Hayez e i pittori veneziani in mostra a Novara. A ottobre nuova vita alle stanze del castello

Hayez e i pittori veneziani in mostra a Novara. A ottobre nuova vita alle stanze del castello. «Una mostra che guarda al futuro, che abbiamo nel cassetto da molto tempo. Durante la stagione 2020-2021 avemmo voluto portare a Novara un’altra esposizione, ma la pandemia ce lo ha impedito. Quest’anno ricorrono i 1600 anni della fondazione di Venezia e così non potevamo più rimandare questa collettiva dedicata a un anniversario tanto importante». Paolo Tacchini, presidente di Mets Percorsi d’arte, associazione che ha promosso la mostra “Ottocento in collezione” e le due versioni di “Divisionismo, la rivoluzione e della luce”, racconta la nuova mostra intitolata “Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale” che sarà allestita nelle stanze del castello di Novara a partire dal prossimo 30 ottobre.

«Una settantina di quadri – prosegue – che partono proprio dall’opera di Hayez in un percorso espositivo tra i più grandi maestri che hanno operato nella città lagunare nel corso dei primi decenni dell’Ottocento influenzando significativamente con il loro lavoro lo svolgersi della pittura veneziana nella seconda metà del secolo, vera protagonista della rassegna».
L’esposizione, che si snoda come le altre nelle otto sale, ospiterà, nella prima, opere di Ludovico Lipparini, Michelangelo Grigoletti, Marino Pompeo Molmenti Antonio Zona e naturalmente Francesco Hayez.

La seconda sala sarà dedicata a quegli autori, veneziani e non, che più di altri hanno contribuito via via alla trasformazione del genere della veduta in quello del paesaggio: tra questi Giuseppe Canella, Ippolito Caffi, Federico Moja e Domenico Bresolin, quest’ultimo tra i primissimi a interessarsi anche di fotografia e già nel 1854 indicato tra i soci dell’Accademia come “pittore paesista e fotografo”. Titolare dal 1864 della cattedra di Paesaggio, Bresolin fu il primo a condurre i giovani allievi a dipingere all’aperto, in laguna come nell’entroterra, affinché potessero studiare gli effetti di luce e confrontarsi sulla resa del vero in un ambiente nuovo e stimolante, diverso da quello cui erano abituati, per di più, codificato dai grandi vedutisti del passato. Tra loro si ricordano Guglielmo Ciardi, Giacomo Favretto, Luigi Nono, Alessandro Milesi e Ettore Tito, autori sull’opera dei quali sarà incentrata la struttura portante della mostra.

La terza sala sarà interamente dedicata a uno dei più valenti e amati paesaggisti veneti, Guglielmo Ciardi, del quale saranno proposte una decina di opere che, come in una sorta di piccola esposizione monografica, partendo dagli anni sessanta documenteranno l’evoluzione della sua pittura fino ai primi anni novanta.

Le sale successive, la quarta, la quinta e la sesta, saranno dedicate alla “pittura del vero” e avranno come tema la vita quotidiana, proposta e ordinata in tre sezioni tematiche: una prima dedicata agli affetti e alla famiglia, una seconda al mondo del lavoro e una terza agli idilli amorosi, un soggetto a metà strada tra il genere e il vero molto amato e frequentato dai pittori del secondo Ottocento.

L’ottava e ultima sala della mostra sarà invece dedicata alle opere condotte dai medesimi artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, tele di ampio respiro che rifletteranno il rinnovamento e il cambiamento di gusto indotti nella pittura veneziana dal confronto diretto con la cultura figurativa dei numerosi pittori stranieri che partecipavano alle nostre Biennali Internazionali d’Arte.

Fiore all’occhiello della mostra, sarà la settimana sala, interamente dedicata alle versioni del Refugium peccatorum di Luigi Nono. Saranno esposte la prima versione del 1881, la più bella del 1883 già ospitata al castello per “Ottocento in collezione”, un bozzetto e un quadro finito degli anni immediatamente precedenti al 1881 che aveva ispirato Nono a dipingere le varie versioni del Refugium peccatorum: una donna con un bambino seduta in una chiesa.

La nuova esposizione, che sarà visitabile fino al 13 marzo, è curata da Fernando Mazzocca, il più autorevole studioso di Hayez e della pittura del romanticismo che ha influenzato che ha influenzato tutta la generazione successiva.

Intanto la mostra sul Divisionismo rimane aperta fino al 2 giugno. Per info, orari e prenotazioni cliccare QUI.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Hayez e i pittori veneziani in mostra a Novara. A ottobre nuova vita alle stanze del castello

Hayez e i pittori veneziani in mostra a Novara. A ottobre nuova vita alle stanze del castello. «Una mostra che guarda al futuro, che abbiamo nel cassetto da molto tempo. Durante la stagione 2020-2021 avemmo voluto portare a Novara un’altra esposizione, ma la pandemia ce lo ha impedito. Quest’anno ricorrono i 1600 anni della fondazione di Venezia e così non potevamo più rimandare questa collettiva dedicata a un anniversario tanto importante». Paolo Tacchini, presidente di Mets Percorsi d’arte, associazione che ha promosso la mostra “Ottocento in collezione” e le due versioni di “Divisionismo, la rivoluzione e della luce”, racconta la nuova mostra intitolata “Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale” che sarà allestita nelle stanze del castello di Novara a partire dal prossimo 30 ottobre.

«Una settantina di quadri – prosegue – che partono proprio dall’opera di Hayez in un percorso espositivo tra i più grandi maestri che hanno operato nella città lagunare nel corso dei primi decenni dell’Ottocento influenzando significativamente con il loro lavoro lo svolgersi della pittura veneziana nella seconda metà del secolo, vera protagonista della rassegna».
L’esposizione, che si snoda come le altre nelle otto sale, ospiterà, nella prima, opere di Ludovico Lipparini, Michelangelo Grigoletti, Marino Pompeo Molmenti Antonio Zona e naturalmente Francesco Hayez.

La seconda sala sarà dedicata a quegli autori, veneziani e non, che più di altri hanno contribuito via via alla trasformazione del genere della veduta in quello del paesaggio: tra questi Giuseppe Canella, Ippolito Caffi, Federico Moja e Domenico Bresolin, quest’ultimo tra i primissimi a interessarsi anche di fotografia e già nel 1854 indicato tra i soci dell’Accademia come “pittore paesista e fotografo”. Titolare dal 1864 della cattedra di Paesaggio, Bresolin fu il primo a condurre i giovani allievi a dipingere all’aperto, in laguna come nell’entroterra, affinché potessero studiare gli effetti di luce e confrontarsi sulla resa del vero in un ambiente nuovo e stimolante, diverso da quello cui erano abituati, per di più, codificato dai grandi vedutisti del passato. Tra loro si ricordano Guglielmo Ciardi, Giacomo Favretto, Luigi Nono, Alessandro Milesi e Ettore Tito, autori sull’opera dei quali sarà incentrata la struttura portante della mostra.

La terza sala sarà interamente dedicata a uno dei più valenti e amati paesaggisti veneti, Guglielmo Ciardi, del quale saranno proposte una decina di opere che, come in una sorta di piccola esposizione monografica, partendo dagli anni sessanta documenteranno l’evoluzione della sua pittura fino ai primi anni novanta.

Le sale successive, la quarta, la quinta e la sesta, saranno dedicate alla “pittura del vero” e avranno come tema la vita quotidiana, proposta e ordinata in tre sezioni tematiche: una prima dedicata agli affetti e alla famiglia, una seconda al mondo del lavoro e una terza agli idilli amorosi, un soggetto a metà strada tra il genere e il vero molto amato e frequentato dai pittori del secondo Ottocento.

L’ottava e ultima sala della mostra sarà invece dedicata alle opere condotte dai medesimi artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, tele di ampio respiro che rifletteranno il rinnovamento e il cambiamento di gusto indotti nella pittura veneziana dal confronto diretto con la cultura figurativa dei numerosi pittori stranieri che partecipavano alle nostre Biennali Internazionali d’Arte.

Fiore all’occhiello della mostra, sarà la settimana sala, interamente dedicata alle versioni del Refugium peccatorum di Luigi Nono. Saranno esposte la prima versione del 1881, la più bella del 1883 già ospitata al castello per “Ottocento in collezione”, un bozzetto e un quadro finito degli anni immediatamente precedenti al 1881 che aveva ispirato Nono a dipingere le varie versioni del Refugium peccatorum: una donna con un bambino seduta in una chiesa.

La nuova esposizione, che sarà visitabile fino al 13 marzo, è curata da Fernando Mazzocca, il più autorevole studioso di Hayez e della pittura del romanticismo che ha influenzato che ha influenzato tutta la generazione successiva.

Intanto la mostra sul Divisionismo rimane aperta fino al 2 giugno. Per info, orari e prenotazioni cliccare QUI.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore