In un libro la storia di Cantelli e del premio che porta il suo nome

Presentato in anteprima giovedì al Coccia il volume del giornalista Mario Giarda ed edito da De Piante che ripercorre la vita del direttore d'orchestra novarese e la storia della manifestazione tornata due anni fa. L'autore: «L'Alfa e l'Omega di questo personaggio sono qui»

Mario Giarda, prestigiosa firma del giornalismo novarese oggi a riposo (ma non per questo inattivo), è senza dubbio il maggiore conoscitore di Guido Cantelli, il direttore d’orchestra nato all’ombra della Cupola nel 1920 la cui vita e promettentissima carriera furono improvvisamente stroncate nella sciagura aerea di Orly nel novembre del 1956, pochi giorni dopo essere stato nominato direttore stabile dell’orchestra de La Scala di Milano.


A lui la sua città dedicò fin da subito un premio (la cui prima edizione si tenne nel 1961), riservato a giovani maestri e che aprì le porte del successo a tanti (ricordiamo, uno su tutti, Riccardo Muti, vincitore nel 1967), che si interruppe però nel 1980, per poi tornare due anni fa, in piena pandemia, ma nel centenario della nascita dello sfortunato musicista. Un’edizione storica, quella del 2020, che ha fatto registrare un grande successo e, per la prima volta, l’affermazione di una donna, la neozelandese di origine cinese Tianyi Lu. Un’edizione che aveva tanti motivi per essere ricordata. Così Corinne Baroni, direttrice del Teatro Coccia ma anche del Premio, ha pensato di coinvolgere Mario Giarda per dare vita a questo progetto. Un desiderio diventato realtà e il libro – intitolato “Dal Teatro Coccia al mondo. Storia e storie del Premio Cantelli (1961 – 2020)” – presentato in anteprima giovedì 14 luglio nel foyer del teatro novarese. Una “chicca” per pochi, essendo un’edizione a tiratura limitata e numerata. In autunno, con la prossima edizione del premio, sarà messo in vendita al pubblico.


Introdotti da Serena Galasso del Coccia, chiamata a sostituire una Corinne Baroni stoppata anche lei all’ultimo momento dal virus, hanno preso la parola lo stesso autore e l’editore, Cristina De Piante. Giarda, dopo i ringraziamenti di rito, ha voluto subito ricordare il legame unico esistente fra Guido Cantelli e il Teatro Coccia: «In questo teatro tenne il suo primo concerto nel 1943 e anche l’ultimo. Questi ambienti sono l’Alfa e l’Omega del personaggio. E ogni volta che vedo quel busto – ha aggiunto indicando il famoso altorilievo di Cantelli collocato su una delle pareti del locale – penso che sia il simbolo di un legame profondo che esiste fra la città, il suo teatro, il suo direttore».


Il volume è strutturato in parti: dalla storia del premio per soffermasi in maniera più ampia sull’edizione del 2020, sino al Cantelli raccontato dalle persone che ebbero modo di conoscerlo da vicino. Un progetto in tutto per tutto di qualità, che ha ricevuto il sostegno della Camera di commercio Monte Rosa Laghi Alto Piemonte. Una pubblicazione che meritava una cura, illustrata dall’editore Cristina De Piante, nei minimi particolari anche nella scelta dei materiali e nella stampa. Il risultato è quello di una preziosa testimonianza concreta e di una collaborazione che potrà essere forse ripetuta in futuro.

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In un libro la storia di Cantelli e del premio che porta il suo nome

Presentato in anteprima giovedì al Coccia il volume del giornalista Mario Giarda ed edito da De Piante che ripercorre la vita del direttore d’orchestra novarese e la storia della manifestazione tornata due anni fa. L’autore: «L’Alfa e l’Omega di questo personaggio sono qui»

Mario Giarda, prestigiosa firma del giornalismo novarese oggi a riposo (ma non per questo inattivo), è senza dubbio il maggiore conoscitore di Guido Cantelli, il direttore d’orchestra nato all’ombra della Cupola nel 1920 la cui vita e promettentissima carriera furono improvvisamente stroncate nella sciagura aerea di Orly nel novembre del 1956, pochi giorni dopo essere stato nominato direttore stabile dell’orchestra de La Scala di Milano.


A lui la sua città dedicò fin da subito un premio (la cui prima edizione si tenne nel 1961), riservato a giovani maestri e che aprì le porte del successo a tanti (ricordiamo, uno su tutti, Riccardo Muti, vincitore nel 1967), che si interruppe però nel 1980, per poi tornare due anni fa, in piena pandemia, ma nel centenario della nascita dello sfortunato musicista. Un’edizione storica, quella del 2020, che ha fatto registrare un grande successo e, per la prima volta, l’affermazione di una donna, la neozelandese di origine cinese Tianyi Lu. Un’edizione che aveva tanti motivi per essere ricordata. Così Corinne Baroni, direttrice del Teatro Coccia ma anche del Premio, ha pensato di coinvolgere Mario Giarda per dare vita a questo progetto. Un desiderio diventato realtà e il libro – intitolato “Dal Teatro Coccia al mondo. Storia e storie del Premio Cantelli (1961 – 2020)” – presentato in anteprima giovedì 14 luglio nel foyer del teatro novarese. Una “chicca” per pochi, essendo un’edizione a tiratura limitata e numerata. In autunno, con la prossima edizione del premio, sarà messo in vendita al pubblico.


Introdotti da Serena Galasso del Coccia, chiamata a sostituire una Corinne Baroni stoppata anche lei all’ultimo momento dal virus, hanno preso la parola lo stesso autore e l’editore, Cristina De Piante. Giarda, dopo i ringraziamenti di rito, ha voluto subito ricordare il legame unico esistente fra Guido Cantelli e il Teatro Coccia: «In questo teatro tenne il suo primo concerto nel 1943 e anche l’ultimo. Questi ambienti sono l’Alfa e l’Omega del personaggio. E ogni volta che vedo quel busto – ha aggiunto indicando il famoso altorilievo di Cantelli collocato su una delle pareti del locale – penso che sia il simbolo di un legame profondo che esiste fra la città, il suo teatro, il suo direttore».


Il volume è strutturato in parti: dalla storia del premio per soffermasi in maniera più ampia sull’edizione del 2020, sino al Cantelli raccontato dalle persone che ebbero modo di conoscerlo da vicino. Un progetto in tutto per tutto di qualità, che ha ricevuto il sostegno della Camera di commercio Monte Rosa Laghi Alto Piemonte. Una pubblicazione che meritava una cura, illustrata dall’editore Cristina De Piante, nei minimi particolari anche nella scelta dei materiali e nella stampa. Il risultato è quello di una preziosa testimonianza concreta e di una collaborazione che potrà essere forse ripetuta in futuro.

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