La vita di Don Giuseppe Rossi, il parroco martire 

Un libro pubblicato da padre Marco Canali e Andrea Gilardoni. Verrà proclamato martire il 26 maggio nel duomo di Novara

Padre Marco Canali, parroco di Santa Rita e delegato diocesano per la causa di beatificazione di don Rossi, e Andrea Gilardoni, responsabile dell’ufficio comunicazioni della diocesi, pubblicano, con le edizioni della Stampa Diocesana Novarese, la biografia ufficiale “Don Giuseppe Rossi: Icona di un Parroco martire” con la prefazione del Vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla.

Il prete, originario di Varallo Pombia, massacrato dai fascisti a Castiglione Ossola dove era Parroco, la sua prima parrocchia, all’età di 33 anni verrà proclamato beato, per decisione del Papa, perché “martire ucciso in odio alla fede” il 26 maggio prossimo nella cattedrale di Novara. 

Un processo di beatificazione iniziato dal cardinale renato Corti, ma già mons. Del Monte avrebbe avuto questa intenzione, e seguito con attenzione dall’attuale Vescovo Brambilla , ma già per i suoi parrocchiani don Giuseppe che ha dato la vita per rimanere vicino ai suoi parrocchiani, condividendone fin in fondo i rischi e i disagi nonostante i tanti richiami a mettersi in salvo. 

Non è un martire politico, della Resistenza al fascismo repubblichino e ai nazisti occupanti : non si è mai interessato di politica, lo riconobbero gli stessi fascisti che prima lo avevano arrestato e rilasciato , non aveva però nemmeno mai cercato privilegi e, nonostante gli ottimi studi aveva accettato volentieri una piccola parrocchia povera di montagna e non l’aveva più lasciata nonostante la ferocia della guerra di montagna. 

Su di lui si sono accaniti quei fascisti di origine romagnola che in quel momento operavano in Ossola animati da un particolare estremo anticlericalismo e odio verso i preti e la Chiesa, che fu già del primo fascismo fino al Concordato e poi recuperato nella Rsi che non ebbe mai il riconoscimento del Vaticano.

E’ un’icona ci dicono i due autoridel “parroco con l’odore delle pecore”, il pastore buono che non desidera altro che la salvezza dei suoi fedeli, la salvezza della loro anima e quindi pronto a condividerne fino in fondo la vita. 

Un beato, il secondo della chiesa novarese, dopo Rosmini, nel nostro secolo, che da giovane gracile, minuto, riservato giovane prete ora è un gigante ed un esempio per i sacerdoti e i laici di vita cristiana vissuta fino alle estreme conseguenze.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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La vita di Don Giuseppe Rossi, il parroco martire 

Un libro pubblicato da padre Marco Canali e Andrea Gilardoni. Verrà proclamato martire il 26 maggio nel duomo di Novara

Padre Marco Canali, parroco di Santa Rita e delegato diocesano per la causa di beatificazione di don Rossi, e Andrea Gilardoni, responsabile dell'ufficio comunicazioni della diocesi, pubblicano, con le edizioni della Stampa Diocesana Novarese, la biografia ufficiale "Don Giuseppe Rossi: Icona di un Parroco martire” con la prefazione del Vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla.

Il prete, originario di Varallo Pombia, massacrato dai fascisti a Castiglione Ossola dove era Parroco, la sua prima parrocchia, all’età di 33 anni verrà proclamato beato, per decisione del Papa, perché "martire ucciso in odio alla fede" il 26 maggio prossimo nella cattedrale di Novara. 

Un processo di beatificazione iniziato dal cardinale renato Corti, ma già mons. Del Monte avrebbe avuto questa intenzione, e seguito con attenzione dall’attuale Vescovo Brambilla , ma già per i suoi parrocchiani don Giuseppe che ha dato la vita per rimanere vicino ai suoi parrocchiani, condividendone fin in fondo i rischi e i disagi nonostante i tanti richiami a mettersi in salvo. 

Non è un martire politico, della Resistenza al fascismo repubblichino e ai nazisti occupanti : non si è mai interessato di politica, lo riconobbero gli stessi fascisti che prima lo avevano arrestato e rilasciato , non aveva però nemmeno mai cercato privilegi e, nonostante gli ottimi studi aveva accettato volentieri una piccola parrocchia povera di montagna e non l’aveva più lasciata nonostante la ferocia della guerra di montagna. 

Su di lui si sono accaniti quei fascisti di origine romagnola che in quel momento operavano in Ossola animati da un particolare estremo anticlericalismo e odio verso i preti e la Chiesa, che fu già del primo fascismo fino al Concordato e poi recuperato nella Rsi che non ebbe mai il riconoscimento del Vaticano.

E’ un’icona ci dicono i due autoridel “parroco con l’odore delle pecore”, il pastore buono che non desidera altro che la salvezza dei suoi fedeli, la salvezza della loro anima e quindi pronto a condividerne fino in fondo la vita. 

Un beato, il secondo della chiesa novarese, dopo Rosmini, nel nostro secolo, che da giovane gracile, minuto, riservato giovane prete ora è un gigante ed un esempio per i sacerdoti e i laici di vita cristiana vissuta fino alle estreme conseguenze.

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