Piemonte, è «emergenza occupazionale e salariale»

Le difficoltà del settore metalmeccanico mettono in crisi il Piemonte sul fronte del lavoro. Ne ha preso atto anche il Consiglio regionale che, nella prima seduta del 2020, interamente dedicata al tema, dopo aver ascoltato una relazione dell’assessore al Lavoro Elena Chiorino dai numeri drammatici, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno in cui si riconosce che la regione «si trova in una situazione di emergenza occupazionale e salariale e chiede pertanto una serie di iniziative concrete che hanno bisogno del sostegno dello Stato».

Tra gli interventi auspicati «il rifinanziamento in deroga della cassa integrazione e 150 milioni di euro per le aree colpite dalle crisi industriali, come era stato annunciato dal premier Giuseppe Conte in una sua visita in Piemonte».

 

Portando i dati Istat l’assessore Chiorino ha evidenziato «un quadro critico» che ha visto come nello scorso trimestre luglio-settembre si sia registrato in Piemonte un calo degli occupati di 17mila unità, concentrati nell’industria manifatturiera (-25mila), nonstante un brillante inizio di 2019, mentre resta sostanzialmente stagnante la situazione nei servizi (+2.mila unità) e solo l’agricoltura mostra una dinamica positiva apprezzabile (+4mila dipendenti). La diminuzione interessa esclusivamente il lavoro alle dipendenze (-34mila occupati), mentre cresce di 16mila unità la componente autonoma, trainata dai servizi non commerciali.

Parallelamente aumenta la disoccupazione (più 9mila persone in cerca di lavoro), che mostra una forte crescita delle donne (+23mila). Quanto alla cassa integrazione sono circa 50 le imprese con Cig straordinaria, per un complesso di circa 2500 addetti, prevalentemente nei settori metalmeccanico e dell’editoria, con ben 20 imprese in cassa integrazione per cessazione di attività (800 le persone interessate). A queste si affiancano 75 imprese che attuano la Cigs per contratti di solidarietà, tra cui la più nota è FCA con circa 4.000 dipendenti.

Una crisi che è non solo occupazionale ma anche salariale e, ha specificato Chiorino, «con il fenomeno del lavoro a cottimo, che è in aumento e sotto gli occhi di tutti. Si tratta di persone, ad esempio i riders, costrette troppo spesso a lavorare senza tutele e a condizioni economiche non sostenibili».

E per l’anno appena iniziato si prevede un ulteriore aggravamente di una situazione difficile e tutta piemontese poichè «ci vede arretrare nel contesto del Nord Italia dove le dinamiche restano complessivamente buone», ha concluso Chiorino.

L’ordine del giorno è stato presentato da tutti i capigruppo, di maggioranza e di opposizione, dal presidente della Giunta Alberto Cirio e dal presidente del Consiglio Stefano Allasia.

«Ringrazio il Consiglio per aver accolto la mia proposta di dichiarare lo stato di emergenza occupazionale in Piemonte – ha commentato Cirio – Ringrazio anche tutti i consiglieri di aver votato un documento condiviso che avrà delle ricadute concrete, dandoci la possibilità di rivendicare dal Governo non solo il rifinanziamento della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali, ma anche certezze sugli investimenti promessi». E ha ricordato gli specifici accordi di programma che riguardano la Città dell’aerospazio e il Manufacturing and Competence Center, «dal momento che di questo in Finanziaria non c’è traccia».

Dalle opposizioni intervento in aula di Raffaele Gallo (Pd), secondo il quale «è vero che i fondi statali potrebbero aiutarci, ma per il momento non ci è chiaro cosa faremmo con quelle risorse. Il Piemonte deve essere percepito come territorio di opportunità per imprese, il pubblico deve investire nella ricerca e innovazione industriale».

PREOCCUPAZIONE DEI SINDACATI

La parola anche ai sindacati. Giovanni Esposito (Cgil) ha espresso preoccupazione: «I dati dicono che fino al 2018 le aziende crescevano, ma c’è stata un’inversione di rotta dal 2018/2019, soprattutto a causa dei dazi. Oggi siamo la quarta manifattura dell’Italia, abbiamo perso posizioni. Manca una visione europea e nazionale, si compete fra regioni e dentro la stessa regione, fra le varie province. Si crea una competizione al ribasso e non si punta alla qualità del prodotto».

«La mancanza di crescita porterà ad una povertà che non saremo più in grado di governare. Ci vuole un’alleanza di scopo per il Piemonte – ha aggiunto Alessio Ferraris, segretario generale Cisl Piemonte – per parlare con il governo e ottenere fondi per riavere gli ammortizzatori sociali”.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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Piemonte, è «emergenza occupazionale e salariale»

Le difficoltà del settore metalmeccanico mettono in crisi il Piemonte sul fronte del lavoro. Ne ha preso atto anche il Consiglio regionale che, nella prima seduta del 2020, interamente dedicata al tema, dopo aver ascoltato una relazione dell’assessore al Lavoro Elena Chiorino dai numeri drammatici, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno in cui si riconosce che la regione «si trova in una situazione di emergenza occupazionale e salariale e chiede pertanto una serie di iniziative concrete che hanno bisogno del sostegno dello Stato». Tra gli interventi auspicati «il rifinanziamento in deroga della cassa integrazione e 150 milioni di euro per le aree colpite dalle crisi industriali, come era stato annunciato dal premier Giuseppe Conte in una sua visita in Piemonte».   Portando i dati Istat l’assessore Chiorino ha evidenziato «un quadro critico» che ha visto come nello scorso trimestre luglio-settembre si sia registrato in Piemonte un calo degli occupati di 17mila unità, concentrati nell'industria manifatturiera (-25mila), nonstante un brillante inizio di 2019, mentre resta sostanzialmente stagnante la situazione nei servizi (+2.mila unità) e solo l'agricoltura mostra una dinamica positiva apprezzabile (+4mila dipendenti). La diminuzione interessa esclusivamente il lavoro alle dipendenze (-34mila occupati), mentre cresce di 16mila unità la componente autonoma, trainata dai servizi non commerciali. Parallelamente aumenta la disoccupazione (più 9mila persone in cerca di lavoro), che mostra una forte crescita delle donne (+23mila). Quanto alla cassa integrazione sono circa 50 le imprese con Cig straordinaria, per un complesso di circa 2500 addetti, prevalentemente nei settori metalmeccanico e dell’editoria, con ben 20 imprese in cassa integrazione per cessazione di attività (800 le persone interessate). A queste si affiancano 75 imprese che attuano la Cigs per contratti di solidarietà, tra cui la più nota è FCA con circa 4.000 dipendenti. Una crisi che è non solo occupazionale ma anche salariale e, ha specificato Chiorino, «con il fenomeno del lavoro a cottimo, che è in aumento e sotto gli occhi di tutti. Si tratta di persone, ad esempio i riders, costrette troppo spesso a lavorare senza tutele e a condizioni economiche non sostenibili». E per l'anno appena iniziato si prevede un ulteriore aggravamente di una situazione difficile e tutta piemontese poichè «ci vede arretrare nel contesto del Nord Italia dove le dinamiche restano complessivamente buone», ha concluso Chiorino. L’ordine del giorno è stato presentato da tutti i capigruppo, di maggioranza e di opposizione, dal presidente della Giunta Alberto Cirio e dal presidente del Consiglio Stefano Allasia. «Ringrazio il Consiglio per aver accolto la mia proposta di dichiarare lo stato di emergenza occupazionale in Piemonte - ha commentato Cirio - Ringrazio anche tutti i consiglieri di aver votato un documento condiviso che avrà delle ricadute concrete, dandoci la possibilità di rivendicare dal Governo non solo il rifinanziamento della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali, ma anche certezze sugli investimenti promessi». E ha ricordato gli specifici accordi di programma che riguardano la Città dell’aerospazio e il Manufacturing and Competence Center, «dal momento che di questo in Finanziaria non c’è traccia». Dalle opposizioni intervento in aula di Raffaele Gallo (Pd), secondo il quale «è vero che i fondi statali potrebbero aiutarci, ma per il momento non ci è chiaro cosa faremmo con quelle risorse. Il Piemonte deve essere percepito come territorio di opportunità per imprese, il pubblico deve investire nella ricerca e innovazione industriale». PREOCCUPAZIONE DEI SINDACATI La parola anche ai sindacati. Giovanni Esposito (Cgil) ha espresso preoccupazione: «I dati dicono che fino al 2018 le aziende crescevano, ma c’è stata un’inversione di rotta dal 2018/2019, soprattutto a causa dei dazi. Oggi siamo la quarta manifattura dell’Italia, abbiamo perso posizioni. Manca una visione europea e nazionale, si compete fra regioni e dentro la stessa regione, fra le varie province. Si crea una competizione al ribasso e non si punta alla qualità del prodotto». «La mancanza di crescita porterà ad una povertà che non saremo più in grado di governare. Ci vuole un'alleanza di scopo per il Piemonte - ha aggiunto Alessio Ferraris, segretario generale Cisl Piemonte - per parlare con il governo e ottenere fondi per riavere gli ammortizzatori sociali".

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.