario procedere a uno stop dei mutui per le aziende colpite». Nello scorso mese di luglio Coldiretti è già scesa in piazza sotto il grattacielo della Regione con lo slogan “Basta cinghiali!”: «Ora non c’è più tempo da perdere per sostenere con tutte le misure necessarie, anche straordinarie, i nostri allevamenti».

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