I ricordi novaresi di Patruno: «Quando accompagnai Volonté sul set allestito alla Falconi»

Il popolare musicista, 88 anni splendidamente portati, ha aperto il suo show al Broletto domenica sera raccontando un episodio legato alla nostra città. Poi lo spettacolo, con I Barlafus e la sua Jazz Band

Ottantotto primavere e non sentirle affatto. Perché, come ci ha confidato lui stesso prima di salire sul palco, «salute a parte, fino a quando continuerò a divertirsi vado avanti. E a suonare mi diverto ancora tanto». Così Lino Patruno, uno dei massimi esponenti italiani della musica jazz e della canzone popolare («Quella che a Milano si proponeva nelle osterie») ha conquistato nella serata di ieri – domenica 20 agosto – il pubblico novarese accorso come sempre numeroso (a dispetto dell’afa) nel cortile del Broletto per ascoltarlo, ospite di riguardo della rassegna “Let’s dance” proposta quest’anno dall’Estate Novarese.


Nato a Crotone nel 1935, Patruno si è trasferito giovanissimo a Milano, dove ha iniziato una carriera che il prossimo anno taglierà il traguardo dei 70 anni. Novara lo ha voluto festeggiare in anticipo con una targa consegnatagli dal sindaco Alessandro Canelli e lui, prima di esibirsi con la sua formazione – la Lino Patruno Jazz Band – che fedelmente lo accompgna ormai da qualche decennio, si è concesso alcuni siparietti… locali. Inizialmente, insieme alla formazione novarese de I Barlafus (nella foto), ha proposto un omaggio allo storico quartetto de I Gufi – formazione di musica e cabaret che lo ha visto protagonista insieme a Roberto Brivio, Nanni Svampa (fra il pubblico era presente la moglie) e Gianni Magni – con una serie di canzoni tra le quali non potevano mancare “Il gallo è morto” e “Porta Romana”. Ma prima ancora ha voluto raccontare un aneddoto sconosciuto ai più: «Nel 1970 vivevo a Milano e venni chiamato da Gian Maria Volonté. Voleva che lo accompagnassi a Novara dove Elio Petri stava allestendo alla “Falconi” il set per girare “La classe operaia va in Paradiso”. Detto e fatto. Arrivammo qui con la mia auto».


Tutto era praticamente pronto, ma doveva essere ancora sciolta la riserva su chi dovesse interpretare la moglie del protagonista, il cottimista Lulù Massa: «Fui io, una volta arrivati qui a Novara, a suggerire al regista il nome di Mariangela Melato, che venne poi subito scritturata». Primi, convinti applausi di una serata che ha divertito tanti. Cominciando da Patruno e dai suoi bravi musicisti.

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I ricordi novaresi di Patruno: «Quando accompagnai Volonté sul set allestito alla Falconi»

Il popolare musicista, 88 anni splendidamente portati, ha aperto il suo show al Broletto domenica sera raccontando un episodio legato alla nostra città. Poi lo spettacolo, con I Barlafus e la sua Jazz Band

Ottantotto primavere e non sentirle affatto. Perché, come ci ha confidato lui stesso prima di salire sul palco, «salute a parte, fino a quando continuerò a divertirsi vado avanti. E a suonare mi diverto ancora tanto». Così Lino Patruno, uno dei massimi esponenti italiani della musica jazz e della canzone popolare («Quella che a Milano si proponeva nelle osterie») ha conquistato nella serata di ieri – domenica 20 agosto – il pubblico novarese accorso come sempre numeroso (a dispetto dell’afa) nel cortile del Broletto per ascoltarlo, ospite di riguardo della rassegna “Let’s dance” proposta quest’anno dall’Estate Novarese.


Nato a Crotone nel 1935, Patruno si è trasferito giovanissimo a Milano, dove ha iniziato una carriera che il prossimo anno taglierà il traguardo dei 70 anni. Novara lo ha voluto festeggiare in anticipo con una targa consegnatagli dal sindaco Alessandro Canelli e lui, prima di esibirsi con la sua formazione – la Lino Patruno Jazz Band – che fedelmente lo accompgna ormai da qualche decennio, si è concesso alcuni siparietti… locali. Inizialmente, insieme alla formazione novarese de I Barlafus (nella foto), ha proposto un omaggio allo storico quartetto de I Gufi – formazione di musica e cabaret che lo ha visto protagonista insieme a Roberto Brivio, Nanni Svampa (fra il pubblico era presente la moglie) e Gianni Magni – con una serie di canzoni tra le quali non potevano mancare “Il gallo è morto” e “Porta Romana”. Ma prima ancora ha voluto raccontare un aneddoto sconosciuto ai più: «Nel 1970 vivevo a Milano e venni chiamato da Gian Maria Volonté. Voleva che lo accompagnassi a Novara dove Elio Petri stava allestendo alla “Falconi” il set per girare “La classe operaia va in Paradiso”. Detto e fatto. Arrivammo qui con la mia auto».


Tutto era praticamente pronto, ma doveva essere ancora sciolta la riserva su chi dovesse interpretare la moglie del protagonista, il cottimista Lulù Massa: «Fui io, una volta arrivati qui a Novara, a suggerire al regista il nome di Mariangela Melato, che venne poi subito scritturata». Primi, convinti applausi di una serata che ha divertito tanti. Cominciando da Patruno e dai suoi bravi musicisti.

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