Potrebbe sembrare un’ovvia battuta, ma nel centrosinistra in vista delle elezioni regionali di giugno la vera novità è che… non ci sono novità. Nei giorni scorsi sarebbe saltato l’ennesimo tavolo per definire il “perimetro” della coalizione chiamata poi a indicare il candidato presidente da contrapporre all’uscente (e nuovamente in pista) Alberto Cirio.
Il novarese Domenico Rossi, consigliere regionale e segretario piemontese del Pd, sta lavorando instancabilmente per mettere assieme le tessere di un puzzle che si sta invece rivelando giorno dopo giorno un complesso rompicapo.
Il tempo passa e in agenda rimane più volte sottolineato il confronto con il Movimento 5 Stelle allo scopo di raggiungere un’intesa al più presto, per poi dare ufficialmente il via alla campagna elettorale. Il primo nodo da sciogliere è quello della coalizione, che al momento, oltre ai dem impegnati nel ruolo di capo cordata, vi sarebbero unicamente una serie di partitini d’area. Tutta da valutare, solo per fare un esempio, la posizione di Azione.
Enrico Costa, numero due del partito di Carlo Calenda, anche per i buoni rapporti personali con Alberto Cirio (sono entrambi cuneesi) avrebbe garantito l’appoggio – con tanto di simbolo del partito – proprio all’ex europarlamentare, provocando un forte mal di pancia nella base del partito, soprattutto nel Piemonte Orientale e, in particolar modo, fra i militanti di estrazione politica più legata alla sinistra.
In questo scenario appare al momento problematico anche provare a ipotizzare il nome di un candidato presidente se si considera che pare sia tramontata anche l’ipotesi della parlamentare Chiara Gribaudo. Intanto il nome di Rossi come capolista nella provincia di Novara per il Pd è da tempo dato come “blindato”. Resta da vedere a chi andranno gli altri due posti. E mentre nello schieramento opposto sono in questi giorni di volta in volta ufficializzati i componenti delle varie liste, fra i dem oltre a Rossi vi è al momento il nulla, o il buio più assoluto.
Troppo facile, si sussurra, altrove, dove sono tanti a correre (e prima ancora a offrirsi); più difficile fra chi teme di “bruciarsi”. Un mesetto ancora, ma sta di fatto che il Pd locale lavora per presentare agli elettori tre nomi spendibili che possano raccogliere prima di tutto le istanze del territorio. Qualcosa si muove; e – forse – si muoverà di più dopo le elezioni in Sardegna, fissato da qualcuno come vero spartiacque per conoscere novità.