Cavalleria rusticana e Pagliacci, l’abbinata verista in scena in una cava di tufo al Teatro Coccia

La tradizionale abbinata di “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci” permette di leggere i due titoli in sintonia nonostante si tratti di opere di autori (Mascagni e Leoncavallo) e stili diversi. Le affinità veriste sono note: dall’ambientazione contadina alla trama che mette in scena gelosia, vendetta, prepotenza maschile e violenza sulle donne. Ci saranno tutti questi elementi nell’allestimento prodotto dal Teatro Coccia in programma questo fine settimana con tre repliche: venerdì 10 maggio alle 20.30 e domenica 12 alle 16 con il cast principale, sabati 11 alle 20.30 con il cast di giovani interpreti.

La direttrice del Coccia, Corinne Baroni, ha chiesto che le due opere venissero ambientate in una cava. «Abbiamo sfruttato ogni centimetro del palcoscenico in altezza, larghezza e profondità, perché avevamo bisogno di spazio anche per ospitare protagonisti e cori e tutto è stato costruito nel laboratorio del Teatro – ha spiegato lo scenografo Matteo Capobianco che per il Coccia ha firmato altri lavori -. La cava si rifà al neorealismo cinematografico, ma come gusto non come modalità di rappresentazione: una cava ipogea di tufo, un buco in cui questa umanità è sprofondata. La platea è come se fosse sottoterra, così come i protagonisti dello spettacolo: un aspetto metaforico molto interessante di questo allestimento».

La regia è affidata a Matteo Mazzoni che a Novara aveva già diretto “Valigie d’occasione” di Joe Schittino e “L’occasione fa il ladro” di Gioachino Rossini: «L’opera di Verga mostra tutto il senso di abbandono da parte del divino. La vita di questi personaggi non è fortunata in nulla e proprio da questa idea siamo partiti per raccontare “Cavalleria rusticana” che ci pone di fronte a quesiti umani: è l’opera della gelosia che è la conseguenza di un disagio, ma ancora prima è l’opera dei piccoli errori umani che tutti facciamo. La cava e la pietra sono il simbolo del lavoro. “Pagliacci” solo alla fine diventa una tragedia, è una commedia di artisti girovaghi, quello che siamo noi che lavoriamo in teatro».

A dirigere l’Orchestra filarmonica italiana ci sarà il Maestro novarese Fabrizio Maria Carminati: «Amo molto questo repertorio verista perchè racconta quello che è accaduto nella società in passato e che accade ancora oggi. Sono due capolavori assoluti del panorama musicale italiano che dovrebbero essere vietati dal socialmente corretto – da cui siamo assillati anche in modo ingiusto – per i temi molto duri che trattano: il femminicidio è protagonista e alcuni registi hanno cercato di modificare il senso. Io non sono d’accordo: sono testi molto duri, che ci appartengono, temi che non vanno sottovalutati, ma bisogna tenere conto anche della storia musicale».

Nel cast principale: Cristina Melis (Santuzza) e Gustavo Porta (Turiddu e Canio), Enrico Maria Piazza (Peppe), Giorgia Gazzola (Lucia) e voci che debuttano i ruoli: Marcello Rosiello Alfio e Tonio, Mariangela Marini Lola, Alessandra Adorno sarà Nedda e Andrea Piazza Silvio.

La seconda recita restano invariati i ruoli di Lucia, Lolla, Nedda e Silvio, mentre sono debutti quelli di Nikolina Janevska nel ruolo di Santuzza, Zizhao Guo come Turiddu e Canio, Theo Magongoma come Alfio e Tonio.

Due le compagini corali, quella della Schola Cantorum San Gregorio Magno, diretta dal Maestro Alberto Sala, e il Coro delle Voci Bianche del Teatro Coccia, guidato dal Maestro Paolo Beretta. Tra i figuranti gli allievi della Scuola del Teatro Musicale STM.

Il dresscode consigliato per la serata e scelto dalla consulente di stile Pier Ancora è il rosso. Main sponsor della produzione Intesa San Paolo.

Info e biglietti QUI

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Cavalleria rusticana e Pagliacci, l’abbinata verista in scena in una cava di tufo al Teatro Coccia

La tradizionale abbinata di "Cavalleria rusticana" e "Pagliacci" permette di leggere i due titoli in sintonia nonostante si tratti di opere di autori (Mascagni e Leoncavallo) e stili diversi. Le affinità veriste sono note: dall'ambientazione contadina alla trama che mette in scena gelosia, vendetta, prepotenza maschile e violenza sulle donne. Ci saranno tutti questi elementi nell'allestimento prodotto dal Teatro Coccia in programma questo fine settimana con tre repliche: venerdì 10 maggio alle 20.30 e domenica 12 alle 16 con il cast principale, sabati 11 alle 20.30 con il cast di giovani interpreti.

La direttrice del Coccia, Corinne Baroni, ha chiesto che le due opere venissero ambientate in una cava. «Abbiamo sfruttato ogni centimetro del palcoscenico in altezza, larghezza e profondità, perché avevamo bisogno di spazio anche per ospitare protagonisti e cori e tutto è stato costruito nel laboratorio del Teatro - ha spiegato lo scenografo Matteo Capobianco che per il Coccia ha firmato altri lavori -. La cava si rifà al neorealismo cinematografico, ma come gusto non come modalità di rappresentazione: una cava ipogea di tufo, un buco in cui questa umanità è sprofondata. La platea è come se fosse sottoterra, così come i protagonisti dello spettacolo: un aspetto metaforico molto interessante di questo allestimento».

La regia è affidata a Matteo Mazzoni che a Novara aveva già diretto "Valigie d’occasione" di Joe Schittino e "L’occasione fa il ladro" di Gioachino Rossini: «L'opera di Verga mostra tutto il senso di abbandono da parte del divino. La vita di questi personaggi non è fortunata in nulla e proprio da questa idea siamo partiti per raccontare "Cavalleria rusticana" che ci pone di fronte a quesiti umani: è l'opera della gelosia che è la conseguenza di un disagio, ma ancora prima è l'opera dei piccoli errori umani che tutti facciamo. La cava e la pietra sono il simbolo del lavoro. "Pagliacci" solo alla fine diventa una tragedia, è una commedia di artisti girovaghi, quello che siamo noi che lavoriamo in teatro».

A dirigere l'Orchestra filarmonica italiana ci sarà il Maestro novarese Fabrizio Maria Carminati: «Amo molto questo repertorio verista perchè racconta quello che è accaduto nella società in passato e che accade ancora oggi. Sono due capolavori assoluti del panorama musicale italiano che dovrebbero essere vietati dal socialmente corretto - da cui siamo assillati anche in modo ingiusto - per i temi molto duri che trattano: il femminicidio è protagonista e alcuni registi hanno cercato di modificare il senso. Io non sono d'accordo: sono testi molto duri, che ci appartengono, temi che non vanno sottovalutati, ma bisogna tenere conto anche della storia musicale».

Nel cast principale: Cristina Melis (Santuzza) e Gustavo Porta (Turiddu e Canio), Enrico Maria Piazza (Peppe), Giorgia Gazzola (Lucia) e voci che debuttano i ruoli: Marcello Rosiello Alfio e Tonio, Mariangela Marini Lola, Alessandra Adorno sarà Nedda e Andrea Piazza Silvio.

La seconda recita restano invariati i ruoli di Lucia, Lolla, Nedda e Silvio, mentre sono debutti quelli di Nikolina Janevska nel ruolo di Santuzza, Zizhao Guo come Turiddu e Canio, Theo Magongoma come Alfio e Tonio.

Due le compagini corali, quella della Schola Cantorum San Gregorio Magno, diretta dal Maestro Alberto Sala, e il Coro delle Voci Bianche del Teatro Coccia, guidato dal Maestro Paolo Beretta. Tra i figuranti gli allievi della Scuola del Teatro Musicale STM.

Il dresscode consigliato per la serata e scelto dalla consulente di stile Pier Ancora è il rosso. Main sponsor della produzione Intesa San Paolo.

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