Settore vitivinicolo, l’allarme di Coldiretti: colpite le aziende medio piccole

Con l’attuale situazione sanitaria a soffrire sono anche le aziende vitivinicole del Novarese e del Verbano Cusio Ossola. La chiusura imposta a bar, ristoranti e alberghi dall’inizio dell’emergenza coronavirus ha provocato infatti uno stop nella vendita di questo prodotto, sia sul mercato nazionale che su quello dell’export. Mentre in vigna il ciclo in qualche modo prosegue, la parte terminale della catena si è bloccata. Le bottiglie giacciono sempre di più in cantina ma i costi vivi non si sono fermati.

 

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Per la presidente di Coldiretti Novara e Vco, Sara Baudo «a soffrire sono in particolar modo quei produttori che vendono direttamente, anche sul mercato estero. Stiamo parlando di aziende medio – piccole, che non si avvalgono della grande distribuzione». Attività quasi ancora a conduzione familiare, forse poco avvezze allo strumento dell’e-commerce, che hanno negli stessi ristoratori i loro primi promoter.

Secondo le prime stime elaborate da Coldiretti a livello regionale, le perdite ipotizzate potrebbero al momento sfiorare il 70%. Il Piemonte è un territorio storicamente votato alla produzione vitivinicola, potendo vantare 17 tipologie Docg e 42 Doc: «Un vino di qualità che negli ultimi anni ha consentito di conquistare importanti riconoscimento e quote di mercato in tutto il mondo. Tanti sacrifici che ora rischiano di essere compromessi». Quale può essere il rimedio per un settore che starebbe rischiando un vero collasso? «Oltre ad un piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia”». Per Baudo occorre «garantire liquidità alle imprese con interventi sia a livello nazionale che europeo, superando le lentezze della burocrazia. Bisogna ricostruire un clima di fiducia nei confronti del “Made in Italy”, da sempre riconosciuto come un eccellenza riconosciuta in tutto il mondo.

 

 

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Settore vitivinicolo, l’allarme di Coldiretti: colpite le aziende medio piccole

Con l’attuale situazione sanitaria a soffrire sono anche le aziende vitivinicole del Novarese e del Verbano Cusio Ossola. La chiusura imposta a bar, ristoranti e alberghi dall’inizio dell’emergenza coronavirus ha provocato infatti uno stop nella vendita di questo prodotto, sia sul mercato nazionale che su quello dell’export. Mentre in vigna il ciclo in qualche modo prosegue, la parte terminale della catena si è bloccata. Le bottiglie giacciono sempre di più in cantina ma i costi vivi non si sono fermati.

 

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Per la presidente di Coldiretti Novara e Vco, Sara Baudo «a soffrire sono in particolar modo quei produttori che vendono direttamente, anche sul mercato estero. Stiamo parlando di aziende medio – piccole, che non si avvalgono della grande distribuzione». Attività quasi ancora a conduzione familiare, forse poco avvezze allo strumento dell’e-commerce, che hanno negli stessi ristoratori i loro primi promoter.

Secondo le prime stime elaborate da Coldiretti a livello regionale, le perdite ipotizzate potrebbero al momento sfiorare il 70%. Il Piemonte è un territorio storicamente votato alla produzione vitivinicola, potendo vantare 17 tipologie Docg e 42 Doc: «Un vino di qualità che negli ultimi anni ha consentito di conquistare importanti riconoscimento e quote di mercato in tutto il mondo. Tanti sacrifici che ora rischiano di essere compromessi». Quale può essere il rimedio per un settore che starebbe rischiando un vero collasso? «Oltre ad un piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia”». Per Baudo occorre «garantire liquidità alle imprese con interventi sia a livello nazionale che europeo, superando le lentezze della burocrazia. Bisogna ricostruire un clima di fiducia nei confronti del “Made in Italy”, da sempre riconosciuto come un eccellenza riconosciuta in tutto il mondo.

 

 

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