“Distacco”, la mostra che racconta l’esodo giuliano dalmata

E’ visitabile fino al 1° marzo nell’ala ovest del castello di Novara la mostra “Distacco”, dedicata a immagini e documenti relativi all’esodo giuliano damata. L’iniziativa, che ha coinvolto la sezione locale dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia e l’Istituto Storico della Resistenza, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Novara, è stata inaugurata sabato e rientra nelle iniziative collegate al “Giorno del Ricordo”.

Un allestimento principalmente fotografico, che presenta documenti legati alla vita di tante famiglie provenienti dai territori ceduti alla Jugoslavia all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale, dal loro arrivo alla caserma “Perrone” sino all’inaugurazione del Villaggio Dalmazia alla metà degli anni ’50 del secolo scorso. La mostra rappresenta inoltre il secondo passaggio di una progetto sul tema che ha visto lo scorso anno la premiazione di novaresi originari di quei territori vicini al “confine orientale” particolarmente distintisi nello sport.

«Una comunità, quella giuliano dalmata che all’inizio è stata “ospite” – ha detto il consigliere regionale Federico Perugini aprendo gli interventi delle autorità – ma che oggi rappresenta una “spina dorsale” della città, con una storia importante che non deve essere dimenticata». Un’iniziativa importante per il consigliere provinciale con delega alla Cultura Ivan De Grandis «per una pagina della nostra storia che non viene sempre raccontata, un dramma italiano tenuto nascosto per decenni. Il lavoro che possiamo fare noi è quello di cambiare passo e raccontare la verità anche per quella che è stata la tragedia delle foibe».

Il più direttamente coinvolto è il vicepresidente del consiglio comunale Claudio Strozzi, lui stesso figlio di esuli zaratini: «Qui c’è la mia gente e questa mostra altro non è che una testimonianza storica che rappresenta una parte di italiani che hanno dovuto abbandonare le loro terre per rimanere in Italia». Hanno poi preso la parola l’avvocato Gianluigi Garone, componente del cda della Fondazione Castello, mentre il presidente Massimiliano Atelli (anche lui originario della Dalmazia), impossibilitato a intervenire, ha fatto giungere ai presenti una testimonianza registrata.

Per Paolo Cattaneo, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza «quella di oggi è una mostra della “verità”, che non deve rimanere nascosta. Anche in questo caso importante è fare memoria, per non dimenticare le sofferenze di tanti e per non ripetere gli errori del passato». Un tema storico, quello dell’esodo giulianodalmata, come ha voluto ricordare Antonio Leone, collaboratore dell’Istituto «del quale ci occupiamo ormai da sedici anni, cercando di dare conto in maniera compiuta alle indicazioni che sono state data dalla legge che ha istituito il “Giorno del Ricordo”».

Antonio Sarli, presidente dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia di Novara, ha ricordato invece le tappe salienti di questo organismo, nato inizialmente con funzioni di assistenza post – bellica, ha poi per assumere compiti di rappresentanza e di insegnamento della memoria storica nelle scuole».

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“Distacco”, la mostra che racconta l’esodo giuliano dalmata

E’ visitabile fino al 1° marzo nell’ala ovest del castello di Novara la mostra “Distacco”, dedicata a immagini e documenti relativi all’esodo giuliano damata. L’iniziativa, che ha coinvolto la sezione locale dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia e l’Istituto Storico della Resistenza, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Novara, è stata inaugurata sabato e rientra nelle iniziative collegate al “Giorno del Ricordo”. Un allestimento principalmente fotografico, che presenta documenti legati alla vita di tante famiglie provenienti dai territori ceduti alla Jugoslavia all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale, dal loro arrivo alla caserma “Perrone” sino all’inaugurazione del Villaggio Dalmazia alla metà degli anni ’50 del secolo scorso. La mostra rappresenta inoltre il secondo passaggio di una progetto sul tema che ha visto lo scorso anno la premiazione di novaresi originari di quei territori vicini al “confine orientale” particolarmente distintisi nello sport. «Una comunità, quella giuliano dalmata che all’inizio è stata “ospite” - ha detto il consigliere regionale Federico Perugini aprendo gli interventi delle autorità - ma che oggi rappresenta una “spina dorsale” della città, con una storia importante che non deve essere dimenticata». Un’iniziativa importante per il consigliere provinciale con delega alla Cultura Ivan De Grandis «per una pagina della nostra storia che non viene sempre raccontata, un dramma italiano tenuto nascosto per decenni. Il lavoro che possiamo fare noi è quello di cambiare passo e raccontare la verità anche per quella che è stata la tragedia delle foibe». Il più direttamente coinvolto è il vicepresidente del consiglio comunale Claudio Strozzi, lui stesso figlio di esuli zaratini: «Qui c’è la mia gente e questa mostra altro non è che una testimonianza storica che rappresenta una parte di italiani che hanno dovuto abbandonare le loro terre per rimanere in Italia». Hanno poi preso la parola l’avvocato Gianluigi Garone, componente del cda della Fondazione Castello, mentre il presidente Massimiliano Atelli (anche lui originario della Dalmazia), impossibilitato a intervenire, ha fatto giungere ai presenti una testimonianza registrata. Per Paolo Cattaneo, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza «quella di oggi è una mostra della “verità”, che non deve rimanere nascosta. Anche in questo caso importante è fare memoria, per non dimenticare le sofferenze di tanti e per non ripetere gli errori del passato». Un tema storico, quello dell’esodo giulianodalmata, come ha voluto ricordare Antonio Leone, collaboratore dell’Istituto «del quale ci occupiamo ormai da sedici anni, cercando di dare conto in maniera compiuta alle indicazioni che sono state data dalla legge che ha istituito il “Giorno del Ricordo”». Antonio Sarli, presidente dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia di Novara, ha ricordato invece le tappe salienti di questo organismo, nato inizialmente con funzioni di assistenza post - bellica, ha poi per assumere compiti di rappresentanza e di insegnamento della memoria storica nelle scuole».

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