Corrado Augias vince anche sulla pandemia. Le norme sulla sicurezza e il distanziamento hanno forse impedito i “numeri” delle sue precedenti visite a Novara, ma il popolare scrittore, giornalista e volto televisivo della Rai ha “salutato” con la sua presenza la nuova stagione del “Circolo dei lettori” riempiendo (per quanto la capienza sia stata fortemente ridotta per i motivi già spiegati) ancora una volta l’Arengo del Broletto per presentare “Breviario per un confuso presente”, sua ultima fatica letteraria edita da Einaudi. Un volume impegnativo, ma al tempo stesso intrigante. Qualcuno l’ha voluto definire una “bussola intellettuale” che vorrebbe offrire un orientamento fra i cambiamenti della nostra moderna quotidianità. L’autore lo considera piuttosto un “compendio”.
Introdotto dalla direttrice del Circolo Elena Loewenthal, Augias ha esordito dicendo «che il titolo è un po’ diminutivo, perché il nostro presente è confuso, ma al tempo stesso rivoluzionario. La mia idea è quella che noi stiamo vivendo la più grande rivoluzione nella storia dell’umanità, il passaggio della cultura della carta a quella della “rete”». Una rivoluzione che sta toccando tutti gli ambiti, non solo nel modo di comunicare, «che potrebbe portare a mutamenti anche antropologici nelle nuove generazioni, con aspetti positivi e negativi». Anche l’invenzione dei caratteri mobili o la scoperta dell’energia elettrica furono rivoluzionari, «ma questa è più grande ancora per due elementi che la caratterizzano: velocità e vastità globale nella diffusione».
Senza troppi giri di parole, l’oggetto dell’analisi affrontata è lo smatphone, strumento dalle infinite potenzialità, le cui funzioni erano forse impensabili sino a un quarto di secolo fa, ma dal quale dobbiamo in qualche modo stare attenti, perché si tratta «di un’intelligenza artificiale che comincia a influenzare le nostre vite, che ci spia, ci classifica in base alle nostre preferenze e ai nostri gusti».
Nel libro Augias, attraverso una fitta sequenza di capitoli, cerca allora di elaborare «un’idea», indicando alcuni elementi dai quali siamo circondati. E lo fa partendo da una frase di Francesco Petrarca: “Simul ante retroque prospiciens”, cioè «dobbiamo guardare avanti, pensando al futuro, senza perdere di vista quei processi bassi che ci consentono di capire come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo». Una riflessione rivolta soprattutto ai giovani; e che apre profonde riflessioni e interrogativi: «Forse un giorno una macchina arriverà a sostituire completamente la figura del medico o dell’infermiere, ma tra il paziente e il robot, che non è un essere vivente ma solo uno strumento programmato per assolvere a certe funzioni, potrà mai instaurarsi la stessa empatia?». Domanda alla quale non esiste (forse ancora) una risposta.