Gianmarco Tognazzi sul palco del Coccia con “L’onesto fantasma”

Sabato 25 alle 21 e domenica 26 alle 16 il Teatro Coccia ospita Gianmarco Tognazzi, Fausto Maria Sciarappa e Renato Marchetti, protagonisti di “L’onesto fantasma”, scritto e diretto da Edoardo Erba.

L’onesto fantasma è dedicato a un amico scomparso. Ma di lui non voglio parlare, non pubblicamente – ha reso noto il regista-. L’amicizia è un sentimento che richiede pudore. Come l’amore. E certi testi si scrivono proprio per non dover parlare. L’amore brucia tutto e subito, l’amicizia cuoce a fuoco lento, talvolta lentissimo. Ma gli ingredienti sono gli stessi: i momenti felici, il senso del possesso, gli equivoci, le gelosie, gli allontanamenti, le liti e le pacificazioni, i tradimenti. Tutto più sottotraccia, più facilmente occultabile. Volevo raccontare questa complessità, che un’assenza definitiva rende viva e dolorosa. E volevo anche mettere un po’ di parole di Shakespeare in un mio testo. Prendermi questo onore».

«Misurare la distanza fra quei versi immortali e i miei balbettii. Ma mettendoli insieme su un foglio, anche affermare immodestamente di aver condiviso con lui lo stesso mestiere. Ho scelto l’Amleto. E’ un testo che avevo letto tante volte ma ad ogni rilettura dicevo: non l’ho mai letto. Stavolta ho provato a leggerlo in Inglese e mi sono chiesto perché ho aspettato così tanti anni a farlo. In lingua originale l’Amleto mi è sembrato più musicale, più intimo».

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Gianmarco Tognazzi sul palco del Coccia con “L’onesto fantasma”

Sabato 25 alle 21 e domenica 26 alle 16 il Teatro Coccia ospita Gianmarco Tognazzi, Fausto Maria Sciarappa e Renato Marchetti, protagonisti di "L'onesto fantasma", scritto e diretto da Edoardo Erba.

L’onesto fantasma è dedicato a un amico scomparso. Ma di lui non voglio parlare, non pubblicamente - ha reso noto il regista-. L’amicizia è un sentimento che richiede pudore. Come l’amore. E certi testi si scrivono proprio per non dover parlare. L’amore brucia tutto e subito, l’amicizia cuoce a fuoco lento, talvolta lentissimo. Ma gli ingredienti sono gli stessi: i momenti felici, il senso del possesso, gli equivoci, le gelosie, gli allontanamenti, le liti e le pacificazioni, i tradimenti. Tutto più sottotraccia, più facilmente occultabile. Volevo raccontare questa complessità, che un’assenza definitiva rende viva e dolorosa. E volevo anche mettere un po’ di parole di Shakespeare in un mio testo. Prendermi questo onore».

«Misurare la distanza fra quei versi immortali e i miei balbettii. Ma mettendoli insieme su un foglio, anche affermare immodestamente di aver condiviso con lui lo stesso mestiere. Ho scelto l’Amleto. E’ un testo che avevo letto tante volte ma ad ogni rilettura dicevo: non l’ho mai letto. Stavolta ho provato a leggerlo in Inglese e mi sono chiesto perché ho aspettato così tanti anni a farlo. In lingua originale l’Amleto mi è sembrato più musicale, più intimo».

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