E’ sicuramente il vino più conosciuto e un po’ da tutti associato per antonomasia al Piemonte. Stiamo parlando del Barbera, anzi… “della” Barbera, tipologia ricavata dall’omonimo vitigno autoctono, meno antico di altri allevati fra i quali il nobile nebbiolo ma anche moscato e grignolino. Arrivato dopo ma costantemente diffusosi, verrebbe da aggiungere. Tanto da essere oggi considerato il più diffuso fra quelli a bacca rossa in tutto il Piemonte, principalmente fra Asti e Alessandria, ma anche nel vicino Oltrepo Pavese. Sì, perché la Barbera, Piemonte a parte, è entrata a far parte di altri vini che utilizzano questo vitigno come base. Esistono apprezzati Barbera, non necessariamente a denominazione di origine controllata, in Lombardia ed Emilia Romagna, ma anche in Liguria e fra le montagne della Valle d’Aosta.
Da consumare decisamente giovane nella sua versione senza invecchiamento, per la sua particolare robustezza la Barbera ha per tanto tempo rappresentato il classico “rosso da pasto” sulle tavole di tanti abitanti dell’Italia nord-occidentale, per poi diffondersi in altre regioni e non solo. Oggi viene sempre più apprezzato anche a livello internazionale.
Non abbiamo ancora parlato della sua gradazione. La Barbera in alcune di quelle annate considerate più favorevoli può raggiungere i 15° senza per questo essere ritenuto “forte”: la struttura stessa del vino contribuisce infatti a renderlo più equilibrato, rendendolo decisamente facile da bere.
Presente sul mercato con tre Docg – Nizza, Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato Superiore – e numerose Doc, dall’inizio del nuovo millennio sono state definite due sottozone che vogliono giungere a una particolare delimitazione qualitativa della Barbera d’Asti.