La ricerca fra arte e scienza di Vittorio Valente

Inaugurata al Castello ieri, venerdì 8 dicembre, la personale antologica dell'artista di origine genovese che all'inizio degli anni Novanta fu tra i fondatori della “Cracking Art”

Quasi quattro decenni di attività che hanno in qualche modo scisso e contaminato l’arte con la scienza. E’ la mostra antologica (1987 – 2023 il periodo coperto) dedicata all’artista di origine genovese, ma da tempo operante nell’Astigiano, Vittorio Valente, inaugurata ieri pomeriggio, venerdì 8 dicembre, negli spazi del Castello di Novara.


«Ho letto da qualche parte che in occasione delle festività natalizie accadono cose magiche – ha detto Veronica Armani, direttrice artistica di Spazio Vivace, curatrice dell’allestimento insieme a Elena Foti ed Elisa Pigino – Noi abbiamo cercato di portare qualcosa di magico proponendo una parte della produzione di Vittorio Valente che ripercorre la sua straordinaria produzione in un periodo dalla metà degli anni ’80 sino a oggi».


Diversi i “pezzi” esposti, che ripropongono una lunga ricerca effettuata dall’artista. In realtà l’attività artistica di Valente è iniziata proprio nel 1985, pensando – come dice lui stesso – a «un nuovo modo di costruire l’opera, utilizzando materiali diversi come il silicone». Perché proprio il silicone? Per essere stato individuato come una sorta di “nuova pelle”, dove l’artista è riuscito a creare una vera e propria pelle artificiale che ricopre e che diventa la protagonista principale di tutti i lavori.


Una ricerca iniziata all’epoca in cui Valente lavorava come ricercatore – questa è stata infatti la sua principale attività dal 1974 sino a qualche anno fa – all’Istituto “Gaslini” del capoluogo ligure. Da qui ha iniziato a muovere i primi passi, affrontando il suo percorso artistico attraverso l’inserimento di quello che veniva osservato al microscopio: «Mi interessava parlare dell’uomo nella sua parte più piccola, nascosta». Un lungo percorso che può essere suddiviso in diversi periodi, dai guerrieri silenziosi (in realtà dei virus nascosti) agli scheletri, dalle sedie – definite «contenitori di corpi» – a una serie di altorilievi. Tutte opere particolarmente tattili, sfociate ultimamente nella realizzazione di corpi più completi, sia umani che animali.


Piccola curiosità. Valente nel 1993 è stato tra i fondatori della “Cracking Art”, movimento impegnato sul tema della rigenerazione della plastica e che ha tra l’altro ideato e realizzato le chiocciole giganti oggi esposte nei giardini di piazza Garibaldi a Novara. Gruppo poi lasciato solo due anni dopo perché «ero più portato a proseguire un percorso individuale». Da qui la realizzazione dei “suoi” animali presentati in questo allestimento. La mostra dedicata a Vittorio Valente sarà visitabile sino al 20 dicembre, dal martedì alla doenica, nei consueti orari di apertura del Castello. L’ingresso è libero.

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La ricerca fra arte e scienza di Vittorio Valente

Inaugurata al Castello ieri, venerdì 8 dicembre, la personale antologica dell’artista di origine genovese che all’inizio degli anni Novanta fu tra i fondatori della “Cracking Art”

Quasi quattro decenni di attività che hanno in qualche modo scisso e contaminato l’arte con la scienza. E’ la mostra antologica (1987 – 2023 il periodo coperto) dedicata all’artista di origine genovese, ma da tempo operante nell’Astigiano, Vittorio Valente, inaugurata ieri pomeriggio, venerdì 8 dicembre, negli spazi del Castello di Novara.


«Ho letto da qualche parte che in occasione delle festività natalizie accadono cose magiche – ha detto Veronica Armani, direttrice artistica di Spazio Vivace, curatrice dell’allestimento insieme a Elena Foti ed Elisa Pigino – Noi abbiamo cercato di portare qualcosa di magico proponendo una parte della produzione di Vittorio Valente che ripercorre la sua straordinaria produzione in un periodo dalla metà degli anni ’80 sino a oggi».


Diversi i “pezzi” esposti, che ripropongono una lunga ricerca effettuata dall’artista. In realtà l’attività artistica di Valente è iniziata proprio nel 1985, pensando – come dice lui stesso – a «un nuovo modo di costruire l’opera, utilizzando materiali diversi come il silicone». Perché proprio il silicone? Per essere stato individuato come una sorta di “nuova pelle”, dove l’artista è riuscito a creare una vera e propria pelle artificiale che ricopre e che diventa la protagonista principale di tutti i lavori.


Una ricerca iniziata all’epoca in cui Valente lavorava come ricercatore – questa è stata infatti la sua principale attività dal 1974 sino a qualche anno fa – all’Istituto “Gaslini” del capoluogo ligure. Da qui ha iniziato a muovere i primi passi, affrontando il suo percorso artistico attraverso l’inserimento di quello che veniva osservato al microscopio: «Mi interessava parlare dell’uomo nella sua parte più piccola, nascosta». Un lungo percorso che può essere suddiviso in diversi periodi, dai guerrieri silenziosi (in realtà dei virus nascosti) agli scheletri, dalle sedie – definite «contenitori di corpi» – a una serie di altorilievi. Tutte opere particolarmente tattili, sfociate ultimamente nella realizzazione di corpi più completi, sia umani che animali.


Piccola curiosità. Valente nel 1993 è stato tra i fondatori della “Cracking Art”, movimento impegnato sul tema della rigenerazione della plastica e che ha tra l’altro ideato e realizzato le chiocciole giganti oggi esposte nei giardini di piazza Garibaldi a Novara. Gruppo poi lasciato solo due anni dopo perché «ero più portato a proseguire un percorso individuale». Da qui la realizzazione dei “suoi” animali presentati in questo allestimento. La mostra dedicata a Vittorio Valente sarà visitabile sino al 20 dicembre, dal martedì alla doenica, nei consueti orari di apertura del Castello. L’ingresso è libero.

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