Cinquanta fotografie, come gli anni di attività di Mario Finotti. E’ mostra “Ho visto cose”, che il fotografo novarese ha allestito nella Sala dell’Accademia del complesso del Broletto (visitabile sino a domenica 26 nei consueti orari di apertura dello spazio) in concomitanza con la decisione di donare il suo sterminato archivio all’Istituto storico della Resistenza “Piero Fornara”.
Negli scatti proposti c’é un po’ di tutto. Immagini piccole e di dimensioni più ampie. Qualche suggestivo bianco e nero e poi tanto colore, a testimoniare il passaggio di un’epoca (che Finotti suddivide in tre, segmentate dal passaggio al “full color” da parte della carta stampata con il nuovo millennio e poi ancora allo sbarco del digitale, proponendo quindi anche una sorta «di riflessione sul nostro mestiere e i cambiamenti che ha affrontato»), ma soprattutto tanti temi. In mezzo secolo Mario Finotti (con il suo obiettivo) è stato testimone di avvenimenti di cronaca come di sport; eventi sportivi, culturali e altro ancora, dove ognuno di noi, come ha ricordato il presidente dell’Istituto storico Paolo Cattaneo in occasione del vernissage «può rispecchiarsi». Alle sue parole gli ha fatto eco la consigliera delegata alla Cultura della Provincia Marzia Vicenzi, che ha voluto definirla un vero e proprio «salto nel tempo», mentre il sindaco Alessandro Canelli ha auspicato che l’iniziativa si trasformi «in una pubblicazione da lasciare alla città», testimonianza di tanti eventi, qualsiasi genere, come ha ricordato l’assessore allo Sport del Comune Ivan De Grandis.
Con Finotti hanno collaborato lo storico Roberto Bottacchi, ma soprattutto l’amico giornalista Renato Ambiel, autore delle didascalie che accompagnano le immagini, per tanti anni suo compagno di avventura professionale. Proprio Ambiel nel pomeriggio di oggi, venerdì 17 marzo alle 17 (qualcuno evidentemente non dà peso a certi numeri…), nel Salone dell’Arengo terrà un incontro, il primo dei due eventi collaterali alla mostra, con i giornalisti delle testate novaresi parlando di “Splendori e miserie della vita in redazione”.