«La raccolta del riso parte in anticipo di due/tre settimane rispetto allo scorso anno proprio a causa della siccità. Proprio ieri ho visto la prima mietitrebbia al lavoro, ma molte coltivazioni sono andate perse in particolare nel Basso Novarese. Nelle aree intorno a Cerano e Vespolate si raccoglierà solo il 15% di quello che si è seminato: la stagione caldissima è stata deleteria per molte piante che hanno terminato il loro ciclo senza arrivare a fioritura. Nella parte occidentale della provincia, invece, dove la portata d’acqua è stata maggiore, i danni sono limitati».
Queste le parole del presidente di Confagricoltura, Giovanni Chiò, a margine della conferenza stampa di presentazione della 34esima Giornata della risicoltura novarese in programma giovedì 1 settembre. (leggi qui l’articolo)
La siccità che ha colpito le terre d’acqua ha causato perdite fino al 70% e le riduzioni anche del 90% imposte da Est Sesia nei canali irrigui novaresi a beneficio della Lomellina hanno generato la rivolta degli agricoltori locali che a metà luglio avevano chiesto «confronto, trasparenza, comunicazione e motivazione delle azioni» (leggi qui). Ma da allora nulla è cambiato: «Serve puntualità e rigore che non sono mai arrivati nonostante le richieste – prosegue Chiò -. Ciò è dovuto a una gestione che deve essere riesaminata sia dal punto di vista tecnico che politico. Quest’anno abbiamo utilizzato tutte le riserve di acqua disponibili, cosa succederà l’anno prossimo? È essenziale agire subito e fare un discorso chiaro sulle criticità in modo che gli agricoltori possano attuare in tempo tutti gli accorgimenti necessari. Questo silenzio che si reitera tra gli uffici del consorzio è inaccettabile, non possiamo essere a noi a chiedere in continuazione. La situazione va gestita dall’alto».
Al momento una delle incognite più grosse riguarda i prezzi: «È difficile fare una previsione perché il riso rientra tra le commodity e molte non sono di produzione italiana dunque è tutto inflazionato dalle importazioni – continua Chiò -. Quest’anno c’è stata una riduzione delle coltivazioni dell’11%: con meno produzioni si alzano i prezzi anche perché i costi per le aziende sono altissimi: concimi e sementi raddoppiati per non parlare delle bollette. Si auspica che i prezzi salgano perché gli agricoltori devono mantenere la propria redditività; sul nostro territorio tutte le aziende sono state colpite e sono state costrette ad aumentare i costi per sostenere la produzione».
«È stato un anno complicato in cui abbiamo visto per la prima volta la sofferenza delle nostre imprese – ha aggiunto Paolo Favini, vicedirettore di Coldiretti Novara e Vco, durante la conferenza stampa -. Dobbiamo capire cosa succederà la prossima stagione: ho visitato tutte le zone danneggiate e vedere le aziende che raccontano le difficoltà ci insegna a guardare l’ambiente in modo differente».
(In foto, da sinistra Favini e Chiò)
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