Il 9 agosto 1954 il ministero dei Lavori Pubblici autorizza l’inizio dei lavori affidandoli all’Istituto Autonomo per le Case Popolari e qualche mese più tardi, il 3 ottobre, si svolge la cerimonia di posa della prima pietra alla presenza dell’allora sottosegretario Oscar Luigi Scalfaro. Quello che sta per sorgere è il Villaggio Dalmazia, il nuovo quartiere di Novara pronto ad accogliere 1300 profughi giuliani e dalmati – circa 300 famiglie – che erano stati costretti ad abbandonare le loro case dopo essere stati accolti in una situazione di emergenza alla caserma Perrone.
Tanta di quella storia se ne è andata con chi ormai non c’è più, ma nella comunità il ricordo è rimasto vivo indelebile tanto che quest’anno il Villaggio Dalmazia festeggia i 70 anni dalla sua costruzione e lo farà con una serie di eventi che culmineranno nel mese di settembre. Le celebrazioni hanno, infatti, inizio già questa settimana con la commemorazione del Giorno del ricordo con una serie di appuntamenti patrocinati dalla Provincia e organizzate in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza Piero Fornara e l’associazione Venezia Giulia e Dalmazia di Novara, che raccoglie i discendenti degli esuli.
Il giorno della ricorrenza, sabato 10 febbraio, alle 11 per la messa nella chiesa della Sacra Famiglia poi il corteo si sposterà a mezzogiorno nella piazza Vittime delle foibe per la commemorazione dei defunti. Nel pomeriggio, alle 16, a Villa Marazza a Borgomanero conferenza del vice presidente dell’Istituto storico della Resistenza Piero Fornara, Antonio Leone, sul tema “Il caso di Novara: dalla caserma Perrone al Villaggio Dalmazia”.
Anche il Teatro Coccia partecipa alle celebrazioni e lo fa con lo spettacolo “Esodo” del cantautore Simone Cristicchi in cartellone questa sera, 6 febbraio, alle 21: la storia è quella di una complessa vicenda del nostro Novecento mai abbastanza conosciuta, e se possibile resa ancora più straziante dal fatto che la sua memoria è stata affidata non a un imponente monumento ma a tante, piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità. Nel porto vecchio di Trieste, il Magazzino n.18 conserva sedie, armadi, materassi, letti e stoviglie, fotografie, giocattoli, ogni bene comune nello scorrere di tante vite interrotte dalla storia, e dall’Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 l’Italia perse vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e circa 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione dolorosa e complessa – di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane.
Per info e prenotazioni cliccare QUI. Domani mattina, 7 febbraio, è in programma una replica riservata agli studenti delle scuole.
Prosegue intanto fino al 18 febbraio la mostra “Conoscere per ricordare” allestita al Castello visconteo-sforzesco di Novara. «L’ingresso è libero per tutti: in particolare – spiega il consigliere provinciale all’Istruzione, Andrea Crivelli –. L’esposizione sarà aperta per le scuole nei giorni 7-8-9 e 14-15-16 febbraio. I gruppi di studenti saranno accolti dai volontari dell’associazione e da personale dell’Istituto storico: qui saranno esposti venti pannelli di formato per ripercorrere le vicende del confine orientale del nostro Paese attraverso i passaggi cruciali della storia, soffermandosi in maniera maggiore nel periodo del Novecento. Sarà possibile, tra l’altro, per assistere alla proiezione di firmati e testimonianze. Gli organizzatori si sono, tra l’altro, resi disponibili per organizzare incontri nelle scuole per approfondire il periodo storico nel quale si collocano le vicende del confine orientale e dell’esodo nel territorio del Novarese».