Deda Colonna: «Novaresi, venite al Coccia a vedere il nostro Barbablù»

La regista novarese, conosciuta in tutto il mondo, che si è occupata dell'ultima produzione del Teatro, lancia un appello alla sua città. Debutto sabato e replica domenica per l'opera di Bartok

«Novaresi, venite al Coccia a vedere il nostro Barbablù. Il Teatro ha riaperto al 100%, è bello e ristrutturato, è un bene prezioso, non abbiate dubbi, vi aspettiamo». È questo l’appello che la regista Deda Cristina Colonna, novarese ma conosciuta in tutto il mondo, ha rivolto alla sua città in occasione della presentazione del Castello di Barbablù di Bartok, l’unica opera del compositore ungherese, che andrà in scena sabato 23 ottobre alle 20.30 e in replica domenica 24 alle 16.

Sarà proprio lei a seguire la regia: «Un lavoro di grande intensità emotiva per un’opera che si presta a tante interpretazioni. Ho voluto rivedere la figura di Barbablù, solitamente individuato come stereotipo dell’uxoricida spietato, come un uomo che si sposa per la quarta volta nella speranza di essere amato in modo incondizionato con tutte le sue contraddizioni». Solo due i personaggi in scena: Barbablù, appunto, e la moglie Judith. Ma come ha giustamente sottolineato la regista «il castello è il terzo personaggio che rappresenta il mondo interiore di Barbablù. Altro elemento di spicco è la presenza del sangue ovvero il tormento di Barbablù nel doversi confrontare con i diversi aspetti della vita».

L’opera, della durata di circa un’ora, sarà preceduta da dieci minuti di prologo interpretato da Giuditta Pascucci e Carolina Rapillo con suggestioni delle Ore delle spose, il componimento di Claudio Scannavini andato in scena la scorsa settimana a Casa Bossi e che ha introdotto il pubblico alla rappresentazione del Barbablù.

«È stato un vero e proprio processo creativo anche grazie al direttore d’orchestra Marco Alibrando che ha consentito di creare una regia completa, al pianoforte di Mirko Godio durante le prove, alla mia assistenza Hannah Gelesz di origine ungherese grazie alla quale abbiamo potuto interpretare il testo al meglio» ha concluso Colonna.

Le scenografie sono del novarese Matteo Capobianco che al Coccia ha già curato gli allestimenti di Rigoletto e delle micro opere. «Rispettare la macchina scenica per me non è un limite, anzi un modo per esprimere la mia espressività e con Deda c’è stata una particolare affinità elettiva».

L’opera va in scena in prima mondiale con una riscrittura musicale di due allievi dell’Accademia Amo, Paola Magnanini e Salvatore Passantino, i quali, restando fedeli alla partitura di Bartok, hanno proceduto alla riduzione per 23 orchestrali anziché 110. Al loro debutto nei rispettivi ruoli Mary Elisabeth Williams (Judith) e Andrea Mastroni (Barbablù). «Sono americana, ho sposato un italiano e vivo a Sedriano. È meraviglioso poter tornare sul palcoscenico e lavorare vicino a casa. Qui mi sono sentita adottata e sono felice di poter condividere questo spettacolo nel segno di un vero ritorno a teatro» ha detto Williams.

«Questo Barbablù è per me un punto di arrivo dopo vent’anni di carriera che festeggio proprio in questi giorni – ha raccontato Mastroni -. Una storia molto umana e molto poco magica che mi sta regalando molte emozioni».

Info e biglietti sul sito del Teatro Coccia o in biglietteria.

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Dietro le quinte del Teatro Coccia aspettando il Barbablù di Bartok

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Deda Colonna: «Novaresi, venite al Coccia a vedere il nostro Barbablù»

La regista novarese, conosciuta in tutto il mondo, che si è occupata dell’ultima produzione del Teatro, lancia un appello alla sua città. Debutto sabato e replica domenica per l’opera di Bartok

«Novaresi, venite al Coccia a vedere il nostro Barbablù. Il Teatro ha riaperto al 100%, è bello e ristrutturato, è un bene prezioso, non abbiate dubbi, vi aspettiamo». È questo l’appello che la regista Deda Cristina Colonna, novarese ma conosciuta in tutto il mondo, ha rivolto alla sua città in occasione della presentazione del Castello di Barbablù di Bartok, l’unica opera del compositore ungherese, che andrà in scena sabato 23 ottobre alle 20.30 e in replica domenica 24 alle 16.

Sarà proprio lei a seguire la regia: «Un lavoro di grande intensità emotiva per un’opera che si presta a tante interpretazioni. Ho voluto rivedere la figura di Barbablù, solitamente individuato come stereotipo dell’uxoricida spietato, come un uomo che si sposa per la quarta volta nella speranza di essere amato in modo incondizionato con tutte le sue contraddizioni». Solo due i personaggi in scena: Barbablù, appunto, e la moglie Judith. Ma come ha giustamente sottolineato la regista «il castello è il terzo personaggio che rappresenta il mondo interiore di Barbablù. Altro elemento di spicco è la presenza del sangue ovvero il tormento di Barbablù nel doversi confrontare con i diversi aspetti della vita».

L’opera, della durata di circa un’ora, sarà preceduta da dieci minuti di prologo interpretato da Giuditta Pascucci e Carolina Rapillo con suggestioni delle Ore delle spose, il componimento di Claudio Scannavini andato in scena la scorsa settimana a Casa Bossi e che ha introdotto il pubblico alla rappresentazione del Barbablù.

«È stato un vero e proprio processo creativo anche grazie al direttore d’orchestra Marco Alibrando che ha consentito di creare una regia completa, al pianoforte di Mirko Godio durante le prove, alla mia assistenza Hannah Gelesz di origine ungherese grazie alla quale abbiamo potuto interpretare il testo al meglio» ha concluso Colonna.

Le scenografie sono del novarese Matteo Capobianco che al Coccia ha già curato gli allestimenti di Rigoletto e delle micro opere. «Rispettare la macchina scenica per me non è un limite, anzi un modo per esprimere la mia espressività e con Deda c’è stata una particolare affinità elettiva».

L’opera va in scena in prima mondiale con una riscrittura musicale di due allievi dell’Accademia Amo, Paola Magnanini e Salvatore Passantino, i quali, restando fedeli alla partitura di Bartok, hanno proceduto alla riduzione per 23 orchestrali anziché 110. Al loro debutto nei rispettivi ruoli Mary Elisabeth Williams (Judith) e Andrea Mastroni (Barbablù). «Sono americana, ho sposato un italiano e vivo a Sedriano. È meraviglioso poter tornare sul palcoscenico e lavorare vicino a casa. Qui mi sono sentita adottata e sono felice di poter condividere questo spettacolo nel segno di un vero ritorno a teatro» ha detto Williams.

«Questo Barbablù è per me un punto di arrivo dopo vent’anni di carriera che festeggio proprio in questi giorni – ha raccontato Mastroni -. Una storia molto umana e molto poco magica che mi sta regalando molte emozioni».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore