Alla Fondazione Marazza di Borgomanero si parla di guerra e democrazia

Incontro con il libro di Vittorio Emanuele Parsi "Il posto della guerra e il costo della libertà"

La Fondazione Marazza di Borgomanero dedica una serata alla riflessione sui temi della guerra e della democrazia. E lo fa con Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni internazionali nella
facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano e professore all’Università della Svizzera Italiana.

Parsi è autore del libro “Il posto della guerra e il costo della libertà” che presenterà a Villa Marazza mercoledì 18 gennaio alle 18.

«Dopo quasi ottant’anni la guerra è ricomparsa sul Vecchio Continente – spiega Parsi -. L’aggressione scellerata che Vladimir Putin ha scatenato contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022 ha rotto decenni di pace e ha fatto sì che l’Europa tornasse a essere ciò che per secoli era sempre stata fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale: ‘il posto della guerra’. Come è potuto accadere uno scempio simile proprio nella ‘civile Europa’? Nel luogo che ha rappresentato un pilastro di quell’ordine liberale che ha trasformato il sistema internazionale stringendo attorno a sé una famiglia di democrazie affratellate e tessendo una fitta trama di istituzioni e trattati garanti della cooperazione e della pace? Se la pace,
dunque, è stata infranta proprio dove le condizioni per mantenerla erano le migliori possibili, che speranza resta per evitare che la forza ricominci a essere la sola “regola del mondo”? La risposta a questa domanda passa per la consapevolezza che la possibilità di escludere la guerra come prospettiva deriva proprio dalla credibilità e dalla sopravvivenza di quell’ordine liberale che la guerra di Putin ha messo sotto attacco: l’invasione russa dell’Ucraina non è infatti solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti di quel paese, ma è anche un’esplicita aggressione all’Occidente democratico e ai principi e alle regole su cui si fonda. Ripensare la guerra, e il suo posto nella cultura politica europea contemporanea, dopo l’Ucraina è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti a un disegno spezzato senza nessuna strategia per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali. Perché se c’è una cosa che la fiera resistenza del popolo ucraino ci ha insegnato è che non bisogna arrendersi mai, che la difesa della propria libertà ha un costo ma è il presupposto per perseguire ogni sogno, ogni speranza, ogni scopo, che le cose per cui vale la pena vivere sono le stesse per cui vale la pena morire».

L’autore dialogherà con il professore di Scienze politiche, Nicola Pasini, e il direttore della Fondazione, Giovanni Cerutti.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Alla Fondazione Marazza di Borgomanero si parla di guerra e democrazia

Incontro con il libro di Vittorio Emanuele Parsi “Il posto della guerra e il costo della libertà”

La Fondazione Marazza di Borgomanero dedica una serata alla riflessione sui temi della guerra e della democrazia. E lo fa con Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni internazionali nella
facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano e professore all'Università della Svizzera Italiana.

Parsi è autore del libro "Il posto della guerra e il costo della libertà" che presenterà a Villa Marazza mercoledì 18 gennaio alle 18.

«Dopo quasi ottant’anni la guerra è ricomparsa sul Vecchio Continente - spiega Parsi -. L'aggressione scellerata che Vladimir Putin ha scatenato contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022 ha rotto decenni di pace e ha fatto sì che l’Europa tornasse a essere ciò che per secoli era sempre stata fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale: ‘il posto della guerra’. Come è potuto accadere uno scempio simile proprio nella ‘civile Europa’? Nel luogo che ha rappresentato un pilastro di quell’ordine liberale che ha trasformato il sistema internazionale stringendo attorno a sé una famiglia di democrazie affratellate e tessendo una fitta trama di istituzioni e trattati garanti della cooperazione e della pace? Se la pace,
dunque, è stata infranta proprio dove le condizioni per mantenerla erano le migliori possibili, che speranza resta per evitare che la forza ricominci a essere la sola "regola del mondo"? La risposta a questa domanda passa per la consapevolezza che la possibilità di escludere la guerra come prospettiva deriva proprio dalla credibilità e dalla sopravvivenza di quell’ordine liberale che la guerra di Putin ha messo sotto attacco: l’invasione russa dell’Ucraina non è infatti solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti di quel paese, ma è anche un’esplicita aggressione all’Occidente democratico e ai principi e alle regole su cui si fonda. Ripensare la guerra, e il suo posto nella cultura politica europea contemporanea, dopo l’Ucraina è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti a un disegno spezzato senza nessuna strategia per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali. Perché se c’è una cosa che la fiera resistenza del popolo ucraino ci ha insegnato è che non bisogna arrendersi mai, che la difesa della propria libertà ha un costo ma è il presupposto per perseguire ogni sogno, ogni speranza, ogni scopo, che le cose per cui vale la pena vivere sono le stesse per cui vale la pena morire».

L'autore dialogherà con il professore di Scienze politiche, Nicola Pasini, e il direttore della Fondazione, Giovanni Cerutti.

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