Giordano Morganti, considerato agli inizi degli anni ’70 un precoce talento della fotografia tanto da vedere pubblicati alcuni suoi scatti sulla prestigiosa rivista “Vogue” quando ancora era minorenne, presenta sino a martedì 14 giugno nelle sale dell’Accademia del complesso del Broletto (orario 9 – 19 con ingresso libero) una sua personale dal titolo XX Bodies.
Morganti, che ha esposto le sue immagini in Italia e all’estero, ha avuto modo di “raccontare” nel corso della carriera attraverso il suo obiettivo personaggi di fama come attori, top model, campioni di sport, spaziando da Indro Montanelli a Dustin Hoffman e Vasco Rossi, da Fabrizio De André a Sabrina Ferilli. Abbandonata la vicina metropoli, oggi ha scelto il Novarese come luogo di ispirazione per la sua attività e non solo.
Questa particolare rassegna, che gode del patrocinio del Comune di Novara, propone una selezione – dall’originale serie The Body – di venti, da qui il primo significato dell’utilizzo della numerazione romana XX, fotografie di grande formato provenienti da un gruppo di una settantina di immagini in bianco e nero che hanno come soggetto particolari del corpo umano, volti, fasce muscolari e porzioni dell’epidermide che appaiono fortemente ingrandite, persino deformate, impaginate assolutamente prive di qualsiasi ulteriore supporto.
Il titolo dell’allestimento, come viene sottolineato nella presentazione da Antonio Giovanni Mazzeri, rimanda però in qualche modo “all’uso pornografico dello strumento della fotografia e del cinema richiamato dalla lettera X, che in passato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti identificava i film X-rated, cioè quelli vietati ai minori”, dove la ripetizione, due o tre volte, della lettera X (quindi XX o XXX), indicava il grado di intensità erotica dei contenuti.
Nell’insieme sono le inquadrature a fare apparire il corpo stesso in modo pornografico, privandolo del suo linguaggio espressivo originale. Una ricerca, con questo lavoro riservato al corpo, che Morganti unisce a precedenti maggiormente dedicate a tematiche sociali, dove l’artista – fotografo aveva avuto modo di spaziare documentando figure di personaggi in forte difficoltà come i senzatetto o i malati mentali. Dove la fragilità della vita era rinchiusa in un trinomio corpo, individuo e società.
Nelle immagini proposte è inoltre costante e quasi ossessiva la presenza delle mani, con dita che si intrecciano, diventando quasi un soggetto indipendente, mentre la loro impaginazione in questo ambiente particolare conferisce all’insieme un aspetto forse inquietante ma suggestivo. Senza dimenticare il profondo valore sociale presente nella fotografia di Morganti.