Andrea Licata in arte Licata è, prima di tutto, un rapper. Un musicante dalla pena graffiante capace di assemblare sonorità moderne e contagiose. Tuttavia questa è solo una delle tante facce di Licata, sì, perchè l’artista novarese è anche il presidente dell’Aps Downstreet, fondatore del Downstreet Studios e titolare del Big Lebowski Culture Club, un locale che, nel corso degli anni, è diventato un punto di riferimento per numerosi musicisti del nostro territorio e non solo. Una sorta di piccola mecca della musica indipendente, un luogo di ritrovo e, soprattutto, “fabbrica” a ciclo continuo di talenti.
Giovane, poliedrico, fortemente motivato e spinto da una passione che gli si legge negli occhi e nella musica che compone, Licata ci ha ospitati nel suo studio di registrazione per farci sbirciare un po’ più da vicino il folle mondo di un giovanissimo musicista, produttore e imprenditore.
Come ti sei avvicinato alla musica e chi ti ha influenzato maggiormente?
Ho sempre ascoltato un sacco di musica di ogni genere fin da bambino, prevalentemente i cantautori italiani che sentivo in casa, prendevo lezioni di chitarra (che non ho mai veramente imparato a suonare per pura pigrizia adolescenziale) fino ad innamorarmi dell’Hip-Hop a circa 12-13 anni, che mi ha aperto ad una nuova concezione della musica. Ho sempre cercato di analizzare in maniera critica e approfondita tutto ciò che ascoltavo, partendo dai primissimi album di Fabri Fibra, Caparezza, Club Dogo, Salmo e la Machete Crew e di tutta la vecchia generazione del Rap Italiano, oltre che dei pionieri dell’Hip-Hop americano (Eminem, Dr.Dre, Jay-Z). Ho avuto, inoltre, tantissime influenze dalla musica Metal, Elettronica ed Urban estera.
Sei musicista e imprenditore. Come bilanci le due cose?
Sono due dimensioni differenti ma che fortunatamente riesco a rendere complementari. E’ da poco uscito il mio progetto “Nuova Aria Mixtape, Vol.2” in cui ho voluto coinvolgere alcuni artisti novaresi promettenti, appartenenti a diverse sfere e culture musicali. Con il Downstreet Studios cerchiamo di tenere in piedi una grossa fetta di scena novarese che cerca un posto familiare dove realizzare i propri progetti musicali. Con il Big Lebowski Culture Club, invece, stiamo provando a riattivare la scena novarese dal punto di vista dei concerti dal vivo e degli eventi culturali. Il fatto che la maggior parte dei ragazzi interni a questo progetto siano artisti fa in modo che si riesca a capirne perfettamente le esigenze e si lavori bene in un ambiente giovane e coinvolgente.
Cosa significa lavorare nella musica a Novara in questo periodo storico? Lo stato di salute della musica novarese?
Arriviamo ovviamente da un periodo molto duro per il settore musicale e dello spettacolo. Tante realtà locali hanno chiuso i battenti, tante band si sono sciolte ed ora siamo in fase di ripartenza. Novara ha un background musicale importante, che purtroppo stava già venendo a mancare negli anni precedenti alla pandemia. Ad oggi ci sono pochissime situazioni di aggregazione giovanile e culturale, oltre alla mancanza quasi totale di locali che diano la possibilità agli artisti di esibirsi, di incontrarsi e far conoscere la loro arte. Il Downstreet Studios e il Big Lebowski sono il frutto, quasi inaspettato, dell’esigenza di colmare questo vuoto. Stiamo notando un grande movimento spontaneo di artisti che collaborano e portano avanti progetti comuni e questo ovviamente ci rende orgogliosi.
Hai ottenuto diversi successi lavorativi, quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Ho avuto la fortuna di avere intorno soci, collaboratori, ma prima di tutto amici, che hanno creduto nel progetto e si sono impegnati al massimo per la causa, cerchiamo costantemente di migliorarci e in futuro di organizzare iniziative sempre più importanti per noi e per la comunità, non solo sul piano musicale, ma anche culturale e di aggregazione degli studenti universitari. Il vero obiettivo è quello di far emergere, in maniera significativa, la vera anima musicale ed artistica di questa città. A Novara e in provincia ci sono tantissimi giovani talenti che non hanno la possibilità di esprimere le proprie capacità ed è importante creare una struttura e una situazione con cui questo possa realizzarsi. Non è semplice purtroppo. Novara ha dei limiti evidenti, la mancanza di locali inadatti per la musica live e una diffusa mentalità restia agli eventi musicali. Fortunatamente stiamo notando che qualcosa si sta smuovendo e che è possibile realizzare iniziative importanti.
Qualche consiglio ai giovani musicisti?
Non fatevi abbattere da chi vi dice che il vostro progetto è irrealizzabile o che non vi porterà da nessuna parte. Fate sempre tutto quello che è necessario per portare avanti la vostra visione, con umiltà, dedizione e sacrificio. Lavorate sempre in maniera pulita, corretta e amando la musica che fate, non siate individualisti ed apritevi al confronto con altre realtà ed altri artisti, non c’è nulla di più stimolante.