«Dobbiamo tornare a parlare con la gente». Il Pd traccia le linee della sconfitta. A Novara un risultato così basso il Pd non l’aveva mai raggiunto, segno che qualcosa non è andata come avrebbe dovuto, considerando anche l’andamento nazionale dove in molti capoluoghi alle urne si è verificato un netto ritorno al centro sinistra.
«Mi sento sulle spalle la responsabilità di tutte le persone che mi hanno dato fiducia, però dobbiamo prenderci la responsabilità collettiva di ricominciare a tornare nei quartieri in cui il partito in questi anni è stato assente» commenta Milù Allegra, già consigliera comunale, che per seconda volta consecutiva è stata la candidata più votata in assoluto con 944 preferenze pari al 13% dei voti del Pd a fronte di 812 raccolti alle elezioni del 2016 corrispondenti al 7%.
«Bisogna tornare a fare politica nei quartieri popolari guardando a quelle fasce di popolazione che dovremmo più rappresentare ascoltando i problemi concreti come la casa e il lavoro. Certo noi non facciamo promesse facili quindi è più complicato farsi ascoltare, però è da qui che dobbiamo ripartire, senza conflitti interne. Oltretutto questa era una partita particolarmente difficile con un sindaco uscente che durante il Covid è stato capace di raccogliere emotivamente le paure della gente».
«Inutile dire che a Novara si è trattato di una debacle a differenza di quello successo invece a Trecate dove non si è andati al ballottaggio per una manciata di voti – afferma il consigliere regionale Domenico Rossi -. Nel capoluogo ci siamo trovati di fronte a una battagliai impari dove non è nemmeno arrivata l’eco nazionale. Ora credo che tutto il centro sinistra debba interrogarsi profondamente senza fermarsi al “ma Canelli era troppo forte”, piuttosto capire perché le proposte non sono arrivate alle persone. Una riflessione seria, senza divisioni, per non far passare invano questa sconfitta e guardare al futuro».
A dieci anni di distanza dalla sua elezione, l’ex sindaco Andrea Ballarè, punta invece il dito al contesto nazionale, considerato uno degli elementi che più hanno condizionato il voto novarese. «Ci troviamo in una situazione di grande equilibrio con tutte le forze al governo, dunque in un clima non competitivo, una sorta di pax romana; a differenza del 2011 quando il partito di Berlusconi iniziava il suo declino e la gente era pronta a una svolta. Bisogna poi tenere conto del fatto che Novara è una città di centro destra, conservatrice e tradizionalista, e le parentesi le abbiamo viste solo con la giunta Correnti e la mia, peraltro entrambe più centriste che di estrema sinistra. Insomma, per poter ribaltare il sentimento dei novaresi sono necessari elementi forti sia nazionali che locali. Di sicuro questo non è un voto che guarda al futuro e alla speranza, ma al passato e alla sicurezza che il primo cittadino è stato in grado di trasmettere durante la pandemia, oltre al fatto che Canelli non è un sindaco di destra ma di centro e questo lo rende rassicurante anche per molti della sinistra».