In un libro la storia di Árpád Weisz

Fra le iniziative legate al Giorno della Memoria c’è anche il nuovo libro dedicato alla figura di Árpád Weisz, il tecnico calcistico ungherese di origine ebraica internato ad Auschwitz. Autore è il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza, Giovanni Cerutti, che nell’occasione ha unito una scrupolosa ricerca storica alla sua passione per il mondo del calcio.

“L’allenatore ad Auschwitz”, questo il titolo della pubblicazione edito da Interlinea, è stata presentata dal direttore della casa editrice novarese Roberto Cicala: «In un momento particolarmente significativo – ha spiegato – cerchiamo di essere presenti con questo argomento. Partendo da Novara, perché della squadra della nostra città Weisz fu allenatore seppure per pochi mesi e perché figure come queste non debbano essere tramandate per il sentito dire. La nostra idea è quella di un’editoria di testimonianza anche quando trattiamo la narrativa. Il tema dell’Olocausto è stato affrontato da noi e anche nei prossimi anni lavoreremo per cercare di recuperare “frammenti di memoria” e riproporli in maniera originale».

 

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L’iniziativa di Interlinea coinvolge anche la stessa Lega Calcio di Serie A, che nel prossimo weekend donerà a tutti gli allenatori del massimo campionato una copia del libro, con una particolare iniziativa che riguarderà il Novara, ma soprattutto l’Inter e il Bologna, squadre dove Waisz diede il suo contributo alla conquista dello Scudetto. Ma si tratta di uno dei primi appuntamenti legati al calcio, che vedrà Interlinea impegnata nel corso di tutto il 2020 a contribuire nella celebrazione dei 90 dall’istituzione del girone unico di serie A.

«Al li là del legame novarese – ha detto invece Cerutti – si tratta di una storia che deve essere conosciuta. Da parte mia ho cercato di mettere più a fuoco la figura di questo allenatore nel contesto della storia del calcio italiano, insieme alle vicende legate all’emanazione delle leggi razziali, che colpiscono doppiamente Weisz, essendo ebreo e straniero: un’autentica aberrazione dal punto di vista del diritto internazionale».

Vale la pena ricordare che nel corso della stagione 1938-39, con l’Italia fresca vincitrice del secondo titolo mondiale consecutivo, furono ben tre i tecnici di origine ebraica “allontanati”: oltre a Weisz, anche Erbstein e Konrad. Il protagonista di questa storia troverà la morte insieme alla sua famiglia ad Auschwitz nel gennaio del 1944; gli altri due riusciranno a salvarsi, anche se Erbstein, direttore tecnico del “Grande” Torino, troverà poi la morte insieme a tutta la squadra nella sciagura di Superga.

Una storia, quella di Weisz, che merita di essere approfondita, dal punto di vista sportivo perché fu il precursore di un certo tipo di gioco negli anni 30 del secolo scorso, ma soprattutto da quello umano. Perché, come ha scritto ancora Cerutti «ogni singola storia che emerge dalla vicenda dello sterminio è irredenta e irredimibile. Non ci sono significati umani che le possano riscattare».

Il libro sarà presentato giovedì 30 gennaio alle 18 alla Biblioteca Negroni di Novara.

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Luca Mattioli

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In un libro la storia di Árpád Weisz

Fra le iniziative legate al Giorno della Memoria c’è anche il nuovo libro dedicato alla figura di Árpád Weisz, il tecnico calcistico ungherese di origine ebraica internato ad Auschwitz. Autore è il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza, Giovanni Cerutti, che nell’occasione ha unito una scrupolosa ricerca storica alla sua passione per il mondo del calcio.

“L’allenatore ad Auschwitz”, questo il titolo della pubblicazione edito da Interlinea, è stata presentata dal direttore della casa editrice novarese Roberto Cicala: «In un momento particolarmente significativo – ha spiegato – cerchiamo di essere presenti con questo argomento. Partendo da Novara, perché della squadra della nostra città Weisz fu allenatore seppure per pochi mesi e perché figure come queste non debbano essere tramandate per il sentito dire. La nostra idea è quella di un’editoria di testimonianza anche quando trattiamo la narrativa. Il tema dell’Olocausto è stato affrontato da noi e anche nei prossimi anni lavoreremo per cercare di recuperare “frammenti di memoria” e riproporli in maniera originale».

 

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L’iniziativa di Interlinea coinvolge anche la stessa Lega Calcio di Serie A, che nel prossimo weekend donerà a tutti gli allenatori del massimo campionato una copia del libro, con una particolare iniziativa che riguarderà il Novara, ma soprattutto l’Inter e il Bologna, squadre dove Waisz diede il suo contributo alla conquista dello Scudetto. Ma si tratta di uno dei primi appuntamenti legati al calcio, che vedrà Interlinea impegnata nel corso di tutto il 2020 a contribuire nella celebrazione dei 90 dall’istituzione del girone unico di serie A.

«Al li là del legame novarese – ha detto invece Cerutti – si tratta di una storia che deve essere conosciuta. Da parte mia ho cercato di mettere più a fuoco la figura di questo allenatore nel contesto della storia del calcio italiano, insieme alle vicende legate all’emanazione delle leggi razziali, che colpiscono doppiamente Weisz, essendo ebreo e straniero: un’autentica aberrazione dal punto di vista del diritto internazionale».

Vale la pena ricordare che nel corso della stagione 1938-39, con l’Italia fresca vincitrice del secondo titolo mondiale consecutivo, furono ben tre i tecnici di origine ebraica “allontanati”: oltre a Weisz, anche Erbstein e Konrad. Il protagonista di questa storia troverà la morte insieme alla sua famiglia ad Auschwitz nel gennaio del 1944; gli altri due riusciranno a salvarsi, anche se Erbstein, direttore tecnico del “Grande” Torino, troverà poi la morte insieme a tutta la squadra nella sciagura di Superga.

Una storia, quella di Weisz, che merita di essere approfondita, dal punto di vista sportivo perché fu il precursore di un certo tipo di gioco negli anni 30 del secolo scorso, ma soprattutto da quello umano. Perché, come ha scritto ancora Cerutti «ogni singola storia che emerge dalla vicenda dello sterminio è irredenta e irredimibile. Non ci sono significati umani che le possano riscattare».

Il libro sarà presentato giovedì 30 gennaio alle 18 alla Biblioteca Negroni di Novara.

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