Come ogni anno si sono svolte al Villaggio Dalmazia le celebrazioni per il Giorno del Ricordo, istituito con legge nazionale nel 2004 «al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
Dopo la messa tenuta nella parrocchia della Sacra Famiglia, il corteo ha sfilato fino a piazza Vittime delle Foibe dove gli interventi delle autorità sono stati aperti da Andrea Crivelli, vicepresidente della Provincia di Novara che ha ricordato «l’impegno concreto dell’ente per questa giornata che non è solo un momento di ricordo, ma deve rappresentare un elemento concreto col quale le istituzioni, insieme a chi quelle tragiche vicende le ha vissute direttamente o con le proprie famiglie, possano tramandare con la testimonianza quei fatti, coinvolgendo i giovani perché in loro deve essere vivo il monito che quelle vicende non sono solo un fatto di violenza, ma una vicenda a cui ancora oggi serve riservare massima attenzione».
All’intervento di Crivelli è seguito quello del sindaco di Novara Alessandro Canelli che ha ricordato come «nell’ottobre 1954 è stata posta la prima pietra del Villaggio che ha accolto gli esuli giuliano-dalmati e ha permesso loro di integrarsi nella comunità e contribuire a farla crescere». Canelli, nel richiamare l’oblio che per molto tempo è stato riservato a questa vicenda, ha poi chiamato sul palco Gianni Mancuso, storico esponente di Alleanza Nazionale che nel 2004 rivestiva la carica di deputato della Repubblica ed è stato tra i promotori della legge di istituzione del Giorno.
Un intervento il suo che ha, però, stonato in mezzo agli altri, posati e istituzionali, nel quale l’ex deputato di An ha citato, senza contestualizzarlo, un intervento dell’ex presidente della Camera dei Deputati, Luciano Violante, che in un confronto con Gianfranco Fini a Trieste nel 1998 dichiarava «ci sono state responsabilità gravi del pensiero e del movimento comunista e responsabilità gravi del movimento fascista». Mancuso non ha citato l’ultima parte della frase tentando in maniera ideologica di esacerbare lo scontro su questa giornata, e non ha risparmiato neanche i fatti di cronaca, invocando la necessità di non lasciare impuniti gli atti vandalici perpetrati alla foiba di Basovizza.
La situazione è stata subito mediata dalla prolusione di Flavio Lenaz, presidente dell’associazione giuliano dalmata, che ha ricordato come «i giuliano-dalmati vissero sulla loro pelle la brutalità dei totalitarismi: il fascismo con il suo antislavismo, il nazismo e l’occupazione e il comunismo con i soprusi e le eliminazioni» aggiungendo che l’arrivo degli esuli al Villaggio è stato «non solo l’occasione per ricevere una casa, ma un’opportunità per ricostruire le proprie vite arricchendo Novara grazie alla laboriosità, all’impegno nel lavoro, alla rettitudine, all’onestà e allo spirito di ponderatezza nell’affrontare problemi della vita che rese gli esuli immuni da estremismi e il Villaggio un simbolo di rinascita».