Installazione di “Palloni gonfiati” in piazza Garibaldi: quando l’arte divide

Dopo le chiocciole di Cracking Art e i fiori giganti di Corrado Bonomi, dal 24 gennaio le opere di Gianni Cella saranno posizionate nei giardini di fronte alla stazione ferroviaria

Piazza Garibaldi torna protagonista di un’altra mostra all’aperto. Dopo le chiocciole di Cracking Art e i fiori giganti di Corrado Bonomi, da domani, 24 gennaio, arrivano i “Palloni gonfiati”, sei enormi sculture di Gianni Cella. Si tratta della terza edizione di un’iniziativa che, pur volendo avvicinare l’arte alla cittadinanza, sembra non riuscire a convincere appieno.

Le installazioni finora esposte, posizionate in uno dei luoghi più frequentati ma anche discussi di Novara, non brillano per qualità né per impatto estetico: questo non è un giudizio tecnico, ma il riflesso di una percezione diffusa tra i cittadini, che non nascondono un certo scetticismo nei confronti delle opere posizionate vicino alla fontana con la mondina.

La scelta di piazza Garibaldi, già al centro di numerosi dibattiti sulla sicurezza e sul decoro urbano, pone ulteriori interrogativi. Comprensibilmente, in un contesto così vulnerabile, è impensabile ospitare opere di particolare pregio o valore artistico elevato. Tuttavia, ci si chiede se non sia possibile puntare su installazioni che sappiano almeno coinvolgere o stimolare un dialogo culturale più ampio.

Le prime due edizioni non hanno brillato per successo di critica e pubblico, ma hanno comunque avuto un merito: nessun atto vandalico ha colpito le opere, segno di un rispetto mantenuto per l’iniziativa. Resta però il dubbio su quanto questa terza mostra possa rappresentare un reale valore aggiunto per la città.

«Come avevamo annunciato, proseguiamo sul percorso di valorizzazione dei giardini della stazione che di fatto sono uno degli ingressi della nostra città – afferma l’assessore alla Cultura Luca Piantanida –. Ancora una volta sarà protagonista l’arte contemporanea con le sculture di Gianni Cella che con un gioco di parole e un po’ di provocazione verranno posizionate nell’area in questione. L’obiettivo, come sempre, è quello di dare la possibilità alle migliaia di persone che gravitano ogni giorno in questa zona per motivi di lavoro, di studio o altro, di entrare in città attraverso un’esposizione che catturi l’attenzione».

L’iniziativa, come la precedente, è sostenuta dall’associazione culturale Solart. «Siamo estremamente felici di vedere prendere forma un progetto come questo, che trasforma piazza Garibaldi in uno spazio di dialogo tra arte e comunità. Portare un artista del calibro di Gianni Cella a Novara è un grande motivo di orgoglio. Le sei sculture di Cella non sono solo un’installazione, ma un’occasione per stimolare il pensiero critico e l’immaginazione di chi le osserva, riflettendo sulla vacuità dei giochi di potere».

Anche questa volta, il rischio è quello di offrire un’esperienza artistica che non stimola né emoziona, sollevando il legittimo quesito: questa è davvero l’arte che vogliamo vivere nella nostra città?

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Installazione di “Palloni gonfiati” in piazza Garibaldi: quando l’arte divide

Dopo le chiocciole di Cracking Art e i fiori giganti di Corrado Bonomi, dal 24 gennaio le opere di Gianni Cella saranno posizionate nei giardini di fronte alla stazione ferroviaria

Piazza Garibaldi torna protagonista di un’altra mostra all’aperto. Dopo le chiocciole di Cracking Art e i fiori giganti di Corrado Bonomi, da domani, 24 gennaio, arrivano i “Palloni gonfiati”, sei enormi sculture di Gianni Cella. Si tratta della terza edizione di un’iniziativa che, pur volendo avvicinare l’arte alla cittadinanza, sembra non riuscire a convincere appieno.

Le installazioni finora esposte, posizionate in uno dei luoghi più frequentati ma anche discussi di Novara, non brillano per qualità né per impatto estetico: questo non è un giudizio tecnico, ma il riflesso di una percezione diffusa tra i cittadini, che non nascondono un certo scetticismo nei confronti delle opere posizionate vicino alla fontana con la mondina.

La scelta di piazza Garibaldi, già al centro di numerosi dibattiti sulla sicurezza e sul decoro urbano, pone ulteriori interrogativi. Comprensibilmente, in un contesto così vulnerabile, è impensabile ospitare opere di particolare pregio o valore artistico elevato. Tuttavia, ci si chiede se non sia possibile puntare su installazioni che sappiano almeno coinvolgere o stimolare un dialogo culturale più ampio.

Le prime due edizioni non hanno brillato per successo di critica e pubblico, ma hanno comunque avuto un merito: nessun atto vandalico ha colpito le opere, segno di un rispetto mantenuto per l’iniziativa. Resta però il dubbio su quanto questa terza mostra possa rappresentare un reale valore aggiunto per la città.

«Come avevamo annunciato, proseguiamo sul percorso di valorizzazione dei giardini della stazione che di fatto sono uno degli ingressi della nostra città – afferma l’assessore alla Cultura Luca Piantanida –. Ancora una volta sarà protagonista l’arte contemporanea con le sculture di Gianni Cella che con un gioco di parole e un po’ di provocazione verranno posizionate nell’area in questione. L’obiettivo, come sempre, è quello di dare la possibilità alle migliaia di persone che gravitano ogni giorno in questa zona per motivi di lavoro, di studio o altro, di entrare in città attraverso un’esposizione che catturi l’attenzione».

L’iniziativa, come la precedente, è sostenuta dall’associazione culturale Solart. «Siamo estremamente felici di vedere prendere forma un progetto come questo, che trasforma piazza Garibaldi in uno spazio di dialogo tra arte e comunità. Portare un artista del calibro di Gianni Cella a Novara è un grande motivo di orgoglio. Le sei sculture di Cella non sono solo un’installazione, ma un’occasione per stimolare il pensiero critico e l’immaginazione di chi le osserva, riflettendo sulla vacuità dei giochi di potere».

Anche questa volta, il rischio è quello di offrire un’esperienza artistica che non stimola né emoziona, sollevando il legittimo quesito: questa è davvero l’arte che vogliamo vivere nella nostra città?

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